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Il sacro fuoco di Davide Nicola e la rivincita sulle élite appagate

Maurizio Crippa

“Ho studiato Mourinho, Ferguson, gran parte degli allenatori italiani”, ha detto. “Ma non sono modelli: chi insegue gli altri, non sarà mai primo”

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L’impressione atroce che la democrazia delle élite possa soccombere non è andata in onda a Ivrea, no: ma allo Scida di Crotone. Dove un povero Pioli frenato come un ministro Padoan è stato malmenato forte da uno che, a guardarlo, capelli lunghi e arruffato, ispirato ed esoterico (non solo nel senso di pitagorico) e pieno di appunti come neanche Mou ai tempi belli, sembrava quasi Casaleggio. Non Davide, ma il papà. Davide si chiama lui, però. Di cognome fa Nicola. Terz’ultimo in classifica, e mister tra i più svillaneggiati della serie A, e chissà perché. Forse perché nel paese delle élite appagate e panciafichiste tutti quelli che si presentano animati dal sacro fuoco, che riempivano quaderni di appunti rubando idee agli allenatori quando ancora giocavano – lui ne ha riempiti due solo con le frasi celebri di Franco Scoglio, il “Professore” buonanima, e questo spiega già quasi tutto – sono guardati con sospetto. “Se mi salvo andrò in bicicletta da Crotone a Torino”, dice adesso, il mister tutto grinta e calcio fluido (lui era un fluidificante) dopo aver strapazzato i bamboccioni di Pioli. E se lo farà davvero, lo guarderanno lo stesso dall’alto in basso. Perché puoi essere pitagorico fin che vuoi. Ma lui probabilmente se ne frega: “Ho studiato Mourinho, Ferguson, gran parte degli allenatori italiani”, ha detto. “Ma non sono modelli: chi insegue gli altri, non sarà mai primo”. Chapeau.

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