Draghi parla di “pupazzi prezzolati” e solo uno gli risponde. Indovina chi?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa. Le lettere del 20 settembre 2022 

Al direttore - Oro di Mosca. Excusatio non petita, accusatio manifesta.
Luca Marroni

Effettivamente il mistero resta. Draghi ha parlato di pupazzi prezzolati della Russia. Senza fare nomi. E chi ha risposto a Draghi, mostrando grande indignazione? Solo un politico. Avete indovinato quale? 


   
Al direttore - Aggiungo all’interessante analisi di ieri sulla probabile e inedita affermazione di due partiti “scissionisti” (FdI e Terzo polo) tale da configurarli come “i protagonisti di un’Italia futura”, un ulteriore elemento di riflessione. La Seconda Repubblica è morta e sepolta. Siamo all’inizio di un nuovo ciclo politico, ma, a eccezione del Terzo polo, l’offerta è la stessa di prima, con antichi difetti oggi esaltati in uno sconcertante bipopulismo. Non può funzionare. E’ chiaro che l’attuale sistema politico si disarticolerà ed è chiaro che l’unica novità di questa campagna elettorale (Carlo Calenda) diventerà il perno di, come ha vaticinato, “un’Italia futura”. Un’Italia consegnata non alla demagogia ma al buon senso.
Andrea Cangini, senatore di Azione

  

Vedo però un problema, caro Cangini. L’attuale sistema politico si potrà disarticolare solo a condizione che entri in sofferenza chi vincerà le elezioni. Ma secondo lei un Parlamento più piccolo, con un gruppo parlamentare maggiormente controllato rispetto al passato, offre maggiori o minori garanzie che questo possa accadere? Risposta esatta. A meno che lei non abbia visto in questi giorni sondaggi che io non ho visto. Un caro saluto.


  

Al direttore - L’attuale scenario di crisi geopolitica ed energetica ha evidenziato la necessità di accelerare sulla transizione ecologica. La lotta al climate change e la decarbonizzazione dei consumi sono obiettivi imprescindibili che richiedono impegno e risorse. L’Europa impone target sfidanti a cui anche l’Italia deve tendere sfruttando soprattutto le proprie “materie prime”. Mai come oggi è necessario un cambio di paradigma che contribuisca a incrementare l’autonomia del nostro paese.  Secondo quanto rileva il Position Paper “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti, le nostre materie prime”, realizzato da A2A insieme a The European House-Ambrosetti, il nostro paese è al secondo posto in Europa per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio mentre si trova solo al 23esimo per autonomia energetica, producendo appena il 22,5 per cento dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5 per cento. Tali fonti, laddove attivate, consentirebbero di ridurre notevolmente la nostra dipendenza dall’approvvigionamento estero. Lo studio evidenzia come la valorizzazione di tutte le opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti, coerentemente con le prospettive di elettrificazione dei consumi e di efficientamento, porterebbe il nostro paese a quasi triplicare i livelli attuali di autonomia energetica (da 22,5 a 58,4 per cento) con un incremento di circa quattro volte rispetto a quanto registrato negli ultimi 20 anni. Secondo i dati raccolti, infatti, l’Italia ha ancora ampi margini di crescita alla luce di tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere: è in grado di aumentare la produzione da fonti di energia rinnovabili di 105,1 GW di energia solare (quasi 5 volte la capacità odierna), 21,1 GW di energia da fonti eoliche (quasi 2 volte la capacità oggi installata) e 3,3 GW di energia idroelettrica (oltre il 20 per cento in più di quanto utilizzato al momento). Non solo acqua, sole e vento: i rifiuti rappresentano la quarta materia prima autoctona e una loro corretta gestione può contribuire a ridurre le emissioni di CO₂, promuovere il riutilizzo di materia in ottica circolare, abbattere il conferimento in discarica e abilitare generazione elettrica. Il nostro paese presenta oggi un’opportunità di recupero energetico da rifiuti (urbani e speciali) e fanghi di depurazione di oltre 8 milioni di tonnellate. Il trattamento di questa quantità addizionale potrebbe avviare un 55 per cento aggiuntivo di produzione elettrica derivante dalla termovalorizzazione rispetto al 2020, superando così i 7 TWh, pari a circa il 2 per cento dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana. Ad esempio, lo sviluppo di impianti per la produzione di biometano, derivante dai rifiuti solidi urbani e dagli scarti generati dai comparti agroindustriali, permetterebbe di valorizzare risorse attualmente non sfruttate e generare circa 6,3 miliardi di metri cubi di gas, un valore corrispondente all’8 per cento del consumo nazionale e al 22 per cento della quota importata dalla Russia nel 2021. La valorizzazione, a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle fonti energetiche rinnovabili e degli impianti per l’Economia circolare disponibili a livello locale, del recupero energetico dai rifiuti e della produzione del biometano consentirebbero di sviluppare il pieno potenziale dell’Italia, di colmare quel gap che ancora persiste tra i territori e di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione ecologica che l’Europa impone. 

 
Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2a
 

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