La sfilata di Dior in Salento è una bella lezione all'Italia degli stereotipi
<p>I 27 minuti di presentazione della nuova collezione cruise hanno tenuto incollati allo schermo 20 milioni di persone. L'eleganza e le eccellenze pagano più di mozzarella e basilico</p>
Diceva l’altro giorno il sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano intervistato da una rivista online che “con il Ministro Di Maio abbiamo voluto lanciare attraverso la stazione appaltante Agenzia ICE in collaborazione con AGID, Agenzia per l’Italia Digitale, la più imponente campagna comunicativa pubblica della storia d’Italia” e di essersi “servito di una consultazione di mercato per identificare i progetti più interessanti sui quali costruirla e come derivarla sui 26 Paesi target di riferimento in 3 continenti (Europa, Asia, America), selezionati in base al volume di export esistente e alle potenzialità ancora inespresse”. La “stazione appaltante” è una cosa bellissima, qualunque cosa sia anche per noi che conosciamo l’Ice da decenni e l’abbiamo vista esprimersi benissimo negli anni recenti di Michele Scannavini, ma anche malissimo, fra satrapie e feste della mortadella con politici locali in gita americana con amante sguaiata al seguito. Certo è che se il signor Di Stefano con le sue stazioni e tutti i suoi target in nuce che, ve lo mettiamo già per iscritto, si risolveranno in una campagnona sulle note di Bocelli con il David di Michelangelo in primo piano, tre droni lanciati sopra Pisa e qualche inquadratura di mozzarella e basilico su cui far scendere un filo d’olio, volessero rivolgersi a chi sa fare comunicazione internazionale davvero, e cioè alla moda, potrebbero scoprire che in dieci minuti di collegamento online si possono far scoprire le radici dell’Italia del sud e la bellezza folgorante di Lecce a 20 milioni di persone collegate via social. Tutti i social possibili e interessanti, coinvolti anche con progetti ad hoc: Instagram, Facebook, Twitter, Bilibili, Tencent , oltre a TikTok qualunque-cosa-ne-pensiate, Weibo e WeChat in Cina.
L’ha fatto ieri sera Dior con la presentazione della collezione cruise che avrebbe dovuto tenersi il 9 maggio e che per ovvi motivi si è invece risolta in un poderoso collegamento dalla piazza della cattedrale illuminata a festa, da dove i succitati venti milioni hanno potuto ammirare in sincrono (o anche solo intuire e percepire emotivamente): la cattedrale di Lecce nella sua bianca maestosità; le luminarie di Marinella Senatore che da tempo gli architetti nazionali usano come elementi di arredo nelle case private benestanti ma che, statene sicuri, a san Francisco e a Shanghai sono una bella scoperta; la tradizione della pizzica e le origini ancestrali della sua espressività, per l’occasione interpretata da danzatori popolari salentini che, questo ve lo diciamo noi, erano diretti da L-E-V Sharon Eyal /Gai Behar, già stella della Batsheva Dance Company e ora membro della Fondazione RomaEuropa perché il Mediterraneo è un paese solo e ha origini comuni e indissolubili.
Magari, non tutti avranno potuto cogliere subito lo strepitoso lavoro del direttore creativo di Dior, Maria Grazia Chiuri, sulle tradizioni tessitorie del Salento miracolosamente conservate da pochi artigiani non ancora asserviti alle esigenze industriali dei tanti brand più o meno importanti che in Puglia fanno realizzare milioni di pantaloni, ma anche questo ve lo scriviamo noi e comunque potete trovarlo sul sito: i meravigliosi abiti tappezzeria, dall’armatura quasi tridimensionale, sono opera della Tessitura Calabrese, mentre Le Costantine, fondazione votata all’integrazione socio-lavorativa femminile di Uggiano, ha lavorato le giacche. Potremmo proseguire sui ricamifici, sulla regia, su qualunque cosa vi venga in mente perché è stato uno spettacolo assolutamente perfetto, per il quale si sono selezionati i migliori in ogni campo, come la moda, e qualche altro settore libero dalla logica mortifera delle convenienze politiche, può permettersi di fare, senza buttare soldi o regalarli, senza parenti da piazzare o amici da compiacere. Le eccellenze, in Italia, ci sono tutte, l’eleganza pure e lo sappiamo, ma non ci ricordiamo una sola campagna pubblica dove questo sia parso evidente come in quei 27 minuti che hanno tenuto incollato ai video venti milioni di persone.