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LETTERE

Un governo “no Putin” è  incoraggiante, uno “nì vax” non è promettente

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - “Sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità” (Giorgia Meloni nel suo discorso alle Camere). Mi basta (per il momento) questa frase. Grazie.
Michele Magno


Una frase importante, ripetuta ieri anche nella replica al Senato, così come una frase importante, per capire dove si andrà a scaricare nei prossimi mesi il magma populista meloniano, riguarda le parole della premier sui vaccini. “Non c’erano certezze – ha detto Meloni – che i vaccini facessero bene ai ragazzi di 12 anni ma li abbiamo vaccinati, quando tutti erano d’accordo che a loro facesse bene lo sport ma gli abbiamo impedito di farlo. Abbiamo impedito una cosa sulla quale c’erano certezze e obbligato un’altra in cui non c’erano evidenze”. Avere un governo “no Putin” è molto incoraggiante. Avere un governo “nì vax”, però, non è molto promettente. 


Al direttore - C’è del metodo in questa follia? La domanda, dopo l’incredibile notizia della nomina dell’economista Mariana Mazzucato, abortista convinta, a membro della Pontificia accademia per la vita, sorge spontanea. In effetti, se volessimo provare a unire i puntini riguardanti alcune delle nomine avvenute negli ultimi anni tra i sacri palazzi, il quadro che emerge è fin troppo chiaro; un quadro che sta lì a testimoniare tutto lo stato confusionale (per usare un eufemismo) in cui versa la Chiesa. E, quel che è peggio, uno stato confusionale forse non casuale. Sorvolando sul fatto che non risulta, come dire, di immediata comprensione la nomina, in un organismo pontificio come la Pav, anche di un professore musulmano  dell’università Al Azhar, il punto è che quella della Mazzucato è solo l’ultima (per ora) di una serie di nomine che hanno creato non pochi imbarazzi anche tra i semplici fedeli: potremmo citare quella dell’economista Jeffrey Sachs, le cui posizioni in materia di aborto sono ben note, a membro ordinario della Pontificia accademia delle scienze sociali. Ora è chiaro che qui la questione va ben oltre l’imbarazzo e lo sconcerto per la scelta in sé di nomi evidentemente inadeguati in quanto in aperto contrasto con l’insegnamento della Chiesa; il tema vero è un altro, e riguarda il perché di tali scelte, quali la motivazione, quali gli obiettivi. E allora se è vero che a pensar male si commette peccato ma spesso ci si azzecca, spiace dirlo ma quanto meno sorge il sospetto che tali scelte siano parte di un disegno più ampio che punta – in nome di un approccio “situazionista” all’insegna dei “sì, ma” e dei “no, però” e di una pastorale inclusiva fatta di “accoglienza”, “ascolto” e “accompagnamento” – al bersaglio grosso ossia a cambiare proprio l’insegnamento della Chiesa su aborto, contraccezione, omosessualità, eutanasia, fecondazione artificiale, ecc., di fatto smantellando in maniera sistematica l’impianto teologico e antropologico messo in piedi principalmente da san Giovanni Paolo II. Anche per questo sarebbe forse il caso di dire le cose come stanno. Sciogliendo una volta per tutte il dubbio (dubium, in latino) se la Chiesa ritenga tuttora validi, a prescindere dalla contingenza storica e la (presunta) complessità del reale e bla bla, gli insegnamenti sulle materie suddette cristallizzati nel catechismo e in altri atti. Oppure no. E’ una domanda semplice, non serve girarci intorno. Ma la confusione anche basta, grazie.
Luca Del Pozzo

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