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Il Foglio mobilità

La 500 non è solo un’auto, ma una lunga storia d’amore

"Rappresenta l’immagine dell’Italia all’estero e in patria. Un oggetto che ci fa battere il cuore tutte le volte che ne osserviamo una". Lapo Elkann scrive per noi

Lapo Elkann

È il simbolo della creatività italiana, della passione e delle maestranze che l’hanno prodotta

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Esistono simboli che appartengono a tutti, che fanno dell’Italia un paese ammirato e desiderato dal resto del mondo. Icone di design ma soprattutto di amore. Tra questi c’è certamente la 500. A lei è toccato rappresentare il nostro paese in tante occasioni e in tanti musei, come ad esempio al Moma di New York. Il fascino della 500 è senza tempo e non conosce confini geografici. È il simbolo della creatività italiana, della passione e dell’impegno delle maestranze che nei decenni l’hanno prodotta. In tutta la sua bellezza e semplicità, la Fiat 500 rappresenta l’immagine dell’Italia all’estero e in patria. Un oggetto che ci fa battere il cuore tutte le volte che ne osserviamo una. Una macchina che, con i suoi fanali e i suoi specchietti retrovisori, potrebbe raccontare l’Italia, la sua storia, le emozioni e le difficoltà che l’hanno attraversata. Racconta storie di amore, di abbracci passionali, di viaggi. E insieme alla storia della nostra amata Italia racconta quella nostra e quelle dei nostri papà e nonni. La 500 è l’Italia e l’Italia è la 500: una storia fatta di tradizione e innovazione che si abbracciano in una danza che percorre la nostra penisola, da nord a sud. Un simbolo che esprime la straordinaria capacità, tutta italiana, di reinventarsi, mantenendo intatti i propri valori e la propria semplicità. Lo testimonia l’utilizzo della 500 nella cinematografia: dalle pellicole di Sophia Loren, Alberto Sordi, Totò alle scene in “Fantozzi contro tutti” e “Notte prima degli esami”, passando anche per i cartoni animati “Cars 2”, “Lupin” e “Dragonball”, fino ad arrivare al film in uscita il prossimo anno, “Mission Impossible 7” con Tom Cruise alla guida di una storica 500 gialla durante un inseguimento a Roma. Uno dei più grandi registi di Hollywood, Francis Ford Coppola, proprio qualche mese fa, l’ha utilizzata come immagine simbolo dell’Italia nella sua lettera di speranza scritta nel periodo più nero del Covid. La 500 è un modello che è stato ripreso anche in altri campi nell’arte, nella musica, nei libri. Un’automobile diventata iconica e immortale, simbolo del genio italico.

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Esistono simboli che appartengono a tutti, che fanno dell’Italia un paese ammirato e desiderato dal resto del mondo. Icone di design ma soprattutto di amore. Tra questi c’è certamente la 500. A lei è toccato rappresentare il nostro paese in tante occasioni e in tanti musei, come ad esempio al Moma di New York. Il fascino della 500 è senza tempo e non conosce confini geografici. È il simbolo della creatività italiana, della passione e dell’impegno delle maestranze che nei decenni l’hanno prodotta. In tutta la sua bellezza e semplicità, la Fiat 500 rappresenta l’immagine dell’Italia all’estero e in patria. Un oggetto che ci fa battere il cuore tutte le volte che ne osserviamo una. Una macchina che, con i suoi fanali e i suoi specchietti retrovisori, potrebbe raccontare l’Italia, la sua storia, le emozioni e le difficoltà che l’hanno attraversata. Racconta storie di amore, di abbracci passionali, di viaggi. E insieme alla storia della nostra amata Italia racconta quella nostra e quelle dei nostri papà e nonni. La 500 è l’Italia e l’Italia è la 500: una storia fatta di tradizione e innovazione che si abbracciano in una danza che percorre la nostra penisola, da nord a sud. Un simbolo che esprime la straordinaria capacità, tutta italiana, di reinventarsi, mantenendo intatti i propri valori e la propria semplicità. Lo testimonia l’utilizzo della 500 nella cinematografia: dalle pellicole di Sophia Loren, Alberto Sordi, Totò alle scene in “Fantozzi contro tutti” e “Notte prima degli esami”, passando anche per i cartoni animati “Cars 2”, “Lupin” e “Dragonball”, fino ad arrivare al film in uscita il prossimo anno, “Mission Impossible 7” con Tom Cruise alla guida di una storica 500 gialla durante un inseguimento a Roma. Uno dei più grandi registi di Hollywood, Francis Ford Coppola, proprio qualche mese fa, l’ha utilizzata come immagine simbolo dell’Italia nella sua lettera di speranza scritta nel periodo più nero del Covid. La 500 è un modello che è stato ripreso anche in altri campi nell’arte, nella musica, nei libri. Un’automobile diventata iconica e immortale, simbolo del genio italico.

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Personalmente, la 500 non è per me un’automobile, ma un amore e in lei si intrecciano ricordi dolci e affettuosi. Una icona che ancora oggi è capace di ispirare e far emozionare il mondo intero, varcando qualsiasi confine. La 500 è anche un intreccio di storie di rinascite. Non solo della rinascita della macchina stessa – era stata messa fuori produzione nel 1975 – ma di un’azienda, la Fiat, che nel 2007 decise di puntare proprio su di lei per la propria rinascita. Il “Cinquino” diventa la Fiat 500 che conosciamo oggi, apprezzata e amata in tutto il mondo per le sue linee morbide e armoniose accattivanti e sexy.

 

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Un modello in grado di competere a testa alta con le auto più lussuose. Chi guida una 500, infatti, non guida una automobile, ma la storia dell’automobile e dello stile italiano. Un oggetto di design, una icona. La 500 racchiude in sé un messaggio di speranza, un segnale di rinascita e di ottimismo: comunica energia, vitalità e speranza in un futuro migliore. La nuova 500 elettrica, conservando sempre la propria tradizione, guarda ancora una volta al futuro – al nostro, a quello di chi verrà dopo di noi e a quello del nostro pianeta – e lo fa innovando la tradizione. Anni fa durante Art Basel parlai con Leonardo DiCaprio dei motori elettrici, sono felice che Olivier Francois, insieme alle donne e agli uomini del team FCA, lo abbiano scelto come testimonial visto che è ambasciatore Onu contro i cambiamenti climatici.  In un momento storico così duro e complesso, abbiamo bisogno, a maggior ragione, di scelte lungimiranti che guardino al futuro senza mai dimenticare le radici.

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