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Elogio dei Kashima Antlers, i giapponesi che hanno fatto tremare il Real Madrid

Maurizio Crippa
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Che sia un tecnico pronto ai palcoscenici di “world class level” basterebbe a rivelarlo il commento post gara, nello stile di qualsiasi tenutario di panchina del calcio italiano: “L’arbitro, in certi momenti della partita, non è stato abbastanza coraggioso, e questa è una vergogna”. La vergogna è che a pochi minuti dalla fine dei tempi regolamentari non abbia sventolato il secondo giallo sotto il nasone di Sergio Ramos, permettendo al Real di giocarsi in undici i supplementari della finale di Coppa del Mondo a Yokohama. Siccome è un bravo allenatore, Masatada Ishii sa benissimo che a togliere al suo Kashima Antlers, la squadra più forte del Giappone, il sogno del tetto del mondo è stato un suo giocatore, che al 93esimo si è mangiato il 3-2. Ma con tutta la stima per il calcio giapponese, forse vedere un club asiatico umiliare in finale il Real e portarsi a casa per la prima volta un simile trofeo, è ancora troppa roba. Però Masatada Ishii, ex calciatore dello stesso Kashima che ha sostituito in panca uno che si chiama Toninho Cerezo, sa il fatto suo. Fa correre i suoi, gli ha donato un’anima spavalda, ha inchiodato i Blancos con un pressing asfissiante che in molti luoghi d’Europa nessuno si ricorda più: e ha un’idea generale del calcio che speriamo non lo vedano all’Inter, o lo ingaggiano al volo. Dice che l’anno prossimo il Kashima vuole essere ancora campione d’Asia, per rigiocarsi la sua finale. Che a questo punto, mourinhianamente parafrasando, rischia di diventare un’ossessione, invece che un sogno.

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