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Mazzone-Ventura, gemelli diversi

Maurizio Crippa

“Oggi il mio Brescia sarebbe da Champions”, dice Carletto. Sembra uno che la spara grossa e invece è molto probabile che abbia ragione lui. Il ct della Nazionale invece teme l'Albania

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In realtà hanno undici anni di differenza, che a quell’età, se proprio non sei Sean Connery, di solito si vedono. Eppure Giampiero Ventura e Carletto Mazzone sembrano gemelli diversi. Va da sé che sua romanità Carletto, festeggiato per i suoi ottant’anni il giorno di San Giuseppe, venerato maestro (detto senza ironia) di due generazioni di calcio, da Baggio a Totti, calcisticamente parlando sembra quello moderno. Uno che dice “oggi il mio Brescia sarebbe da Champions”, e come sempre in tutta la vita sembra che uno che la spara grossa, da gradasso di panchina, e invece è molto probabile che abbia ragione lui. Come sempre, o quasi. Giampiero Ventura da Genova sembra un suo fratello precocemente invecchiato. Stesso sguardo orgoglioso e affaticato di chi s’è mangiato tutta la gavetta, stessa naturale resilienza verso tutto ciò che è comunicazione, modernità mediatici, persino sartoria. Stessa visione terragna, muscolare del gioco. Guardinga come chi sa che è nella vita è bello darle, ma è più facile prenderle. Ventura è uno che dice “l’Albania è un test difficile”, e non lo direbbe nemmeno Mattarella a cena con Gentiloni. E che l’Italia ai Mondiali “vi stupirà”. Ma se prima “ci va”. E questo lo avrebbe detto anche il prete del mio oratorio. E se l’avesse detto Carletto Mazzone sarebbe suonata come una botta di vita, un’intemperanza da ragazzini. Ronf.

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