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Teatro

Stefano Di Michele
Se Francesco Guccini confessa di non ascoltare più musica, oltre a non scrivere più canzoni, il grandissimo Paolo Poli
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TEATRO. Se Francesco Guccini confessa di non ascoltare più musica, oltre a non scrivere più canzoni, il grandissimo Paolo Poli, alla sua bella età – ma ancora perfetto marinaretto come quelli che esibiva in scena: “è bello, senza un filo di pancia”, nota l’intervistatrice di Repubblica – annuncia che non calcherà più le scene. E dopo aver ricordato l’aristocratica omosessualità sua e di Pasolini, “si andava da soli sul rogo”, sfotte gli omosessuali, diciamo così, più moderni: “Oggi li vedi in branco. Anche a teatro. Schierati come le ninja, con il capo ninja e gli altri dietro”. Fenomenale metafora – e solo la sua autorevolezza lo salverà (forse, mica è sicuro) dall’accusa di omofobia. “Sì, preferisco il peccato”: perfetto. Non è uomo da matrimonio – “la famiglia va frequentata a piccole dosi” – il grande Poli. Meglio per lo stato di famiglia. Peccato, però, per il teatro. 
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