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I consulenti

Andrea Ballarini

Nell'epoca del terziario avanzato (ma anche di quello fresco di giornata), il posto fisso è un relitto preistorico. Molto più eleganti dei precari, infinitamente più cool dei CoCoPro sono i consulenti. Eccovi una scelta di concetti sul tema da spargere con leggerezza urbi et orbi.

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– Consulente è un ossimoro perché è una definizione che non definisce affatto, quindi è inconfutabile, pertanto è perfetta.

– Si diceva che chi sa fare le cose le fa, chi non le sa fare le insegna e chi non sa neanche insegnare, insegna ginnastica. Se non sai neanche insegnare ginnastica puoi sempre fare il consulente. Sotto non c’è più niente.

– I consulenti di comunicazione sono un continente misterioso della struttura industriale che serve per giustificare le proprie decisioni sbagliate.

– Quando uno viene cacciato dalla sua azienda una volta diventava un segato, oggi, un consulente. Dissertare sulle implicazioni lacaniane connesse.

– Per essere credibile, in ogni discorso un consulente deve usare almeno tre espressioni inglesi di cui c’è l’equivalente in italiano. Il suo compenso è direttamente proporzionale al numero di espressioni inglesi di cui il cliente ignora il sgnificato.

– Evitare sempre di usare termini usurati. Per esempio, evitare come la peste “outsourcing”; disseminare piuttosto i propri discorsi di perifrasi tipo “la fase di backsourcing è prematura”.

– Rammentare l’espressione, misto di scetticismo e rispetto, del finanziere che ha letto su un vostro documento “Professione: consulente”. Contestualmente bofonchiare qualcosa sul trattato di Schengen.

– Oggi si dice di qualcuno “fa delle consulenze” come una volta si diceva “ha la sifilide”. Convenirne.

– Junior consultant, Chief consultant, Senior consultant. Contrariamente alla letteratura, una certa ridonanza dell’aggettivazione nel mondo del business è fondamentale.

– Subito dopo essere diventati Market entry consultant essersi iscritti a un corso di inglese per sapere che cosa si era diventati e che cosa si poteva aspirare a diventare. Dirlo suggerisce signorile disincanto nei confronti dei riti del business.

– Quando parlo con il mio consulente di comunicazione mi torna sempre in mente una frase di Flaiano che diceva: “Quando lei si spiega con un esempio io non capisco più niente”.

– La letteratura è piena di delinquenti che dopo una vita dedicata al crimine sono diventati consulenti della polizia. Avanzare l’ipotesi che ciò possa spiegare anche il fenomeno del trasformismo in politica.

– Ci sono comuni dove le spese per i consulenti sono talmente alte che, tolte quelle, il comune si troverebbe in condizioni molto migliori.

– La consulenza è l’arte di spiegare al cliente quello che sta pensando.

– Ogni consulente sa che il principio di non contraddizione è una cazzata.

– Osservare che ogni consulente disprezza al massimo grado tutti i propri simili posiziona come sapidi osservatori della realtà aziendale. Contestualmente accennare vagamente a un libro sul tema a cui state lavorando.

– Considerare che le palesi assurdità di un consulente si chiamano provocazioni rivela consuetudine con il sulfureo linguaggio della comunicazione aziendale.

– Ho fatto il consulente per una vita ma non ho mai avuto il coraggio di dirlo a mio padre.

– Rimpiangere i vecchi capitani d’industria di una volta, che non conoscevano il marketing ma che sapevano come far andare le cose. Onde evitare sospetti di nostalgismo dirlo tenendo bene in vista l’iPad.

– Anche se durante una presentazione un consulente sta sonnecchiando, i movimenti delle sue pupille rivelano la vorticosa attività cerebrale volta a individuare qualcosa che non gli piaccia. Questa fase è detta tecnicamente fase REM (Rapid Eye Movements).

– Nella vita la vera svolta è diventare consulente di qualcosa.

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