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La via per semplificare gli appalti. Ci scrive il presidente dell'Anac

Giuseppe Busia ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - L’eccesso di regole in Italia è un problema serio e reale. La priorità per tutti – governo, Parlamento, amministrazioni pubbliche, autorità indipendenti – deve essere quello di semplificare, e non creare altre norme. Come Autorità nazionale anticorruzione, abbiamo posto la semplificazione della Pubblica amministrazione quale linea guida del nostro operato. I provvedimenti che da tempo cerchiamo di portare avanti vanno in tale direzione. Uno di questi, importantissimo, è la riduzione delle stazioni appaltanti. Oggi in Italia esistono 42.657 stazioni appaltanti e centrali di committenza (di cui operative 39.429, con oltre 100.000 centri di spesa), dove ciascuno bandisce gare e gestisce appalti, pur senza averne le competenze economiche, informatiche e dimensioni operative di scala per spuntare prezzi favorevoli e svolgere le gare al meglio per l’interesse pubblico. Per questo l’Autorità, sulla spinta del Pnrr, attraverso un protocollo d’intesa governo-Anac, è stata incaricata di individuare i criteri per la qualificazione delle stazioni appaltanti, delineando aspetti di qualità, efficienza, professionalizzazione, che portino a un accorpamento della domanda, a un rafforzamento delle stazioni appaltanti e a una riduzione conseguente del loro numero. Insomma, chi è in grado di fare acquisti per dimensioni e capacità professionali, procederà ad acquistare. Gli altri saranno spinti ad accorparsi o a rivolgersi a quelle in grado di farlo. E’ questo un punto qualificante del Pnrr che, finora, in decenni nessun governo era riuscito a portare avanti. Va tenuto presente che ciò è stato chiesto espressamente dall’Unione europea, da realizzare come uno degli obiettivi del Pnrr prima della riforma del Codice degli appalti. A legislazione vigente, questa è, nei fatti, una semplificazione dell’articolo 38 del Codice appalti. Va ricordato, infine, che tale procedura seguita da Anac insieme al governo Draghi, attraverso uno specifico tavolo di lavoro all’interno della cabina di regia sugli appalti, non ha effetti cogenti, ma  – attraverso un percorso partecipato – serve a comprendere quali stazioni appaltanti posseggano requisiti per essere qualificate. Cosa che avverrà poi con il nuovo Codice degli appalti. Ridurre il numero di stazioni appaltanti serve a spendere meglio a vantaggio della collettività. E’ costruire Buona Amministrazione. Credo sia una battaglia da vincere. Serve una svolta sugli appalti pubblici, dicendo basta all’eccesso di regole. Una battaglia che Anac ha fatto propria da tempo. Cordialmente.
Giuseppe Busia
presidente 
Autorità nazionale anticorruzione

 

La riduzione del numero delle stazioni appaltanti, come ha ricordato ieri il Foglio, va nella giusta direzione. Ma la riduzione e la semplificazione delle regole sugli appalti resta la via maestra, caro presidente. Lo è per le imprese e per i cittadini, le cui aspettative di avere opere ben fatte in tempi ragionevoli sono finora rimaste insoddisfatte. E nella lentezza della burocrazia, sugli appalti, il ruolo di Anac purtroppo non è irrilevante. Grazie per la sua lettera.

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