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Il Foglio mobilità

 Ma sarà davvero così l’auto del futuro?

Umberto Zapelloni
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Eppur si muove. E anche tanto. Nell’ultimo periodo il mondo della mobilità ci ha inondati di novità. In cinque anni abbiamo ammirato quello che non avevamo visto nei cinquanta precedenti. Non si può proprio dire che i costruttori, grandi o meno grandi, a due o a quattro ruote, per non parlare di chi studia le auto volanti, siano stati a guardare. Hanno capito che per stare al passo con il mondo che cambiava attorno a loro dovevano darsi una mossa. Anzi una scossa, perché poi è in quella direzione che si va a parare. Stiamo attraversando un momento in cui tutti ci raccontano che si sta andando verso un futuro alla spina. Un futuro elettrico. Prima di arrivarci però ne vedremo ancora delle belle. E magari anche strane.

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L’idea di mobilità urbana di Citroën è di quelle destinate a non passare inosservate, una caratteristica che da più di cent’anni accompagna le novità della casa francese. L’ultima arrivata si chiama Ami, un nome che richiama il passato ma viaggia nel futuro e più che un’automobile è un oggetto di design un po’ squadrato, ma sicuramente simpatico. Guardandola, provandola e trovandola comoda anche per un adulto decisamente ingombrante, la domanda che sgorga spontanea è: “Può essere così l’auto del futuro?”. “La mobilità ormai è diventata un argomento che non è più soltanto l’acquisto del mezzo, ma è la possibilità di dare a tutti una chance di spostarsi in maniera sicura, accessibile e anche in maniera elettrica e quindi sostenibile. La sfida dei costruttori è questa, e lasciatemi dire che, nonostante quel che pensano i politici quello dell’auto è un mondo che ha investito miliardi in questa trasformazione. Basta vedere quante automobili con la spina stanno arrivando sul mercato. Investimenti che dimostrano la volontà di fare questa transizione energetica”, racconta Gaetano Thorel, ceo di Psa Italia, il gruppo di Citroën, Peugeot e Opel che sta preparando la fusione con Fca.

 

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“I progetti in controtendenza sono sempre i migliori. In genere sono quelli che fanno veramente progredire il mondo dell’automobile. Per Citroën, contribuire al cambiamento di questo scenario, è una tradizione. Il design di Ami è quello di un prodotto, non di un’automobile. Un design per cui la forma deve definire la funzione. Ami è stata progettata dall’interno verso l’esterno”, spiega Pierre Leclercq, Direttore Stile di Citroën.

 

Ami è un quadriciclo travestito da automobile. A emissioni zero rispetto alle minicar che invadono Roma, prevalentemente mosse da motori diesel. È lunga 2,41 metri, la metà di un’utilitaria e quasi 30 centimetri meno di una Smart, larga 1,39, alta 1,52 con un diametro di sterzata di 7,20 metri. Dotata di batteria agli ioni di Litio da 5,5 kWh (garantita per 8 anni), raggiunge una velocità massima (auto limitata) di 45 km all’ora, con 75 chilometri di autonomia elettrica e ricarica completa in 3 ore in qualsiasi presa da 220 volt. La si può guidare a 14 anni con il patentino del cinquantino (patente AM). È riscaldata, ma non condizionata in estate. È simpatica (con sette versioni e quattro personalizzazioni), luminosa, spartana (non ha il cruscotto, ma ospita il vostro smartphone) economica: parte da 5.430 euro (Iva inclusa) con ecobonus statale 2020 oppure la si può noleggiare con 1.990 euro d’anticipo e 35 rate da 19,90.  Potete pure ordinarla su internet e farvela consegnare sotto casa (la consegna al piano non è contemplata). Le prenotazioni in Italia partiranno a novembre, le prime consegne a gennaio. “Dietro ad Ami c’è una sfida, c’è una scommessa, ma senza il sostegno di chi ci regola rischiamo di perderla. Ami è prima di tutto una sfida industriale, è un’automobile dal punto di vista tecnologico  con un pianale automobilistico (è costruita in Marocco). Su questo pianale viene costruito un oggetto che occupa mezzo parcheggio, apre il mercato ai quattordicenni, è elettrica, ma si carica  senza bisogno di colonnina, e soprattutto è economica. La vera sfida è una mobilità sostenibile, sicura e accessibile. Per renderla accessibile abbiano dovuto contenere i costi produttivi e così ecco le portiere uguali sia per il guidatore che per il passeggero (quella del guidatore si apre controvento) fari uguali davanti e dietro così come i paraurti, l’assenza del cruscotto sostituto dallo smartphone, una cassa bluetooth a fare da speaker”. Plastica fuori e dentro, tanta, ma sopra una struttura tubolare in acciaio perché se ci mette la firma una casa come Citroën la sicurezza (nonostante l’assenza di airbag) non deve passare in secondo piano.

 

“Noi da soli non ce la possiamo fare a vincere la sfida della mobilità del futuro – conclude Thorel -   Il paese deve fare il suo. Mi auguro che il governo all’interno del PNR  decida di fare qualcosa di serio. Viene da ridere se confrontiamo il numero di colonnine di ricarica in Italia con il nord Europa. Senza un piano di ricarica con colonnine da almeno 100 kW in tutte le autostrade e almeno 20, 30, 40 ricariche là dove ci si ferma come nei centri commerciali, nei cinema, nei supermercati. Più che in mezzo alla strada le colonnine vanno messe nei posti dove la gente si ferma di più”. Con Ami, il cui concept fu presentato nel 2019 a Ginevra per festeggiare i 100 anni della casa, Citroën mette sul piatto una soluzione accessibile per liberare le città dal traffico e ripulire un po’ l’aria.

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Non è ancora il futuro. Ma è un’idea.

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