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il foglio mobilità

2021, l’auto che verrà. Istruzioni per l’uso

Umberto Zapelloni

Soddisfazione per gli incentivi, ma serve un piano rottamazione: “Adesso è indispensabile inserire la mobilità nel Recovery fund”

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Dove sta andando la mobilità? Che cosa dobbiamo attenderci dal 2021 che sta per cominciare? Che cosa dovrebbe fare chi ci governa per aiutare un settore così importante per l’economia italiana? Meglio guardare al futuro perché dell’anno che sta per concludersi, con la produzione ferma per mesi, c’è davvero poco da salvare, soprattutto se guardiamo i numeri che ci raccontano un calo del 29 per cento da gennaio a novembre. Le case auto, i costruttori di moto, scooter e di biciclette (quelli che stanno meglio), hanno dimostrato una grande vivacità e una notevole capacità di reazione, ma non potranno restare soli. Il processo verso l’elettrificazione continua, come quello della digitalizzazione con la trasformazione anche di chi le auto le vende nei concessionari.

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Dove sta andando la mobilità? Che cosa dobbiamo attenderci dal 2021 che sta per cominciare? Che cosa dovrebbe fare chi ci governa per aiutare un settore così importante per l’economia italiana? Meglio guardare al futuro perché dell’anno che sta per concludersi, con la produzione ferma per mesi, c’è davvero poco da salvare, soprattutto se guardiamo i numeri che ci raccontano un calo del 29 per cento da gennaio a novembre. Le case auto, i costruttori di moto, scooter e di biciclette (quelli che stanno meglio), hanno dimostrato una grande vivacità e una notevole capacità di reazione, ma non potranno restare soli. Il processo verso l’elettrificazione continua, come quello della digitalizzazione con la trasformazione anche di chi le auto le vende nei concessionari.

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Ma l’auto ha bisogno di un aiuto da chi ci governa, un po’ come capitato con gli incentivi dei mesi scorsi che hanno dato un po’ di ossigeno al mercato. Tra  agosto e settembre sono state rottamate quasi 120 mila auto contro le 20 mila dello stesso periodo nel 2019 con un miglioramento enorme dell’emissione di Co2. Buttare via auto vecchie, inquinanti e pericolose deve essere l’obiettivo prima di raggiungere l’elettrificazione. Questo 2019 chiuderà con  1,4 milioni di auto vendute rispetto al milione e 900 mila dello scorso anno. Se nel 2020 non si tornerà a vendere almeno 1,6 milioni di auto, si perderanno  30 mila posti di lavoro, 20 mila dei quali nel solo settore della distribuzione.  

 

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In soccorso del settore è arrivato un emendamento che farà parte della Manovra 2021. La Commissione Bilancio ha dato il via libera all’emendamento che oggi andrà alla Camera ed entro fine anno  al Senato. Saranno stanziati 420 milioni: 120 milioni saranno dedicati alle auto green, 250 milioni alle Euro 6 e 50 milioni per il ricambio dei veicoli commerciali. Per le auto green varrà per tutto il 2021, per le euro 6 fino a giugno. Incentivi a fronte di rottamazione. Misure necessarie, ma non sufficienti. Un ponte è stato gettato, ma non basterà ad arrivare dall’altra parte...Per capire dove andremo nel 2021, il Foglio Mobilità ha virtualmente convocato attorno a un tavolo un po’ di protagonisti. Provate a illuminarci voi. Fateci capire. 
 

“Ci serve un piano di svecchiamento strutturale che non può essere un mordi e fuggi, ma deve essere almeno triennale. Credo sia fondamentale sottolineare come gli incentivi, oltre a svecchiare il parco, a ridare fiato al mercato e a permettere ai concessionari di sospendere la cassa integrazione dei loro dipendenti non sia costato nulla allo Stato perché ha recuperato totalmente attraverso l’Iva la somma messa a disposizione per sostenere l’acquisto di auto nuove – sottolinea Gaetano Thorel, amministratore delegato di Psa Italia che proporrà una versione alla spina per ogni auto in arrivo nei suoi quattro brand – al governo io chiederei nuovi incentivi e non soltanto per chi vuole acquistare un’auto elettrica. Anche chi acquista una vettura Euro 6 fa del bene all’ambiente, soprattutto se va a sostituire un’auto più inquinante. Sarebbe utile anche incentivare l’acquisto dell’usato, perché   soltanto così potremmo davvero svecchiare il nostro parco circolante”.
 

Una linea che viene sposata da gran parte dei suoi colleghi. “Non possiamo non ricordare – aggiunge Michele Crisci, Presidente dell’Unrae e ad di Volvo Italia – che gli incentivi estivi hanno rappresentato certamente una boccata di ossigeno per costruttori e indotto industriale, ma soprattutto hanno prodotto un indubbio beneficio. Ambiente ed economia hanno dimostrato di poter convivere bene se le manovre sono ben fatte”. Una manovra ben fatta porta benefici a tutti. Alla filiera, ma anche allo Stato. Se rottamo una vettura di 10 anni e la sostituisco anche solo con un Euro 6  faccio un enorme favore all’ambiente. “Senza contare che ogni 100 mila auto vendute il governo incassa mezzo miliardo di Iva”, ricorda Thorel. “Non sostenere il mercato delle auto (quelle fino a 110 grammi/km di CO2 emessa che, come è stato dimostrato nella fase di settembre, risulta essere la più richiesta e a portata di mano delle famiglie) sarebbe stato un grave errore con conseguenze molto pesanti in una situazione, quella italiana, dove i problemi devono essere risolti e non creati in nome di visioni ideologiche”, afferma Radek Jelinek presidente e ceo di Mercedes Benz Italia, che sull’elettrico sta puntando molto e non solo con la Smart che oggi è offerta solo a batteria. 
 

“In un paese dove il parco circolante è tra i più vecchi d’Europa – commenta Massimiliano Di Silvestre, presidente e ad di Bmw Italia che alla fine dell’anno prossimo arriverà ad aver venduto 1 milione di veicoli elettrificati nel mondo dal lancio della i3 nel 2013 e ha l’obiettivo al 2030 di ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli del 40 per cento per chilometro percorso – il sistema di finanziamenti, incentivi e bonus deve essere sfruttato per sviluppare un piano di rinnovamento che sia coerente con una strategia di conversione ecologica e tecnologica verso una mobilità sostenibile orientata al medio-lungo termine”. I grandi costruttori non si sono fermati di fronte alla pandemia. Hanno continuato la loro marcia decisa verso l’elettrificazione della gamma. A novembre le vetture ibride hanno superato il 23 per cento di quota avvicinandosi rapidamente al 29 del diesel e al 31 del benzina. La via è tracciata. “Entro il 2022 il Gruppo Volkswagen metterà sul mercato 27 nuovi modelli – racconta Massimo Nordio, ad di Volkswagen Group Italia – in quest’ultimo periodo ci siamo concentrati sull’elettrico e credo sia fondamentale creare un mercato della mobilità elettrica perché anche se oggi il 98 per cento delle auto vendute sono ancora con motorizzazione termica, il futuro sarà dell’auto elettrica. Noi abbiamo pianificato di diventare carbon neutral entro il 2050 e quindi smetteremo di produrre auto con motori termici nel 2040. Abbiamo fatto investimenti poderosi in questo senso, da parte dello stato vorremmo che fosse rivista la tassazione delle aziende che convertono le loro flotte in elettrico”. Le flotte, le auto aziendali. Già in Italia c’è la tassazione più alta d’Europa.  Da Massimo Nordio a Gaetano Thorel, da Michele Crisci a Massimo De Silvestre, tutti chiedono che l’auto elettrica possa essere scaricata al 100 per cento dalle aziende rispetto al 40 attuale. “Avrebbe senso anche poter scaricare all’80 per cento l’iva per l’acquisto di una vettura plug-in”, il pensiero comune. Sarebbe un aiuto virtuoso, un messaggio importante per svecchiare il parco circolante. 

 
Il primo obiettivo per il 2021 è quello di svecchiare il parco circolante che è decisamente il più vecchio dell’Europa che conta con 11,3 anni di media. In  Gran Bretagna e Francia l’età media è di 9 anni e nel Regno Unito di 8. Una differenza importante che si riflette inevitabilmente anche sul numero delle vittime causate da incidenti stradali. In Italia ci sono 55 vittime ogni milione di abitanti, nel Regno Unito 28, in Germania 37, in Spagna 36. La media continentale è di 48. Un parco circolante vecchio non significa soltanto auto più inquinanti, ma anche auto meno sicure.

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“Quello che non dobbiamo lasciarci sfuggire è la grande opportunità che ci verrà dal Recovery fund che punta molto sulla mobilità verde. Serve un vero piano strategico a lungo termine che intervenga su tre punti fondamentali: 1) una serie di incentivi per le vetture meno inquinanti, abbinata a una rottamazione importante perché non possiamo dimenticare che l’obiettivo deve essere quello di svecchiare il parco circolante; 2) una normativa fiscale che non ci penalizzi più rispetto agli altri paesi europei, soprattutto quando parliamo della detraibilità delle flotte aziendali; 3) un intervento sulle infrastrutture autostradali perché è necessario dotarle di ricariche rapide”, spiega Michele Crisci.

 

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“E’ fondamentale sburocratizzare l’installazione delle ricariche: fast nelle reti autostradali (da 150 kw), colonnine nei punti di aggregazione, nei parcheggi, fori dai multisala, nei centri commerciali, nei supermercati”, aggiunge Gaetano Thorel (qualcosa si sta muovendo, leggete il servizio all’interno sull’accordo Fca-Carrefour). “Il governo potrebbe aiutare il processo anche intervenendo sulle tariffe di ricarica – aggiunge Massimo Nordio –  che nelle colonnine ad alta potenza arrivano anche a 0,80 a kW rispetto alle 0,20- 0,30. Piuttosto che incentivare altri carburanti che in futuro saranno meno utilizzati, e poi serve una rete vera di ricarica ad alta potenza HPC. Sopra i 50 kw non esistono possibilità nelle città italiane”. Non resta che provarci. Tutti insieme.
 

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