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Mattarella cambia marcia al Parlamento. “First reaction: choc!”

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - Siamo già al Draghi 2?
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Siamo già al Draghi 2?
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Si dice che il Quirinale abbia ancora una volta salvato la situazione. Già: ancora una volta. Ma non sarà forse proprio la variabile funzione quirinalizia di “camera di compensazione” delle crisi istituzionali a dare alla politica italiana un eterno alibi deresponsabilizzante? Se lo scioglimento delle Camere fosse il ricatto realmente posto ai partiti dal sistema stesso in caso di mancata maggioranza, e non la strumentale strategia del Machiavelli di turno – se, cioè, l’esito obbligato di una crisi fosse “tutti a casa” e non “tanto ci pensa il presidente” – forse la durata media e la stabilità delle legislature italiane aumenterebbero sensibilmente. Il Quirinale svolge la funzione delle rotelle alla bicicletta, che ti fanno pedalare senza paura di cadere. Ma finché non togli le rotelle, finché non hai davvero paura di cadere, e di farti male, non potrai mai dire di sapere andare in bicicletta. Forse è il momento di chiedersi, ereticamente, se nella storia dell’instabilità governativa italiana l’eterno ruolo di cuscinetto svolto dal Quirinale, più che una soluzione, sia stato una causa.
Filippo Savarese 

 

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La metafora della bicicletta è buona, ma ho l’impressione che il ruolo del Quirinale, oggi come in passato, sia più simile a una marcia più che a una rotella. E se ci si pensa bene oggi Sergio Mattarella, offrendo il nome di Mario Draghi a questo Parlamento, quello fa: indica una strada non solo per restare in piedi, e non cadere, ma anche per provare a cambiare marcia e iniziare a correre.


 

Al direttore - In fondo, Renzi non ha fatto altro che applicare la legge di Truman: “Se non li puoi convincere, confondili”.
Michele Magno 

 

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“L’uomo è creatura frivola e disordinata e, forse, come il giocatore di scacchi, ama soltanto il processo del raggiungimento del fine, e non il fine in sé”. (Fëdor Dostoevskij, “Memorie dal sottosuolo”, 1864, a proposito di mosse del cavallo).

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Al direttore - Sulla crisi ero convinto che il gioco non valesse la candela, che fossero molto più consistenti i rischi di consegnare il paese alla destra-destra che gli improbabili vantaggi di avere un governo migliore di quello “dimissionato”, nel contesto  politico come l’attuale. Se l’operazione Mario Draghi avrà successo bisogna riconoscere a Matteo Renzi di avere portato a termine in un breve arco di tempo due iniziative apparentemente impossibili. Nell’estate del 2019, imponendo il Conte 2 a un Pd riottoso e frastornato, Renzi capitalizzò e stabilizzò in un risultato politico l’autogol del Papeete. Oggi, avendo sabotato qualsiasi riedizione della stessa maggioranza con il medesimo presidente del Consiglio, Renzi ha praticamente avviato il commissariamento del Parlamento eletto del 2018 che – già a maggioranza sovranista e nazionalista – si troverà a votare la fiducia e a sostenere un esecutivo in cui saranno europeisti anche i gatti di Palazzo Chigi.
Giuliano Cazzola 

 

Come direbbe oggi Massimo D’Alema: first reaction, choc!

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