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lettere al direttore

Politici di destra e sinistra critici coi rispettivi teppisti. Che aspettate?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Vale nella vita pubblica e nella vita privata: “Il moralista, impegnato a predicare la virtù, difficilmente troverà il tempo di praticarla” (Roberto Gervaso, “La volpe e l’uva”, 1989).
Michele Magno

Non male anche il corollario: “Il giornalismo che fa troppa morale è il giornalismo più immorale”.

   


    

Al direttore - Vorrei solo ricordare al talentaccio da urlo Michele Masneri, che ci ha deliziato, insieme al genio Minuz, con un paginone sabato sull’ossessione italiana per la casa, spiritoso e istruttivo, il titolo della sua fantastica, elegante rubrica settimanale nel Fogliuzzo: Terrazzo. Case, design, profili architettonici e interior decoration sono raccontati con una verve e una curiosità impagabili, ho un ricordo indelebile della visita alla magione marittima caprese di Curzio Malaparte, arcitaliano, sulle scogliere di Capri. Anche Malaparte, come Michele, in tema di ossessione ha fatto la sua parte. Siamo un paese speciale, un superbonus dai tempi della Domus Aurea. Baci 
Giuliano Ferrara

       


       

Al direttore - Una proposta illuminista ma anche irriverente. A Firenze studenti di destra presenti in numero preponderante durante un volantinaggio picchiano due studenti di sinistra. A Milano questi appendono dinanzi a un liceo l’effigie a testa in giù di Meloni e Valditara e a Roma bruciano la corona di fiori in ricordo del ragazzo missino Paolo Di Nella ucciso nel 1983. Per fortuna non sono gli anni 70 in cui arrivavano moribondi in ospedale giovani accoltellati dai fascisti e altri sprangati dai compagni dieci contro uno. A ogni episodio  più o meno grave, lo schieramento politico colpito o comunque vicino alle vittime lancia slogan sdegnati e quello opposto “condanna” anch’esso con un po’ più di imbarazzo. Apparentemente comunque tutti sono concordi nel rifiutare la violenza fisica e simbolica come strumento di lotta politica. A questo punto basterebbe una dichiarazione di condanna pubblica da parte di entrambi i campi, una sola, definitiva e anticipata, delle gesta presenti e future dei più beceri seguaci dell’uno e dell’altro. Almeno si sgombrerebbe l’informazione politica da propaganda rituale e di basso rango e i mass media da parole inutili. Per lasciare questi episodi, come deve essere, alla polizia, alla magistratura e alla cronaca nera. Funzionerebbe? Forse. Tutto sta in quell’apparentemente.
Guido Salvini

Proposta saggia. Politici di destra critici, senza sbavature, quando a fare danno sono i teppisti di destra e politici di sinistra critici, senza furbizie, quando a fare danni sono i teppisti di sinistra. Dove si firma?

    


 

Al direttore - “Una Repubblica fondata sulle querele contro i giornalisti” è il titolo di un lungo articolo sul quotidiano Domani firmato dalla ricercatrice Sielke Beata Kelner. Non c’è una riga, una parola per le querele e le richieste di danni che magistrati e giudici presentano quotidianamente per farsi la seconda casa o rinnovare il salotto o la barca. Della vera casta Beata non si occupa. Beata lei… 
Frank Cimini

   


 

Al direttore - La manifestazione di Firenze, come da copione, ha segnato in modo plastico che la “ricomposizione” politica, culturale ed elettorale della sinistra italiana è stata celebrata e ufficializzata. Del resto, con la recente e straripante vittoria della Schlein ai gazebo, quella era la rotta del Pd e delle molte “sfumature” di rosso che compongono quel campo. Al di là delle eventuali diversità programmatiche con il partito populista per eccellenza, cioè i 5 stelle, è ritornato di colpo protagonista il vecchio slogan del Pci “nessun nemico a sinistra” con la facile conclusione che il cosiddetto “campo largo” di lettiana memoria è già di per sé definito. Con la consueta carovana al seguito dei soliti conduttori televisivi, opinion leader, comici da talk-show ed esponenti della sempreverde società civile. Ora, è di tutta evidenza che, al di là di ogni polemica o forzatura, il ruolo e lo spazio dei popolari, dei cattolici popolari e sociali non può che volgere al centro. O meglio, a chi nell’attuale contesto italiano pensa di rideclinare una vera e credibile “politica di centro”. Che, innanzitutto, significa mettere in crisi un “bipolarismo selvaggio” che rischia di sfociare, come l’esperienza concreta sta persino platealmente confermando, in quella triste e cupa esperienza degli “opposti estremismi”. E, in secondo luogo, riscoprire e rilanciare un patrimonio culturale e politico che è anche sinonimo di cultura di governo. Certo, tutto ciò non può avvenire all’interno di un campo politico che è ideologicamente definito e culturalmente escludente, al di là dei pronunciamenti ufficiali e delle frasi di rito. E l’elezione della Schlein, sotto questo versante, ha indubbiamente fatto chiarezza. Ma una “politica di centro” e una “cultura di centro” nel nostro paese non possono prosperare in “partiti personali” o di semplice emanazione del “capo”. E’ necessario costruire un luogo politico plurale, riformista, democratico e di governo dove il centro non sia un luogo statico, geografico e trasformista ma, al contrario, un elemento politico dinamico, innovativo e fortemente contemporaneo.  Questo, oggi e domani, sarà il ruolo politico dei popolari e dei cattolici sociali, cioè di una cultura e di una tradizione che sono state decisive in tutti i tornanti più delicati della storia democratica del nostro paese. 
Giorgio Merlo

   


 

Al direttore - Sul Foglio, Adriano Sofri ha scritto che gli ebrei in Israele hanno compiuto un “pogrom” contro gli arabi di Huwara. Una premessa, quanto avvenuto è un crimine odioso e inaccettabile (e il fatto che dalla cittadina araba fossero partiti gli assassini di due ragazzini israeliani non giustifica). Torniamo ai pogrom. Il ribaltamento di ruolo delle vittime in carnefici ha un indubbio fascino narrativo, difficile resistervi. Eppure a caratterizzare i pogrom non era solo la violenza selvaggia compiuta contro una minoranza (allora gli ebrei), ma il fatto che questo non comportasse conseguenze per gli assalitori. Oggi invece lo Shin Bet, il servizio segreto israeliano dedicato alla sicurezza interna, sta cercando i responsabili per sottoporli a processo. Alcune persone sono già state arrestate. I lettori sanno che in democrazia le indagini e la giustizia richiedono più tempo di quello necessario a scrivere articoli. Saluti. 
Yasha Reibman