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Sciopero

Stefano Di Michele
A Roma funziona così: il giovedì gnocchi, il sabato una bella manifestazione in centro, e in mezzo, di venerdì, un classico
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SCIOPERO. A Roma funziona così: il giovedì gnocchi, il sabato una bella manifestazione in centro, e in mezzo, di venerdì, un classico che ormai se la batte direttamente con il cacio & pepe, il maritozzo con la panna e i posteggiatori abusivi: lo sciopero dei mezzi pubblici. Che già normalmente fanno abbastanza pena il resto della settimana, poi, al massimo della sopportazione, quando uno ha già quattro giorni di nervi tesi sulle palle, sindacati e sindacatini vari ci piazzano il blocco bocca a bocca col week ende. Ieri, come tanti altri venerdì, Roma aveva gente che smadonnava alle fermate degli autobus, metropolitane ferme dove capitava, insulti e bestemmie dappertutto. Timidi, (in)civilissimi, perciò benemeriti (daje!), segni di rivolta dei passeggeri – di solito mandrie sbattute ovunque il guizzo del sindacalismo virale crede di poterle abbandonare. A proposito, vista l’inciviltà degli scioperi a raffica: se almeno a Roma Renzi ci vuol provare, dopo l’articolo 18 può tra gli applausi generali abolire anche tutti gli altri 17. Garantito che gli danno una mano direttamente dai marciapiedi e dalle pensiline e pure dai tunnel della metro. La velocità della rottura di coglioni ha raggiunto e superato quella (non pervenuta) dalle rotaie. 
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