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Sanremo a tu per tu

Intervista a Mahmood e Blanco: "Non siamo paladini di nulla. Cantiamo ciò che dovrebbe essere naturale"

Giuseppe Fantasia

Protagonisti di questa edizione del Festival (e dati per possibili vincitori) hanno ricevuto il plauso di Gino Paoli. "Viva Morandi e Jovanotti anche se la più brava è stata Drusilla Foer"

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Sin dalla prima serata, sul palco dell’Artiston, sono stati loro i protagonisti di questo 72esimo Festival di Sanremo in dirittura d’arrivo. Un Mahmood e un Blanco da “Brividi”, citando il titolo della loro canzone con cui sono in gara e che è già una hit, al primo posto della classifica Fimi dei singoli più venduti in Italia, record di ascolti su Spotify e numero uno su tutte le piattaforme digitali. Sul podio sono in tanti a volerli, “ma noi non ci pensiamo e siamo tranquilli”, ci dicono all’unisono. “Di solito, chi è favorito non vince mai, poi Elisa e Morandi sono fortissimi, vediamo cosa succederà. Nel frattempo, stasera abbiamo preparato una piccola sorpresa”.

 

“A livello morale ed emozionale, siamo ancora sotto shock, ma siamo felici”, dice al Foglio Mahmood che ieri, poco prima dell’inizio della serata delle cover - in cui i due hanno cantato Il cielo in una stanza di Gino Paoli (che li ha apprezzati molto,  “l’hanno trattata bene –ha dichiarato stamattina - sono riusciti ad emozionare”) – ha avuto un leggero malore. “Ho preso freddo, perché sono uscito fuori con un giubetto troppo corto che mi scopriva la pancia, ma poi, complice l’adrenalina del palco, mi sono ripreso completamente”. L’adrenalina è assicurata a chiunque partecipi a Sanremo e convive quotidianamente con l’ansia e l’angoscia, “ma grazie a Dio – aggiunge - c’è questo ragazzino che mi sostiene dicendomi che tutto andrà bene”.

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Il ragazzino in questione è Blanco, all’anagrafe Riccardo Fabbriconi, classe 2003, che in meno di una anno ha collezionato 28 dischi di platino, 7 dischi d’oro e 1 miliardo di streaming totali. È interprete di canzoni che delineano uno stile difficilmente inquadrabile in cui le linee melodiche accattivanti, cantate con l'aggressività e l'emotività dell’adolescenza, convivono con una sensibilità autentica e trasparente. Con Mahmood, di undici anni più grande di lui, ha dato vita a una ballad romantica con pianoforte e archi dal moderno in cui le loro voci e i loro punti di vista vanno ad intrecciarsi in perfetta armonia per raccontare come la paura di essere inadeguati - quando si parla d’amore - appartenga a tutte le generazioni.

 

“Sentiamo tutto questo amore che ci trasmettono le persone – continua Blanco – ed è per questo che ci sentiamo in dovere di ricambiarlo, speriamo di non deluderle”. La canzone – composta da Michelangelo che ne è anche produttore (Island Records/Universal Music Italia) – parla d’amore e dei diversi modi d’intenderlo da parte dei due cantautori, due ragazzi appartenenti a due generazioni differenti che amano con lo stesso trasporto e gli stessi timori come la paura di sbagliare e di sentirsi inadeguati. “Quei due ragazzi sono incapaci di riuscire a trasmettere ciò che si prova – spiega Mahmood – ma c’è in loro la voglia di amare in totale libertà, dando tutto di sé”. “La visione romantica e quella più concreta e passionale dell’amore sono accomunate dalla volontà di vivere un sentimento puro e totalizzante, abbattendo barriere, in completa libertà”. Brividi – aggiunge Blanco - rappresenta per me tutti quei momenti in cui le emozioni ci rivelano per quello che siamo davvero, ci mettono a nudo. Il brano racconta di uno stato d’animo che riesco ad esprimere solo cantando e urlando. È un incrocio di vite: la mia, che trova un punto in comune con quella di Mahmood e in un certo senso con quella di tutti, perché ad ogni età i sentimenti -soprattutto l’amore- ci rendono fragili e felici nello stesso momento”.

 

In molti hanno voluto leggerci un messaggio inedito per il Festival, perché mette le due espressioni, omosessuale e non, sullo stesso piano, come si può vedere anche nel video girato ad Amsterdam. Il ritornello, poi - “e ti vorrei amare ma sbaglio sempre/e ti vorrei rubare un cielo di perle” - è già un manifesto per molti Millennials e non solo, ma – si badi bene, precisano i due – “noi non ci sentiamo paladini di niente, siamo contenti che le persone dicano che abbiamo trattato temi importanti, ma in realtà non ci sembra di aver fatto niente di speciale. Abbiamo parlato di cose che per noi sono la quotidianità e che dovrebbero essere date per scontate, anche se ancora non lo sono. Non ci sembra però di aver fatto chissà che. Ci abbiamo messo 5 mesi per fare questo pezzo, ma sempre con grande semplicità. Tutto è successo per caso, dal nostro incontro nello studio di registrazione a quando abbiamo sentito quel ritornello. Poi, per tre mesi non ci siamo visti e ognuno ha avuto modo di lavorare per conto suo. Quando ci siamo rivisti, abbiamo sentito subito un certo feeling. Ho ascoltato quella canzone e dentro di me sapevo che mi stava dando e mi avrebbe dato tanto”.

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Quel feeling che c’è tra loro si percepisce quando parlano con noi e milioni di persone hanno avuto modo di vederlo anche sul palco. “Quello dell’Ariston trasmette adrenalina – dice Mahmood. “Nella prima serata abbiamo provato un momento di liberazione e ci siamo sfogati. Ho affrontato questa settimana non pensando alla mia precedente vittoria (nel 2019 con il brano Soldi, ndr), ma come se questo Sanremo fosse la mia prima volta”. “Anche io la sto vivendo bene nonostante la stanchezza, aggiunge Blanco, tutto il ritmo è molto veloce e adrenalinico, non abbiamo neanche dieci minuti per ca@@@e”. E ridono.

 

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“Tra polemiche, spot alle droghe, saluti comunisti e battesimi a petto nudo – ha twittato Matteo Salvini qualche giorno fa – l’unica certezza è Fiorello”. Già due anni fa, commentò la vittoria di Mahmood dicendo che avrebbe preferito quella del collega Ultimo al suo posto. I due non rispondono a provocazioni, ma concordano con il fatto che lo showman siciliano sia una certezza, “ma non soltano lui” – precisa Mahmood. “Ci sono anche Gianni Morandi e Jovanotti – sono due mostri sacri, insieme hanno ‘spaccato’, l’esibizione è stata veramente fica – ma soprattutto c’è Drusilla Foer. Ecco, a lei darei uno spazio ancora più grande, perché abbiamo sempre più bisogno di persone così. È riuscita a dire in cinque minuti quello che altri impiegano anni solo per pensarlo. È importante davvero l’ascolto dell’unicità, come ha ricordato lei, ma soprattutto far scorrere i sentimenti con libertà e liberarci dalla prigionia della immobilità”.

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