Meno maggioritario farlocco, più proporzionale concorrenziale. Converrebbe a tutti

Le lettere al direttore Claudio Cerasa dell'8 settembre 2021

Al direttore - Vabbè Zan, pure Salvini diceva sempre bacioni.
Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Dal 1994 non abbiamo mai avuto un bipolarismo serio, di tipo europeo. Il bipolarismo a cui aspiravano quegli esponenti dei partiti della Prima Repubblica che dettero vita prima alla Lega per l’uninominale (1987) e poi ai referendum elettorali. L’operazione politica Mani pulite impedì il libero dispiegarsi di un processo di riforma del sistema politico che la caduta del Muro e la legge maggioritaria avrebbero potuto produrre. Anziché un bipolarismo di tipo europeo, ne è scaturito un singolare bipolarismo basato su due anomalie: da una parte gli eredi del Pci che, grazie alla via giudiziaria, non fecero i conti con la propria storia, dall’altra Berlusconi che, pur dando rappresentanza alla maggioranza degli italiani che ne era rimasta priva, portò con sé il suo enorme conflitto di interessi. Due anomalie che si sono scontrate in termini muscolari, dando vita a coalizioni tanto ampie quanto poi incapaci di governare, che non sono mai riuscite a produrre una compiuta riforma del sistema politico-istituzionale, con la reciproca legittimazione dei due schieramenti, nonostante i molteplici tentativi messi in atto; e che alla fine hanno prodotto il collasso di quel bipolarismo, avvenuto prima con le elezioni del 2013 e, definitivamente, dopo il fallimento del referendum costituzionale del 2016, con le elezioni del 2018. Il bipolarismo che si vorrebbe far ora sopravvivere è basato su coalizioni di partiti profondamente incompatibili su temi fondamentali, come ha sottolineato efficacemente Marco Taradash su Linkiesta. L’ibrido sistema elettorale a turno unico oggi vigente consente di mascherare queste incompatibilità, esaltando oltretutto le componenti più estremiste e populiste. Si tratta, pertanto, non solo di una caricatura del bipolarismo – che richiede schieramenti coesi, omogenei e responsabili – ma di un vero e proprio inganno a danno degli elettori. Un inganno che occorre assolutamente cercare di sventare. A maggior ragione per non pregiudicare l’opera di salvataggio dell’Italia che il governo presieduto da Mario Draghi sta realizzando, grazie al suo riformismo ragionevole e determinato, pragmatico e non ideologico e alla sua autorevolezza internazionale. Ed è evidente che la sua capacità di agire e di incidere sul presente e sul futuro del paese possono essere svolte efficacemente solo nella veste di premier. L’Italia può avvalersi di uno statista riconosciuto oltre i confini nazionali, candidato dopo la Merkel a svolgere un ruolo di leadership anche a livello di Unione europea. Sarebbe autolesionismo puro rinunciarvi in nome di un ingannevole bipolarismo bipopulista. Per queste ragioni ritengo che occorre assolutamente cambiare l’attuale legge elettorale. La strada maestra, più seria e lungimirante, sarebbe quella di adottare un sistema uninominale maggioritario a doppio turno, capace di dare peso e centralità al voto dell’elettorato non estremista e più responsabile. La conquista di questo voto decisivo potrebbe avere profondi effetti sugli attori partitici, inducendoli a scelte più equilibrate, meno identitarie e settarie, sia sul piano programmatico che su quello della selezione delle candidature. Ma, data l’evidente impossibilità di ottenere questo obiettivo nei prossimi mesi, rimane solo un’altra strada. Pur avendo dato a suo tempo un contributo risultato determinante per la stessa ideazione e per il successo del referendum per l’uninominale-maggioritario, ritengo anch’io che in questa fase politica occorra adottare il sistema proporzionale con l’eliminazione di quella parodia di collegi uninominali presente nella legge elettorale vigente. In questo modo si consentirebbe almeno agli elettori di compiere scelte più consapevoli e meno costrittive, e al presidente della Repubblica e al Parlamento di esercitare quei poteri di formazione del governo e di accordo della fiducia previsti dalla Costituzione, senza il condizionamento di finte colazioni elettorali.
Peppino Calderisi


La scrematura delle minchiate politiche oggi, caro Calderisi, passa proprio da qui: più competizione, meno union sacrée. Meno maggioritario farlocco, più proporzionale concorrenziale. Converrebbe a tutti. E chissà che prima o poi non lo capiscano anche Enrico Letta e Matteo Salvini.

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