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Figli

<p>Il film di Giuseppe Bonito, con Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Valerio Aprea (Sky on demand, Now Tv, Rakuten Tv, Infinity, Chili)</p>

Mariarosa Mancuso
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Scritto da Mattia Torre, che non ha fatto in tempo a dirigerlo (sono sempre gli sceneggiatori migliori che se ne vanno) “Figli” è la vera verità sul secondo figlio, forse anche sul primo. Comincia con un litigio coniugale, tra Valerio Mastandrea – l’attore preferito di Mattia Torre (quasi una controfigura, nella serie purtroppo parecchio autobiografica “La linea verticale”, che racconta la malattia) – e Paola Cortellesi. Lei accusa lui di non fare mai niente, trincerandosi dietro un “lo faccio dopo”. Lui accusa lei di “fare sempre tutto subito”. Avevano una figlia, e tutto sembrava andare benissimo. Fanno il secondo bambino, e comincia il disastro. “I figli ti invecchiano” era il titolo del monologo teatrale da cui è tratto il film, che per cominciare elenca qualche tipologia genitoriale. Fantastici quelli che regalano ai figli una scarpa sola, così si abituano a non dare nulla per scontato. Il neonato piange e piange, sostituito nel film – per non urtare le orecchie dei genitori e non genitori – dalla Sonata per pianoforte numero 8 di Beethoven, detta la Patetica. Gli esperti con voce flautata suggeriscono di dedicarsi completamente al pupo (“Non ce l’avete una rendita? Una casa da affittare?). I suoceri hanno da fare un sacco di cose, e minacciano la rivolta: “Siamo tanti e benestanti, la fiction in tv è fatta per noi, Sanremo è fatto per noi, siamo noi a sostenere teatri e cinema, teniamo in scacco l’economia”. Verità vera, anche sul film: la sceneggiatura è molto ben scritta e piena di idee, tra dialoghi e siparietti; la regia ha meno grinta e ritmo.

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