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lettere

Il caso Matzneff e la Francia in procinto di diventare un po’ fascista

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa 

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Al direttore - Molti anni fa un maturo pedofilo e poeta, pedofilo e poeta come altri nella lunga storia e vita della letteratura e della cultura, ma speciale per tatto e sensibilità contemporanei, ha educato all’amore, al sesso e alla letteratura una quattordicenne vivace, e lo fece senza scandalo in una società consenziente, a partire dalla famiglia e dal giro alto di lei, borghese parigina. Questo pedofilo e poeta, di nome Gabriel Matzneff, ha scritto una quantità illustre di romanzi e diari e cronache culturali pubblicati dai grandi editori e giornali francesi. In essi, oltre al resto, il suo eterno racconto del proprio vizio assurdo, l’amore per le minori (e i minori) di sedici anni, amore vero, con rotture riconciliazioni scambi carnalità educazione reciproca paideia, e all’occasione mercificazione dell’amore. Tre anni fa una ormai matura dirigente editoriale, Vanessa Springora, ha voluto distruggere il suo antico amore assoluto entro e oltre la memoria pubblicando un libro di successo: “Le consentement”, “Il consenso”. Nel libro c’è la sua versione di dopo, dove scompare l’amore, testimoniato con gelosa esclusività da una quantità di materiali della sua incubazione letteraria all’epoca, e resta un dominio allora invisibile, capovolgendo fatti e documenti del tempo passato. Fatti documenti e affetti furono rimessi in pagina in un libretto tuttora innamorato, “Vanessavirus”, che il Ganimede di un tempo le ha dedicato, dopo essere stato scacciato per sempre dalle lettere francesi e dalla società che lo aveva gratificato di accudimento, e di apprezzamento, per decenni, sapendo tutto quel che lui ha voluto far sapere della sua vita, cioè tutto. Nessuno, a eccezione di un editore libertario italiano benemerito, Liberilibri di Macerata, ha voluto pubblicare la replica di Matzneff alla sua amante di tanti anni fa, la spiegazione sine ira ac studio di un reciproco consenso che fu evidentemente possibile, una mania senza smanie. Ora Matzneff è più che un paria, un esiliato, un recluso in patria, un uomo rinnegato dagli amici più cari tranne una mezza dozzina di intrattabili, uno scrittore censurato e ritirato dalle librerie con onta, Matzneff è un vecchio in magnifica lotta per la sopravvivenza. Un editore piccino ma libero aveva deciso di pubblicare i suoi “Derniers écrits avant le massacre”, “Ultimi scritti prima del massacro”, una raccolta di rubriche civili e letterarie scritte per il Point, famoso settimanale parigino. Questo è il risultato. “Comunicato stampa di La Nouvelle Librairie. Siamo costretti a rinviare sine die la pubblicazione dei ‘Derniers écrits avant le massacre’ di Gabriel Matzneff, raccolta delle sue rubriche apparse in Le Point. Alcune reazioni sono del tutto fuori misura. Mentre la libertà d’espressione si ritrae pericolosamente, La Nouvelle Librairie vuole farsene garante. Ma non può tuttavia accettare le minacce di morte seriamente indirizzate al suo personale, che ha il dovere di proteggere. Gli appelli alla distruzione fisica della Librairie si sono già moltiplicati, come mostrano le nostre vetrine regolarmente devastate. Abbiamo sempre fatto fronte. Ormai questa degradazione sbocca in un effettivo pericolo. La nostra avventura collettiva come la sopravvivenza dei nostri collaboratori sono in gioco. Ecco perché, con tristezza, dobbiamo soprassedere alla pubblicazione dei ‘Derniers écrit avant le massacre’. Per la sicurezza fisica dei nostri impiegati, senza rinnegare i nostri princìpi e convinti di fare la scelta giusta. Firmato. Les éditions de La Nouvelle Librairie”.
La Francia che accenna a vigilare su di noi è in procinto di diventare un paese intollerante, illiberale e un poco fascista? Con molti cordiali saluti. 

Giuliano Ferrara

Non ricordo più in quale paese nacque quel filosofo, Voltaire se non sbaglio, che diceva: “Non sono d’accordo con quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. #AllonsEnfantsDeLaLiberté.


 

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Al direttore - Ci sono tanti modi per fare politica, cioè per occuparsi, in scienza e coscienza, del bene pubblico. Da oggi lo farò nel ruolo di segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi. Un grande onore e al tempo stesso una grande responsabilità. Mai come in questa fase storica si avverte la penuria di quei fattori che fecero di Einaudi l’indimenticato “presidente della ricostruzione”: il realismo, la competenza, l’equilibrio, la naturale predisposizione al confronto, il senso profondo delle istituzioni. L’Italia è alle prese con colossali problemi interni e internazionali. Problemi destinati ad aggravarsi se affrontati con superficialità o con demagogia o sopravvalutando il ruolo dello stato. Sarà cura della Fondazione inclinare alla realtà il dibattito pubblico secondo il “metodo liberale” attingendo dalla cassetta degli attrezzi einaudiani gli strumenti di volta in volta più utili e sviluppando quella vocazione alla ricerca economica, politica e sociale che le è propria.
Andrea Cangini, 
segretario generale 
della Fondazione Luigi Einaudi

In bocca al lupo.

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