La terribile nostalgia del Cav. che unisce tutti gli anti berlusconiani
Le lettere al direttore del 14 giugno. Chi ha scritto a Claudio Cerasa
Al direttore - Tra una apologia intelligente e una cieca denigrazione di Silvio Berlusconi scelgo sempre la prima. Perché è comunque sideralmente lontana dalla miseria umana e morale da cui nasce la seconda. Parafrasando un aforisma di Alberto Arbasino, da quando il modello è il talk-show, ci sono opinionisti che “non devono più curare princìpi o contegni o idee. Scriveranno solo battute”.
Michele Magno
Appunto dedicato agli opinionisti che più che occuparsi di idee si occupano di battute. Lo hanno descritto come un nemico della democrazia e ci ha lasciato l’alternanza. E’ stato accusato di essere un illiberale e ha trasformato il mercato in un sinonimo di libertà. E’ stato descritto come l’erede di Trump ma ha passato la sua vita a combattere gli estremisti. E’ stato descritto come un populista ma negli ultimi anni ha dato un contributo incredibile per combattere il complottismo. Sono concetti semplici. Che dovrebbero essere facilmente compresi anche dalle grandi e arbasiniane categorie di anti berlusconiani: le brillanti promesse della polemica, i soliti stronzi della zizzania, i venerati maestri dei girotondi. Tutti accomunati oggi da un sentimento comune: una terribile nostalgia del Cav.
Al direttore - Greenpeace, Wwf e Legambiente commissionano a un paio di società di consulenza uno studio che risponda alla domanda: “E’ possibile arrivare in Italia al 100 per cento di energie rinnovabili?”. Indovinate cosa rispondono i consulenti. Ovviamente sì. E come poteva essere diversamente? Quindi squilli di tromba. Peccato che si dimentichino i promotori di specificare alcune cose. In primo luogo l’esercizio riguarda la sola energia elettrica che alla data prevista, il 2035, dovrebbe rappresentare secondo gli scenari Ue poco più del 30 per cento dell’energia totale. Il resto ovviamente andrà alle fonti fossili. Quindi ben lontani dallo sbandierato 100 per cento rinnovabile. Per arrivare a questo risultato vengono ipotizzate quantità di solare, di eolico onshore e offshore che non verranno mai raggiunte entro il 2035. Praticamente bisognerebbe moltiplicare per 10 le installazioni annue delle due tecnologie per i prossimi 12 anni. E con un’occupazione di suolo e di mare francamente insopportabile. Si ipotizza poi una produzione di idrogeno di proporzioni bibliche, oggi siamo praticamente a zero, e, infine, l’importazione di 60 TWh di energia elettrica (prevalentemente nucleare) quando non ne produrremo a sufficienza. Ma la cosa più interessante è che da nessuna parte c’è scritto quale sarebbe il prezzo in bolletta in un simile scenario. In pratica lo studio dice: se si realizzano tutte le condizioni (impossibili) che io desidero e siete disposti a pagare quanto serve (quanto?) saremo in grado di produrre con le rinnovabili poco più del 30 per cento dell’energia italiana. Un bel risultato, non c’è che dire.
Chicco Testa