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I timori di Urbano

Stefano Cingolani

La sfida di Elkann alla sua vecchia Rcs è uno stress test sui gioielli di Cairo. Numeri, sfide e qualche guaio

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Roma. Il 6 maggio Urbano Cairo terrà l’assemblea del gruppo che controlla con poco più del 50 per cento per trarre il bilancio di un anno, il 2019, che è stato difficile, mentre il 2020 s’annuncia terrificante come per tutto il resto dell’Italia. Realista qual è, l’editore ha cominciato annunciando che quest’anno non verranno distribuiti dividendi. E’ una situazione che mette alla prova il suo ottimismo. Nemmeno il Torino con il campionato bloccato gli può dare soddisfazione, lo stop al Giro d’Italia, organizzato dalla Gazzetta dello Sport, fa mancare introiti tra i più importanti, e l’addio alle Olimpiadi cade come un’altra mannaia sul quotidiano. Non solo. Il gruppo concorrente è ormai saldamente in mano a John Elkann, con un nuovo direttore, Maurizio Molinari, destinato a imprimere una svolta a Repubblica in aperta concorrenza con il Corriere della Sera. Cairo è stato molto bravo nel controllare i costi e i debiti che appesantivano la Rcs così come aveva già fatto negli altri comparti del suo gruppo, ma adesso è arrivato alla polpa e sono cominciati alcuni guai. 

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Roma. Il 6 maggio Urbano Cairo terrà l’assemblea del gruppo che controlla con poco più del 50 per cento per trarre il bilancio di un anno, il 2019, che è stato difficile, mentre il 2020 s’annuncia terrificante come per tutto il resto dell’Italia. Realista qual è, l’editore ha cominciato annunciando che quest’anno non verranno distribuiti dividendi. E’ una situazione che mette alla prova il suo ottimismo. Nemmeno il Torino con il campionato bloccato gli può dare soddisfazione, lo stop al Giro d’Italia, organizzato dalla Gazzetta dello Sport, fa mancare introiti tra i più importanti, e l’addio alle Olimpiadi cade come un’altra mannaia sul quotidiano. Non solo. Il gruppo concorrente è ormai saldamente in mano a John Elkann, con un nuovo direttore, Maurizio Molinari, destinato a imprimere una svolta a Repubblica in aperta concorrenza con il Corriere della Sera. Cairo è stato molto bravo nel controllare i costi e i debiti che appesantivano la Rcs così come aveva già fatto negli altri comparti del suo gruppo, ma adesso è arrivato alla polpa e sono cominciati alcuni guai. 

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Le sforbiciate hanno quanto meno incrinato i rapporti con i giornalisti e i dipendenti in genere, facendolo trovare di fronte a una situazione alla quale non è abituato: una vertenza sindacale. I redattori del Corriere della Sera hanno approvato l’accordo per 38 prepensionamenti (circa il 10 per cento dei giornalisti) e cinque giorni di cassa integrazione quest’anno e l’anno prossimo. Le trattative sui 15 prepensionamenti alla Gazzetta chiesti dall’azienda sono riprese in settimana.

 

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Non sono gli unici grattacapi. E’ slittato al 29 maggio l’arbitrato in corso tra Rcs e Blackstone sulla vendita dell’immobile di Via Solferino, contestata dopo l’arrivo di Cairo alla guida del gruppo. Rcs ha chiesto alla Camera arbitrale di Milano di riconoscere la nullità della vendita avvenuta, secondo Cairo, a condizioni inique per Rcs a causa delle cattive condizioni finanziarie in cui versava il gruppo nel 2013, mentre Blackstone ha chiesto alla Suprema corte di New York i danni per l’azione avviata da Rcs, che, a suo dire, avrebbe anche fatto saltare la vendita dell’immobile ad Allianz Real Estate. Un contenzioso che lascia perplessa Intesa Sanpaolo, la banca di riferimento che ha supportato Cairo nella conquista della Rcs e che ha un rappresentante nel cda. I conti in ogni caso sono il primo fra tutti i crucci. Con l’assemblea vedremo i risultati dell’intero anno 2019, quelli dei primi nove mesi non sono buoni.

 

I ricavi complessivi sono scesi da 908,7 a 864,6 milioni di euro e il risultato netto del gruppo da 31,4 a 23,5 milioni; ; si sono ridotti gli introiti anche nei periodici; mentre La7 ha continuato a perdere sia pure un po’ meno: 5,1 milioni di euro rispetto ai 6,1 milioni nello stesso periodo del 2018; lo share medio è stato del 3,75 per cento con un 4,99 per cento in prime time, ma in aumento. Quanto alla Rcs i ricavi, che comprendono anche El Mundo e gli investimenti spagnoli, si sono attestati sui 673 milioni di euro e il risultato operativo si è ridotto da 75,8 a 63 milioni. La recessione che segue la pandemia e la situazione complessiva nella quale si troverà il paese, dalla politica alle banche, dalle imprese alle istituzioni pubbliche, richiederà un ripensamento.

 

Ciò vale forse anche per la linea editoriale. La7, in un passato remoto, aveva dato voce e immagine alla marea nazional-populista che si è infranta contro il coronavirus. Il Corriere della Sera, anche in seguito al suo insediamento socio-geografico, aveva subito aperto le porte ai grillini non demonizzando la Lega di Salvini. Lo sganciamento sempre più evidente di Silvio Berlusconi intenzionato a riprendere in mano quel che resta di Forza Italia, ma soprattutto a offrire una sponda moderata agli elettori di destra, non può non influenzare anche il modo in cui il giornale dei moderati guarda all’Italia e al mondo.

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A mano a mano che l’emergenza lascia il posto alla ripresa, la conflittualità politica riprende il centro della scena. Non è escluso che maturino scelte nuove e complesse che riguardano gli equilibri interni e i rapporti con l’Europa e con gli alleati internazionali a cominciare dagli Stati Uniti. Il Corsera non è solito anticipare, ma sa come cavalcare le onde, evitandone i picchi. E da oggi in poi quell’Italia che teme e rifugge gli estremi potrebbe guardare con curiosità a Rep. Cairo, uomo accorto e intelligente, con un occhio attento alla politica che ha cominciato a tentare anche lui, non può non saperlo.

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