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Massimiliano Allegri e le "teste di ravanello"

Maurizio Crippa

Dopo 90 minuti a imparare bel calcio dalla Viola e un recupero di quasi altri trenta, Max se l’è presa con il quarto uomo, “sei una testa di ravanello”, gli ha detto più o meno

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“E sempre allegri bisogna stare”, come cantava Dario Fo (in combutta con Jannacci). Stare allegri quando si prendono due calci ben assestati nei maroni dall’allenatore che probabilmente si siederà sulla tua panchina il prossimo anno, non è mica da tutti. Senz’altro non è da Massimiliano Allegri detto Max, che del resto è un caratteraccio di un livornese, che anche quando è allegro e ride mette lì una ghiera di denti che pare uno squalo col rictus, più che altro. Siccome non è un fuoriclasse del bon ton – ma chi lo è, quando perde? – domenica sera, dopo 90 minuti a imparare bel calcio dalla Viola e un recupero di quasi altri trenta, come solo alla Signora quando perde capita di avere, Max Allegri se l’è presa con il quarto uomo, “sei una testa di ravanello”, gli ha detto più o meno. E il motivo, pare, siccome di altri non ne aveva, sarebbe che il quarto uomo era stato molto intransigente con lui quando usciva dalla sua area tecnica, e molto meno con Paulo Sousa. Vi sembra un buon motivo, pensandoci a mente fredda, per dare della testa di ravanello a un quarto uomo? Quando poi – come a Doha, e come altre volte quest’anno – l’allegrone avrebbe dovuto piuttosto insultare i suoi giocatori: “Brutte teste di ravanello! Volete uscire o no dalla mia area tecnica, ed entrare finalmente in campo?”.

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