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Il Foglio mobilità

La mobilità del futuro vista da chi ci fa frenare

Fabio Tavelli

La visione di Schillaci, ad di Brembo: "Nel 2040 la maggior parte delle auto fabbricate saranno a zero emissioni. Siamo pronti a dare nuove idee ai nostri clienti e diventare solution provider"

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Uscire dalla propria zona di comfort è uno dei quei motti che vanno tanto di moda nelle convention aziendali e motivazionali. Brembo nella sua, meritata, zona di comfort ci vuole rimanere eccome. Ma con qualche significativa evoluzione. Nel pieno rispetto delle distanze e dei protocolli di sicurezza Daniele Schillaci, dal primo luglio 2019 Amministratore Delegato di un’azienda che rappresenta davvero l’eccellenza italiana nel mondo, ci apre le porte di un mondo che va molto oltre pinze e dischi. E la definizione di “solution provider” per inquadrare meglio la visione di Schillaci per i prossimi anni ha bisogno di essere indagata alla fonte. “In inglese si dice step up. Brembo è Brembo, sessant’anni di esperienza riconosciuta a livello mondiale per brand e ingegneria. Quel che sappiamo fare lo facciamo molto bene e questo ci viene riconosciuto dai nostri clienti. Però molte cose stanno cambiando. Il mondo dell’auto negli ultimi cinque anni, e nei prossimi ancor di più, è cambiato maggiormente rispetto ai 30 precedenti. I trend recenti legati all’elettrificazione, la guida autonoma, la connettività e la digitalizzazione stanno richiedendo sforzi immensi alla voce investimenti e risorse”, dice Schillaci.

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Uscire dalla propria zona di comfort è uno dei quei motti che vanno tanto di moda nelle convention aziendali e motivazionali. Brembo nella sua, meritata, zona di comfort ci vuole rimanere eccome. Ma con qualche significativa evoluzione. Nel pieno rispetto delle distanze e dei protocolli di sicurezza Daniele Schillaci, dal primo luglio 2019 Amministratore Delegato di un’azienda che rappresenta davvero l’eccellenza italiana nel mondo, ci apre le porte di un mondo che va molto oltre pinze e dischi. E la definizione di “solution provider” per inquadrare meglio la visione di Schillaci per i prossimi anni ha bisogno di essere indagata alla fonte. “In inglese si dice step up. Brembo è Brembo, sessant’anni di esperienza riconosciuta a livello mondiale per brand e ingegneria. Quel che sappiamo fare lo facciamo molto bene e questo ci viene riconosciuto dai nostri clienti. Però molte cose stanno cambiando. Il mondo dell’auto negli ultimi cinque anni, e nei prossimi ancor di più, è cambiato maggiormente rispetto ai 30 precedenti. I trend recenti legati all’elettrificazione, la guida autonoma, la connettività e la digitalizzazione stanno richiedendo sforzi immensi alla voce investimenti e risorse”, dice Schillaci.

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“Il grande impatto dell’intelligenza artificiale ti dice che tu puoi fare tante altre cose. E unendo a questo la necessità di ridurre le emissioni di CO2 ci ha sollevato una domanda”. Daniele Schillaci è siciliano e si è laureato in Ingegneria delle Tecnologie industriali al Politecnico di Milano ma parla con una cadenza davvero singolare che non ha nulla a che vedere con la Sicilia o la Lombardia. In parte è dovuta al fatto che negli ultimi 20 anni ha lavorato all’estero e ha utilizzato quasi esclusivamente l’inglese. Lingua che offre comunque spunti e vocaboli alla sua attuale narrazione nonostante abbia stabilito la sua residenza a Bergamo Alta. Ma Schillaci è cresciuto in Belgio e in famiglia al 90 per cento l’idioma era ed è francofono. “L’italiano praticamente l’ho imparato a 19 anni quando sono venuto all’Università. Quando mi sono iscritto al Politecnico mi hanno guardato incuriositi perché c’era chi non si capacitava che uno che non parlava italiano si iscrivesse a quella Facoltà. E vi dirò che della prima lezione, era Geometria nello spazio, non è che abbia compreso molto”.

 

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Ma torniamo alla domanda che vi siete fatti. “Un’azienda come la nostra, super-riconosciuta per il suo know-how, come può fare un challenge con se stessa?”. Utilizza proprio il termine “challenge”, sfida. Arriviamo al solution provider? “Esatto. Ci siamo chiesti come possiamo accompagnare, dare supporto anche con nuove idee ai nostri clienti? È arrivato per noi il momento di pensare ad una nuova formula, dove Brembo può diventare partner all’inizio della fase di produzione. Questo da un lato ci consente di esprimere le nostre idee su come vediamo il sistema frenante in quella piattaforma. Nella fase iniziale abbiamo più possibilità di apportare modifiche e miglioramenti rispetto a quando riceviamo un prodotto composto da dodicimila pezzi e ci viene chiesto di realizzare l’impianto frenante. Così facendo avremo tutti dei benefici, compreso quello di evitare possibili duplicazioni attraverso un confronto che permette di avere il prodotto Brembo integrato nella piattaforma sin dall’inizio del processo. Passiamo quindi da una partnership forte, da strong partner, a trusted partner, di fiducia”. È più sfidante come missione, si inserisce in un momento di grande evoluzione complessiva dell’automotive.

 

“A livello tecnologico Giappone, Cina ed Europa sono le aree più sensibili al discorso ambientale e quindi hanno spinto maggiormente sulla riduzione delle emissioni attraverso l’ibrido e l’elettrificazione. Quella in cui siamo entrati la definirei fase di democratizzazione dell’elettrificazione, l’ibrido sarà ancora la “core technology” in questa decade, la “full EV” inizierà la sua fase di volume nella prossima. E poi toccherà all’idrogeno. Nel 2040, massimo 2045, con tutta probabilità la maggior parte delle auto che saranno fabbricate saranno a zero emissioni”. E per quanto riguarda il sistema frenante, è possibile dare un contributo alla riduzione delle emissioni anche attraverso i vostri prodotti? “Certamente. Abbiamo studiato due prodotti ad hoc. Il primo è una molla freno, in italiano non ho trovato una parola migliore di “molla”, e si chiama Enesys, Energy Saving System: accresce l’efficienza degli impianti frenanti dei veicoli e contribuisce a ridurne le emissioni”.

 

E come fa? “Diminuisce la coppia residua dei freni. Il compito di una molla è assicurare che le pastiglie ritornino alla loro posizione originaria nella pinza una volta che il pedale del freno viene rilasciato. In questo modo si evitano indesiderate frizioni residue tra le pastiglie e il disco freno. È una piccola ma efficiente soluzione che favorisce la riduzione delle emissioni di CO2 e dello spreco di energia, garantendo un aumento delle performance del veicolo, a parità di motore, potenza e peso”. E l’altro? “Si chiama Greentive. È un disco freno con un rivestimento applicato con tecnologia High-Velocity-Oxy-Fuel (HVOF) sulla fascia frenante che riduce l’impatto ambientale. È studiato per ridurre l’usura e quindi prolunga significativamente la durata del disco e allo stesso tempo ne riduce le emissioni. Sono soluzioni che possiamo proporre a monte, come solution provider come dicevamo prima. La nostra sfida gliela sintetizzo così: aumentare le prestazioni, ridurre le emissioni e garantire la migliore esperienza di guida con tutti i nuovi prodotti”.

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Una sensibilità ambientale che avete anche nei processi produttivi? “Nel 2019 abbiamo ridotto del 14 per cento le emissioni di CO2. Negli ultimi mesi abbiamo anche accelerato su un altro fattore. Il 30 per cento dell’energia che utilizziamo viene da fonti rinnovabili. E andremo a crescere ancora”. Siete fornitori di sistemi frenanti ai massimi livelli in Formula 1, Formula E e MotoGP. È un’esperienza che in qualche modo vi è utile anche per mercati diversi da quelli delle competizioni? “Ci dà grande aiuto. Per due ragioni. Quando fai parte del mondo delle corse hai un beneficio motivazionale grandissimo per gli ingegneri che studiano soluzioni sempre più innovative. Il secondo fattore riguarda la spinta all’innovazione che ricevi. È uno stimolo ad andare sempre oltre, a cercare sempre di fare meglio.

 

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Brembo da oltre 40 anni è in quell’ottica e questo in azienda si respira. Questo ti dà una spinta mentale davvero incredibile. Le innovazioni vengono poi trasferite sul nostro premium market e questo è un processo continuo”. A casa di chi progetta e costruisce freni non si può non chiedere quanto sia stata brusca la “frenata” causata dalla pandemia. “A livello di business a marzo e aprile abbiamo cercato di capire bene cosa sarebbe stata la seconda parte dell’anno. Avevamo intuito però che in questa fase avremmo avuto risultati migliori e che il terzo quarter sarebbe stato quello del rimbalzo. Ci siamo focalizzati in anticipo e siamo quindi riusciti a intercettare subito la ripresa. Questo ci ha dato fiducia. Prevediamo per il 2021 un mercato globale delle auto a +10 per cento. Con il mercato asiatico costantemente in crescita e un’Europa a seguire”.

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