FdI insegue gli estremisti portoghesi. Un proporzionale per Draghi

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa. Le lettere di martedì 1 febbraio 2022

Al direttore - Elezioni presidenziali 2022. Un solo eroe: il peone.
Giuliano Cazzola

  

Un Parlamento cuor di peone.


 

Al direttore - Mi permetta di tornare sul vostro commento “Modello East End”, pubblicato nell’edizione dello scorso 27 gennaio, con il quale il suo giornale suggerisce l’idea di “guardare al quartiere londinese per rinnovare le periferie romane”. Innanzitutto una precisazione: la città dei 15 minuti è esattamente l’opposto di quello che l’articolo attribuisce  alla nostra amministrazione e alla “sinistra romana”, ossia “trasportare la periferia a Trinità dei Monti e al Colosseo”. Al netto dell’impegno costante dell’amministrazione a migliorare il trasporto pubblico locale, soprattutto su ferro, lo slogan della “città dei 15 minuti” con cui il sindaco Roberto Gualtieri e la coalizione del centrosinistra hanno impostato la campagna elettorale non si riferisce affatto a un più veloce collegamento tra le periferie e il centro. La “città in 15 minuti” si basa invece proprio su pratiche di riqualificazione e ricucitura con cui rendere i quartieri periferici “luoghi più attrattivi, anche fisicamente”, portando i servizi essenziali dentro e vicino a ogni quartiere. La “città in 15 minuti” è una città della prossimità, dove per avere un asilo nido, una palestra, un presidio sanitario, un ufficio pubblico, un luogo di coworking, luoghi di aggregazione culturale o sociale non ci si deve spostare necessariamente in centro o altrove.  Portare i servizi vicino ai cittadini può rendere la città più sostenibile e migliorare significativamente la qualità della vita. Il compito non è facile, ne siamo consapevoli, si tratta di una trasformazione profonda con cui sviluppare un assetto policentrico rimasto in passato nelle migliori intenzioni. Ma è una sfida possibile, che può davvero cambiare Roma e la vita di tutti i romani, soprattutto di quei 700 mila, per lo più giovani coppie con figli, che vivono fuori dal Grande Raccordo Anulare. 
Andrea Catarci 
assessore al Decentramento e ai Servizi per la Città dei 15 Minuti


 

Al direttore - Giornate difficili ma una buona notizia: il voto in Portogallo. Gli alleati della sinistra radicale votarono contro la legge di Bilancio 2022 del governo di Antonio Costa, sostenendo fosse timida e poco redistributiva: inevitabili la crisi del governo e le elezioni anticipate. Il premier socialista, che i sondaggi davano in grande difficoltà, si rivolse ai portoghesi chiedendo loro di giudicare le sue scelte e di sostenerlo nella convinta apertura del paese all’Unione europea il cui sostegno era indispensabile per fronteggiare la pandemia e rilanciare l’economia. I portoghesi hanno fatto chiarezza con il loro voto: i socialisti superano il 41 per cento dei voti e sconfiggono la destra populista, la destra estrema ottiene poco più del 7 per cento dei voti. Comunisti, Verdi e il Blocco di sinistra che avevano condotto al voto anticipato giungono entrambi a stento al 4 per cento. I socialisti conquistano la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Riformismo e buon senso, le doti di Antonio Costa… e  dei socialisti lusitani.  Forse dalle nostre parti c’è da riflettere, o no?
Umberto Ranieri

  

A proposito di lezioni portoghesi. Fratelli d’Italia ha espresso le sue congratulazioni al partito Chega! Chega è un partito estremista. Di estrema destra. Il partito è guidato da André Ventura. André Ventura, due anni fa, ha proposto una votazione – per fortuna poi ritirata – sulla possibilità di rimuovere le ovaie alle donne che abortiscono. Dimmi che estremista followi e ti dirò che estremismo insegui. 


 

Al direttore - Sette anni di Draghi sarebbero stati un sogno. Sette anni di draghismo con Mattarella possono essere una buona consolazione. Ma a questo punto mi domando: non sarebbe ora di iniziare a lavorare a uno schieramento, un rassemblement, un’unione per la maggioranza “presidenziale” (sponda Palazzo Chigi), per non parlare di un partito che proponga Mario Draghi primo ministro per il quinquennio 2023-2028?
Vittorio Aldo Cioffi

  

Scommetterei più su un proporzionale per Draghi che su un partito per Draghi.

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