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Ma la vaccinazione non doveva essere uguale in tutte le regioni?

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 17 marzo 2021

Al direttore - Calenda con “evidente la scelta di rompere” perché candidano Gualtieri farebbe già ridere di suo.
Giuseppe De Filippi

  


 

Al direttore - Intrigante l’articolo di Giacomelli sull’insidia della verità come opinione bollinata dai governi. Anch’io consiglierei prudenza. C'è un campo, però, su cui sono i governi a certificare supinamente le opinioni correnti, anche quando queste invadono, con la propria verità, le loro prerogative: ecologia, energia, clima, nucleare civile. Si può osservare un generale conformismo e passività dei governi, un'accettazione supina delle opinioni esterne, mediaticamente prevalenti, laddove questi temi informano politiche, scelte, incentivi, tasse e decisioni pubbliche? Prendiamo la border tax ecologica: deve dirlo Biden, ai governi europei, che è un colossale autodafé economico?

Umberto Minopoli

 


 

Al direttore - Vedo molte riflessioni interessanti sulle lezioni ricavate dalla pandemia. Ma c’è una lezione che i politici non mi sembra che abbiano colto. Ovverosia: come si può pensare di affrontare una pandemia mondiale a livello regionale? Già ha poco senso a livello europeo, figuriamoci se poi i governatori di regione scelgono di vaccinare seguendo agende diverse. Mi sembra una pazzia. O no?
Luca Torrini

 

Lo è. Le cito a questo proposito un caso incredibile scoperto in questi giorni. Se va sul sito della regione Toscana, governata da Eugenio Giani (Pd), scoprirà che le priorità scelte per vaccinare i cittadini sono quantomeno bizzarre, per non dire assurde. Dal 9 febbraio, la Toscana ha aperto le prenotazioni per i vaccini per il personale degli uffici giudiziari (!) mentre ha aperto solo un mese dopo (il 10 marzo) le prenotazioni per chi ha tra i 76 e i 79 anni. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano al ministero della Salute. E sarebbe interessante sapere che fine ha fatto una vecchia idea del ministro della Salute: rendere omogenea la campagna vaccinale senza creare disomogeneità incomprensibili tra regione e regione.

   


 

Al direttore - I quotidiani ieri hanno pubblicato la notizia che la procura di Catania ha avviato un'indagine per i supposti effetti letali del vaccino AstraZeneca. Dai giornali risulta che il reato per il quale si procede è quello di cui all’art. 443 c.p., “Commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti”. Il virgolettato attribuito al procuratore Zuccaro lascia, a dir poco, interdetti: “L’obiettivo della nostra indagine è raccogliere dati su questo aspetto particolare e provare a dare un contributo alla scienza. E così spazzare via tutte le diffidenze attorno a un vaccino che è indispensabile”. Io, ingenuamente, ancora pensavo che i fascicoli penali si aprissero per indagare su un reato e assicurare alla giustizia i rei. L’inchiesta con finalità di ricerca scientifica ancora mi mancava.

Cordiali saluti.
Vincenzo Meli

 
Nel cortocircuito tra magistratura e politica c’è un passaggio ulteriore che va considerato e che spiega quanto ha pesato anche sulle scelte dell’Italia su AstraZeneca l’attivismo della magistratura. Nel nostro paese, l’Aifa ha deciso la sospensione su input del governo, il cui input è avvenuto non solo in seguito alla decisione tedesca ma anche in seguito ai sequestri dei Nas voluti dalla procura di Biella, che ha aperto un procedimento penale contro ignoti per omicidio colposo dopo la morte di Sandro Tognatti, il professore di clarinetto morto la notte di sabato scorso alcune ore dopo la somministrazione del vaccino anti Covid prodotto da AstraZeneca. La stessa procura ha ordinato il sequestro preventivo d’urgenza sull’intero territorio nazionale del lotto ABV5811. Il giorno del sequestro preventivo la procura ha diffuso la seguente nota: “Il provvedimento cautelare è stato attuato in quanto, sebbene allo stato non vi sia alcuna evidenza scientifica che permetta di stabilire con certezza la sussistenza di fattori causali o concausali tra la somministrazione del vaccino AstraZeneca e il decesso di Tognatti Sandro, tuttavia, la concomitanza temporale tra il decesso del predetto e la somministrazione del vaccino rientrante nel lotto ABV5811, unitamente all’assenza di patologie pregresse o concomitanti gravi, non può escludere – allo stato – la sussistenza di nesso eziologico tra i due fenomeni e la conseguente ravvisabilità del delitto ipotizzato”. Ieri l’autopsia su Tognatti ha escluso un qualche segno che permetta di collegare la morte alla vaccinazione. Una domanda sorge spontanea: fino a quando la politica si rassegnerà, in una fase delicata come quella che stiamo vivendo, a delegare il controllo della campagna vaccinale alla magistratura e non alle autorità sanitarie competenti? E’ gradita una risposta.

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