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Il Foglio mobilità

Perché ho comprato una Tesla e non la cambierei

Marco Zappa

Chi la odia è perché non ne ha mai provata una. L’importante è pianificare il viaggio. Aggiorna il software come un telefonino 

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Ricordo ancora quel giorno, 7 marzo, che ho ritirato la mia Tesla Model 3 Standard Range Plus. Lo ricordo molto bene perché il giorno successivo è scattato il primo lockdown totale per la regione Lombardia. Una beffa, perché avrei voluto subito fare diversi km, non solo testarla ma ‘teslarla’ nel vero senso della parola, ovvero cercare di capire a fondo questo oggetto totalmente innovativo e con una guida che si preannunciava 2.0. La forzatura sedentaria del lockdown mi ha però involontariamente fatto avere un approccio graduale con tutta la tecnologia presente sull’auto. Ed abbonda davvero. La cosa che colpisce di più oltre ad un ‘maxi schermo’ di ben 15 pollici che domina il cruscotto è la quasi totale assenza di tasti fisici nella vettura. Si comanda il tutto dallo schermo stesso e da due rotelline multifunzione poste sul volante. E’  molto intuitivo lo ammetto, ma altrettanto distraente alla guida. Sembra di avere a che fare con un gigante smartphone che non ti sta fra le mani e devi continuamente guardare i tasti che stai schiacciando. 

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Ricordo ancora quel giorno, 7 marzo, che ho ritirato la mia Tesla Model 3 Standard Range Plus. Lo ricordo molto bene perché il giorno successivo è scattato il primo lockdown totale per la regione Lombardia. Una beffa, perché avrei voluto subito fare diversi km, non solo testarla ma ‘teslarla’ nel vero senso della parola, ovvero cercare di capire a fondo questo oggetto totalmente innovativo e con una guida che si preannunciava 2.0. La forzatura sedentaria del lockdown mi ha però involontariamente fatto avere un approccio graduale con tutta la tecnologia presente sull’auto. Ed abbonda davvero. La cosa che colpisce di più oltre ad un ‘maxi schermo’ di ben 15 pollici che domina il cruscotto è la quasi totale assenza di tasti fisici nella vettura. Si comanda il tutto dallo schermo stesso e da due rotelline multifunzione poste sul volante. E’  molto intuitivo lo ammetto, ma altrettanto distraente alla guida. Sembra di avere a che fare con un gigante smartphone che non ti sta fra le mani e devi continuamente guardare i tasti che stai schiacciando. 

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Detto questo, quando sono riuscito a fare i primi km, finalmente, ho scoperto una facilità di guida impressionante e tutte quelle operazioni che da fermo le immaginavo altamente distraenti sono pressoché scomparse. La prima cosa che colpisce è la frenata rigenerativa che senti davvero appena rilasci il pedale del gas. Fastidiosa direte? Assolutamente no! In città è anche molto piacevole e permette di poter non usare quasi mai il freno, una guida ‘one pedal drive’ che rilassa molto. Sul veloce, la frenata rigenerativa si può regolare in alta o bassa intensità e una volta fatta l’abitudine diventa anche piacevole, anzi ne richiederesti ancora. Questo ovviamente porta ad un risparmio davvero notevole di dischi e pastiglie freno in termini di usura. Le telecamere abbondano e ti permettono anche in modalità ‘sentinella’ di sorvegliare il tuo veicolo quando lo lasci incustodito per strada. Attenzione però alla batteria! In questa modalità il consumo è molto più elevato. 

 

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Ma parliamo proprio di autonomia e tempi di ricarica che è la domanda che mi viene fatta maggiormente. Se utilizzo l’auto prettamente in città direi che le promesse di Tesla sono abbastanza rispettate, si riescono a percorrere agevolmente 400 km. In caso di sola autostrada la musica cambia però, l’autonomia non dico che si dimezzi, ma quasi. Anche se la vettura si trova a suo agio perché molto prestazionale (l’accelerazione è da far venire il sorriso!) e silenziosa, in autostrada la percentuale di carica della batteria cala abbastanza in fretta. Quindi per poter usare l’elettrico per lunghe percorrenze si devono pianificare le ricariche, l’auto ti aiuta in questo, ma per chi è sbadato o vuole ‘tutto subito’ senza dover aspettare non è l’auto che fa per lui. Se pensiamo che un’auto nella sua vita utile mediamente rimane parcheggiata per il 70 per cento del tempo, forse un’adeguata pianificazione per la ricarica non è così impossibile. A livello di tempistiche, se la ricarico nel box di casa con la normale presa di corrente si parla di mediamente 10h di carica per riportarla ad una carica di percorrenza giornaliera. Tesla consiglia di mantenere la carica della batteria fra il 20 e l’80 per cento. Per ora, girano ancora poche auto elettriche o plug-in e quindi è davvero una pacchia! Oltretutto nel comune di Milano, grazie all’agevolazione dell’elettrico, non si pagano parcheggi blu e gialli. Un risparmio immenso! Sia di denaro sia di tempo speso a cercare quelle fastidiose e sempre più rare colonnine per il pagamento.

 

Una delle cose che ho apprezzato maggiormente sono i frequenti aggiornamenti software che vengono proposti e che oltre a darti tante funzioni aggiuntive e miglioramenti permettono sempre di avere un prodotto di ultima generazione nonostante il passare degli anni. Sicuramente questo è il dato più concreto del concetto di valore garantito nel tempo. Le finiture non sono certo da auto tedesca e i sedili in pelle sono riscaldati ma non raffrescati. Detto ciò, la Tesla è un’auto che divide fra amore incommensurato e odio atavico, ma chi la odia è perché non l’ha mai provata!

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