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Lettere

La politica e la folla: leadership o followship? Di solito la prima

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - Gustave Le Bon (1841-1931) fu una singolare personalità della cultura del suo tempo. Medico, scienziato, inventore, esploratore, autore di numerosi trattati di medicina, antropologia, fisica, fotografia, equitazione, archeologia, etnologia e pedagogia, nel 1895 diede alle stampe un volume, “Psicologia delle folle”, che nei primi trent’anni del Novecento gli procurò una fama internazionale. Nella società moderna, questa la sua tesi, i governanti devono fare i conti “con una potenza nuova, la più recente sovrana dell’età moderna: la potenza della folla”. E nella folla “le attitudini coscienti, razionali e intellettuali dei singoli individui si annullano, e predominano i caratteri inconsci”. Così, quando è assorbito dalla folla, l’individuo “scende di parecchi gradini nella scala della civiltà. Isolato, era forse un individuo colto; nella folla è un istintivo, e dunque un barbaro. Ha la spontaneità, la ferocia, e anche gli entusiasmi e gli eroismi degli esseri primitivi”. Le Bon considerava la maggior parte dei capi politici “retori sottili, che mirano all’interesse personale e cercano il consenso lusingando i bassi istinti”. Lo stile retorico più efficace, quindi, si basa sull’affermazione secca, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, e sulla sua ossessiva ripetizione. Solo così è possibile influenzare la folla, che è un agglomerato di persone geneticamente predisposto a lasciarsi suggestionare da parole, formule e immagini estremamente semplificate. Questa capacità di colpire l’immaginazione della folla è risolutiva nelle elezioni politiche. Il candidato può promettere “senza timore le più imponenti riforme. Le promesse esagerate producono sul momento un grande effetto e non impegnano affatto per l’avvenire”, perché l’elettore non si preoccupa mai di sapere se l’eletto ha rispettato i suoi impegni. Non solo il futuro ma anche il presente ha un cuore antico, insomma, soprattutto in un un paese che vanta (dopo la Turchia) il più alto tasso di analfabetismo funzionale dell’area Ocse.
Michele Magno

 

Il problema della folla, caro Magno, non è la folla in sé, ma è ciò che la politica sceglie di fare di fronte alla folla. E le scelte di solito sono due: o guidare la folla (leadership) o farsi guidare (followship). E la storia d’Italia ci dice che la politica, di solito, la folla in un modo o in un altro, quando è al governo, sceglie di governarla, non di assecondarla. Ottimismo!

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Al direttore - Siamo nel pieno di una crisi di sistema e agli albori di un nuovo ciclo politico. Ostinarsi a scimmiottare il bipolarismo della cosiddetta Seconda Repubblica, pur sapendo che ha fallito la propria missione e che le attuali coalizioni sono prive di mordente e dominate dalla demagogia, è un inganno. Anche se, per pavidità, i partiti del bipopulismo non hanno voluto cambiare la legge elettorale, sono convinto che la maggior parte degli elettori voterà con logica proporzionale. E che molti sceglieranno l’unica novità in campo: il Terzo polo, quello della concretezza e del buon senso.

Andrea Cangini, senatore eletto con Forza Italia, in Azione dopo aver votato la fiducia a Mario Draghi

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