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“Stiamo tutti ben calmi”

Luca Madonia, quarant’anni da cantautore fra talento e sofisticazione

Stefano Pistolini

Il nuovo disco celebra una carriera unica nel suo genere e ripercorre con nuove esecuzioni i brani-chiave della sua produzione. Un ascolto di qualità piuttosto rara per gli attuali standard del cantautorato

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Non sappiamo quante voci maschili più belle di quella di Luca Madonia ci siano in circolazione nel nostro paese. Pochissime di sicuro, perché quell’intonazione, quella timbrica, quella capacità d’espressione sono merce rarissima, di cui il titolare si è sempre avvalso con maestria e senza gigionismi. Eppure, arrivato a 65 anni, festeggiando i 40 di carriera musicale, Luca è rimasto un artista di culto, rispettato ovunque, titolare di poche sortite popolari, sempre poi rientrato in una dimensione di riservatezza, che ha riflessi di isolamento, introspezione e forse di relativo imbarazzo verso i meccanismi dell’industria dello spettacolo del presente.

L’occasione per tornare a parlare di Madonia è l’uscita di “Stiamo tutti ben calmi”, un album che ripercorre con nuove esecuzioni i brani-chiave della sua produzione, arricchiti da tre inediti, il tutto confezionato con sapiente sobrietà, con una predominanza acustica e con le solite perfette performance vocali, dando vita a un ascolto di qualità piuttosto rara per gli attuali standard del cantautorato. 

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Tornano così a galla le tappe del percorso artistico di Luca, che toccano o sfiorano momenti importanti e oggi un po’ dimenticati nell’evoluzione del pop italiano. Tutto comincia col debutto della band da lui messa su col fratello Gabriele, con Toni Carbone e con l’altro vocalist e compositore, Mario Venuti – anch’egli destinato a un’altrettanto interessante e variabile carriera solistica: loro sono i Denovo, la cosa migliore espressa nei primi anni Ottanta dalla declinazione italiana della New Wave, provenienti dalla Catania che in quel momento si andava proponendo come inatteso polo creativo e produttivo d’una sospirata musica italiana del ricambio. Viaggiando veloci attraverso una parabola di otto anni e quattro album, l’ultimo dei quali prodotto da Franco Battiato (“Venuti dalle Madonie a cercar Carbone”) che s’innamora del suono diverso del gruppo, i Denovo implodono per liberare le aspirazioni progressivamente divergenti dei due autori che ospitano a bordo.

E così Luca si sposta armi e bagagli a Milano, per strutturare, col supporto di una major, quella che si può pronosticare come una scommessa piuttosto sicura. Le cose vanno bene ma non benissimo, Luca diviene una presenza intermittente della nostra scena – nel 2011 c’è anche una partecipazione sanremese con la sofisticata “L’alieno”, ospite di nuovo Battiato come corista – senza che gli venga mai interamente concesso quello status di prima fila che la qualità del suo lavoro ampiamente merita e senza che le vendite dei suoi album (circa una decina) siano veramente soddisfacenti. 

 

Dov’è il trucco, dove si genera questa evidente separazione tra la musica di Madonia e la sua consacrazione? Tutto nei suoi dischi e nei suoi concerti è fatto nel migliore dei modi, il gusto che li governa è sapiente, le scalette ospitano brani melodicamente robusti, con testi riflessivi e letterariamente postmoderni. E Luca è un uomo carismatico, un eterno principe dai modi suadenti. Intelligenza ed eleganza sono le sue cifre lampanti e forse proprio questo lo ha fregato, o almeno lo ha frenato, circoscritto, indirizzato a un consumo selezionato, spiccatamente sofisticato, ammiccante e di nicchia. Cosa che di certo non lo ha mai rallegrato ma a cui si direbbe si sia adattato, evidentemente privilegiando la sua natura e la coerenza di un abitare a modo proprio nel mondo della musica. Oggi a sentire la qualità di brani che vanno da “Solo come pare a te” (il suo debutto solistico) a “Non mi basta”, primo degli inediti della sua ultima scrittura, non si può far altro che sbalordirsi per il talento smagliante a cui si sta prestando orecchio.

 

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Evidentemente sono storie di percorsi, di scelte, di traiettorie, perfino di karma, e di allineamenti astrali (ci vengono in mente due rotte risonanti e vicine a quella seguita da Luca: la sua amica Carmen Consoli e il romano Daniele Silvestri – ciascuno coi suoi esiti). Infine, quel che resta è un nuovo bell’album, che certamente guadagnerà a Madonia qualche nuovo ammiratore. E conforterà l’attenzione di chi lo conosce e continua a seguirlo, nella parte silenziosa dell’amico fedele, che è un qualcosa di cui si sottovaluta spesso l’importanza. 
 

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