dal grunge all'elettronica

Addio a Mark Lanegan, rocker dalle mille facce

Nelle sue ere geologiche musicali ha attraversato il grunge con gli Screaming Trees e i Mad Season, lo stoner con i Queen of the Stone Age, l'elettronica assieme ai Soulsavers, l'indie maritato a Isobel Campbell, virando in età matura alla canzone d'autore alla guida della propria Band

Enrico Veronese

A Mark Lanegan, scomparso ieri all’età di 57 anni, nell’ambiente del rock internazionale volevano bene tutti. Nelle sue ere geologiche musicali aveva infatti attraversato il grunge con gli Screaming Trees e i Mad Season, lo stoner con i Queen of the Stone Age, l’elettronica assieme ai Soulsavers, l’indie maritato a Isobel Campbell, virando in età matura alla canzone d’autore (di stampo Waits) alla guida della propria Band: sempre mantenendo un’aura di coerenza e riconoscibilità, prove alle quali altri artisti sarebbero presto naufragati. Sarà stata la voce profonda e cavernosa, il carisma che se uno non ce l’ha non se lo può dare, sta di fatto che chi ha amato il venerabile maestro lo ha amato tanto, del tutto, incondizionatamente.

 

Come Kurt Cobain, come Layne Staley degli Alice in Chains, come Chris Cornell dei Soundgarden o Scott Weiland degli Stone Temple Pilots anche Lanegan pasó a la inmortalidad da sopravvissuto: nel recente volume “Devil in a Coma”, uscito solo lo scorso dicembre, raccontava la propria esperienza con il long Covid, che lo aveva privato dell’udito e ridotto al respiratore per tre settimane.

   

Il rocker non credeva nell’efficacia del vaccino, ma “ho imparato la lezione e sarò il primo a ricevere la dose booster”, si legge nel libro: il mistero delle prime ore dopo la comunicazione della morte (affidate a un sintetico tweet dello staff che tace quanto alle cause) ha fatto balenare nei fan tutte le ipotesi, non ultima la rivincita virale in un corpo già fiaccato. Nel frattempo i colleghi ne magnificano pubblicamente la grandezza: Peter Hook dei New Order scrive che “Lanegan era una persona adorabile, ha condotto un vita che alcuni di noi possono solo sognare, lasciandoci parole e musica fantastica” e Badly Drawn Boy ricorda il suo essere “un perfetto gentiluomo, ero nervoso quando lo incontravo perché lo amavo molto”, mentre Butch Vig e Shirley Manson lo riscontrano come “artista molto dotato, benedetto da toni sfumati di miele”.

   

Mark Lanegan aveva lasciato il segno anche in Italia: non solo negli Afterhours di Manuel Agnelli, con i quali condivise un tour americano e incise la nuova versione di “Pelle”, ma - da innocente - in un celebre dissing degli Offlaga Disco Pax (“Tono metallico standard”, quello di un negoziante di dischi che si scoprirà pure collega). Lo stesso giorno della dipartita di Gary Brooker, voce degli storici e altrettanto immortali Procol Harum, la musica di Lanegan si ferma mentre ancora l’autore era al lavoro: “Sto collaborando con un’altra persona – disse a fine anno a Rolling Stone – ma non mi piace parlare di queste cose finché non sono pronte. L’ho fatto in passato e ho sbagliato, ho anticipato cose che poi non sono più uscite”.