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Il Covid mette ko l'industria della moda. Per fortuna c'è l'online

Fabiana Giacomotti

Fatturati in calo del 33-40 per cento per tutti i gruppi quotati. Moncler in rosso per la prima volta. L'unico segno positivo è quello dell'e-commerce, destinato a crescere nei prossimi anni 

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E-commerce salvaci tu. Adesso che sono usciti anche i dati semestrali del gruppo Kering possiamo scriverlo con certezza: gli unici segni positivi accanto a percentuali da brivido sono quelli relativi alle vendite di moda e lusso online, e sono anche interessanti, nell’ordine del 40-50 per cento di media, sebbene non bastino a frenare il crollo. Certo è che se la pandemia fosse scoppiata quindici anni fa, quando il retail su pc e smartphone valeva forse il 10 per cento di oggi, i cali dei ricavi dei grandi gruppi della moda sarebbero stati ancora peggiori di quelli resi noti in questi giorni e che fotografano un settore in evidente e atteso affanno.

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E-commerce salvaci tu. Adesso che sono usciti anche i dati semestrali del gruppo Kering possiamo scriverlo con certezza: gli unici segni positivi accanto a percentuali da brivido sono quelli relativi alle vendite di moda e lusso online, e sono anche interessanti, nell’ordine del 40-50 per cento di media, sebbene non bastino a frenare il crollo. Certo è che se la pandemia fosse scoppiata quindici anni fa, quando il retail su pc e smartphone valeva forse il 10 per cento di oggi, i cali dei ricavi dei grandi gruppi della moda sarebbero stati ancora peggiori di quelli resi noti in questi giorni e che fotografano un settore in evidente e atteso affanno.

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Sta riprendendo gli acquisti la Cina, in gran parte la Corea, soffrono tutti i marchi molto esposti in Europa e nel Nord America piegato dalla pandemia; se gli analisti rimangono cauti e attendisti è perché gli accantonamenti di questi ultimi esercizi permetteranno ai fat cat del sistema di superare anche questa, la più brutta crisi dei consumi dell’ultimo secolo, che sarà invece esiziale per molti marchi medi e lo si sta già vedendo con il caso di Brooks Brothers, costretto a portare i libri in tribunale. La media del calo di fatturato di tutti i gruppi quotati compreso Moncler, per la prima volta in rosso, è stata pari al 33-40 per cento. Gli utili hanno toccato il -84 per cento (522 milioni) e i ricavi sono calati del 27 per cento, a 18,4 miliardi di euro per LVMH, il gruppo di Bernard Arnault che a Capri sta per finalizzare l’accordo di acquisto del gruppo Morgano, proprietario del Grand Hotel Quisisana e La Scalinatella, dove fra pochi giorni un ristrettissimo gruppo di ospiti si ritroverà per un curioso mariage culinario a base di Dom Pérignon. Il big winner degli ultimi cinque anni, Gucci, segnala un decremento del 33,4 per cento delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2019, e tutto il gruppo Kering (Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta, Alexander McQueen) dichiara ricavi in discesa del 29,6 per cento a tassi correnti (30,1 per cento su base comparabile) a 5,4 miliardi di euro, con un risultato corrente operativo di 952 milioni di euro, in calo del 57,7 per cento.

   

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I prodromi di quel che sarebbe successo, e che era stato peraltro annunciato, si erano visti a fine aprile, quando le trimestrali avevano segnalato un primo brusco arresto del trend ancora in forte crescita. “La prima metà del 2020 è stato il periodo più difficile che abbiamo mai affrontato”, come dice adesso il patron di Kering, François Henri Pinault, pur restando “ottimista” sulla capacità di reazione del gruppo. Il secondo trimestre ha accelerato la discesa, anche a causa della mancanza di approvvigionamenti di materie prime e semilavorati, che sta danneggiando e rallentando le produzioni e le presentazioni del prossimo settembre. La gente esce meno di casa, in molte aree del mondo ancora per nulla, molti locali sono ancora chiusi, il ricco business dei matrimoni si è azzerato quasi ovunque mandando in crisi la categoria dei wedding planner, le infinite riunioni su Zoom impongono al massimo di rinfrescare la camicia o il trucco una volta al giorno.

   

Una moda da girone dantesco, modello Farinata degli Uberti, dalla cintola in su tutto il vedrai. Eppure, sconti e offerte online stanno in apparenza producendo qualche frutto, e dunque appare correttissima la strategia dell’azionista di maggioranza di Moncler, Remo Ruffini, che ha deciso di chiudere l’accordo con Ynap-Yoox Net-à-Porter, per avocare a sé le attività online: “Presto offriremo un nuovo concept di piattaforma in cui l'esperienza sarà al centro di un viaggio sempre più personalizzato per il cliente. L'azienda, che ha archiviato la prima metà dell’anno con un rosso di 31 milioni rispetto ai 70 milioni di utile dell’equivalente periodo dell’anno scorso, punta a raddoppiare il peso del business sul canale online nei prossimi tre anni, e l'implementazione sarà graduale per area geografica: partirà da ottobre 2020 negli Stati Uniti e in Canada e terminerà nel 2021.

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