PUBBLICITÁ

Sorprese canore: Sanremo insegna a X Factor come si lavora con il talento

Simonetta Sciandivasci

Bei nomi tra i giovani, bei nomi tra i big. Appuntamento al 2 marzo

PUBBLICITÁ

Peggio della defenestrazione degli arcobaleni, c’è questo dire e stradire di rinascita. 2021 di rinascita, primavera di rinascita (tautologico, n’est pas?), padiglione di rinascita, piano di rinascita e naturalmente Sanremo di rinascita. Bisogna smetterla subito, porta male, è irritante e, con tutti gli zombie che ci sono in giro in questo paese, specie a Sanremo, è pure pericoloso.  

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Peggio della defenestrazione degli arcobaleni, c’è questo dire e stradire di rinascita. 2021 di rinascita, primavera di rinascita (tautologico, n’est pas?), padiglione di rinascita, piano di rinascita e naturalmente Sanremo di rinascita. Bisogna smetterla subito, porta male, è irritante e, con tutti gli zombie che ci sono in giro in questo paese, specie a Sanremo, è pure pericoloso.  

PUBBLICITÁ

 

“Sarà un Festival di rinascita” ha detto giovedì sera Amadeus, aprendo la finale di Sanremo Giovani, facendo così presagire il peggio, che però non c’è stato e anzi, s’è visto solo il meglio: bei nomi tra i giovani, tutti bravi, talentuosi, competenti, accorti; bei nomi tra i Campioni (nome orribile, era meglio big); ottima conduzione e soprattutto una giuria che era un piacere ascoltare. Sanremo Giovani è meglio di X Factor e questa sì che è una bella notizia: la tv di stato, bolsa e giurassica, ha fatto meglio di Sky, ha ragionato, osato, insegnato, s’è avvalsa dei giovani e si è messa al loro servizio, non li ha usati come quote per poi sbranarli e ridurli a motti di spirito. Bastava ascoltare i giudizi di Piero Pelù, Beatrice Venezi e Luca Barbarossa, i tre dei quattro giurati previsti – il quarto, Morgan, è stato intrattenuto da un attacco di mitomania nervosa e s’è dovuto fare senza di lui, mannaggia. 

 

PUBBLICITÁ

Fa impressione, ma Sanremo ha da insegnare a X Factor come si lavora con il talento, come si parla di canzoni in televisione, davanti a un pubblico generalista e non per questo scemo, come si stimola senza incitare, come si riconosce l’edito dall’inedito, l’emozionante dall’emotivo, il dire dal parlare, il parlare dal ciarlare, il rock dallo sfogo, il rap dal disagio, l’ora di tutti dall’èra di tutti. Pelù, Venezi e Barbarossa hanno saputo guidare, motivare, dire le cose come erano, indicare le banalità quando erano insopportabili e quando, invece, erano necessarie, perché si fidavano di chi avevano davanti, erano coinvolti e interessati, non dovevano farne un punto di carriera, ma stare davvero al loro servizio. Niente daje, sei forte, spacca. Niente lacrime. Scuola, per quando riaprirai: è così che si fa. 

 

E poi, potenza della tv di stato, la selezione di ragazzi che i giudici di Sanremo aveva davanti era parecchio più raffinata – sarà che i genitori di quelli bravi bravi, pur nella disperazione di dover accettare un figlio che dica “mamma voglio fare il cantante, mandami a un talent show”, tra un programma con la X di incognita nel nome e la Rai, scelgono la Rai. 

 

Amadeus non è Cattelan e nessuno si aspettava da lui una selezione di big ardita, che avesse i piedi nel presente anziché in  via Pretoria a Potenza, tra i gatti che non han padrone come me e Nilla Pizzi, e invece ha fatto trenta, trentuno, centouno e ha messo insieme una lista di musicisti che all’Ariston non avremmo immaginato nemmeno nel fortunato biennio Baglioni. Gli Extraliscio con Davide Toffolo sono saliti sul palco e hanno detto: daremo due botte al lisssio e due botte al punk; Fulminacci il giovane favoloso che sembra il figlio che ride in quel verso di Jannacci che fa “è bello quando tace il water, quando ride un figlio, quando parla Gaber”; i Coma Cose, il miglior duo rap italiano di sempre, coppia di fatto e di tutto, hanno scritto il verso che fa rimpiangere di avere vent’anni anche a chi li ha avuti in un letto d’ospedale o in una facoltà di ingegneria (“che schifo avere vent’anni però quanto è bello avere paura”);  Max Gazzè canterà “Il farmacista” (faville, faville!); Ghemon con i capelli; Malika Ayane con il vento; Orietta Berti per tenere contenti gli anziani. Ventisei concorrenti che a scorrerli, ascoltarli, guardarli viene proprio il sospetto che siamo un bel paese, che in questi anni sono successe molte cose, sono stati scritti molti dischi formidabili da ragazzi formidabili, ai quali è giusto dare la scena: giovedì sera, le tre ore di diretta sono filate lisce, gradevoli e divertenti grazie a loro. Non abbiamo bisogno di rinati, con tutti questi appena nati. Ci si vede il 2 marzo. Infioratissimi, mi raccomando. 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ