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La Memoria e le saggezza di Mattarella sulle parole che portano odio

Le lettere del 28 gennaio al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - Romanizzare gli europeisti.
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Romanizzare gli europeisti.
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Non avevo bisogno di visitare Auschwitz o Dachau per capire cos’è l’orrore. Ma ho sempre sentito dentro di me, fin da bambina, la necessità di vedere quei luoghi, respirare quell’aria, sentirne l’odore. E così ho fatto, a tappe. Visitare quei luoghi, specialmente Birkenau, mi ha fatto scoprire una cosa nuova: mi ha resa consapevole dell’enormità dell’orrore. Spesso pensiamo al male come qualcosa di nascosto nel buio profondo, qualcosa di isolato, una deviazione. Invece a Birkenau il male domina lo spazio. Il male ha vissuto alla luce del sole, come se fosse la normalità in una distesa infinita, spesso ricoperta di neve. L’orrore in una distesa di bianco immacolato. Oggi è il Giorno della memoria. La mente umana per natura tende a dimenticare. In particolare modo tende a dimenticare ciò che non serve alla propria individuale sopravvivenza. E dunque spesso le commemorazioni sono vissute come una forzatura dell’uomo evoluto. Per capire che il male è sempre lì davanti ai nostri occhi, nascosto o disteso su una coltre bianca infinita, occorre essere vigili, sempre. Ecco perché il Giorno della memoria non può essere una semplice commemorazione.


Serve a ciascuno di noi, serve a tutti noi insieme. Ascoltare le testimonianze come quella di Sami Modiano, che più di tutti mi ha colpita, è un insegnamento di vita che non può essere trascurato. Quando il padre di Sami, prima di lasciarsi andare nel campo di Auschwitz, ha detto a Sami “tu ce la devi fare”, gli ha di fatto consegnato una missione, quasi impossibile, e Sami, da solo a soli 14 anni, ce l’ha fatta. Sami Modiano ha poi dedicato la sua vita agli altri, consegnando a tutti noi una sola, decisamente più semplice missione: quella di non dimenticare. Poca cosa in confronto alla sua. Tutti insieme, possiamo, dobbiamo farlo.

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Manuela Repetti


Sergio Mattarella, ieri, nel suo intervento dedicato alla Giornata della memoria, ha usato parole molto belle, che ci aiutano a riflettere su cosa vuol dire, oggi, avere memoria di ciò che è accaduto prima del 27 gennaio del 1945, i giorni, le settimane e i mesi precedenti all’arrivo delle truppe dell’Armata rossa ad Auschwitz. “La memoria – che oggi celebriamo qui e in tante altre parti del mondo – non è, dunque, gettare lo sguardo su una fotografia che sbiadisce con il trascorrere del tempo. Ma un sentimento civile, energico e impegnativo. Una passione autentica per tutto quello che concerne la pace, la fratellanza, l’amicizia tra i popoli, il diritto, il dialogo, l’eguaglianza, la libertà, la democrazia. Nei giorni scorsi Edith Bruck ha detto che ‘sull’Europa intera sta tornando una nuvola nera’. Confido che non sia così, anche per la fiducia nella grande, storica costruzione di pace rappresentata dall’Unione europea, nata dando centralità alla persona umana, sulla base dell’amicizia tra i popoli del continente e mettendo in comune il loro futuro. Ma quell’appello, quell’avvertimento non va dimenticato. Sta a noi impedire che quel che – di così turpe – è avvenuto si ripeta. Sta a noi vigilare e guidare gli avvenimenti e trasmettere alle future generazioni i valori della civiltà umana”. E per farlo bisogna ricordarsi, dice Mattarella, che “le parole, specialmente se sono di odio, non restano a lungo senza conseguenze”. Avere memoria, oggi, significa anche questo.



Al direttore - La senatrice Tatjana Rojc prestata dal Pd al nuovo gruppo Europeisti Maie Centro Democratico: comodato d’uso a titolo gratuito o oneroso?
Michele Magno

 

Prestito con diritto di riscatto (butta male per i responsabili). Prestito che però porta a fare anche delle riflessioni di un certo tipo, di natura più politica che calcistica (per quelle basta Conte, nel senso di Antonio). Tema: ma se il gruppo dei così detti responsabili è stato creato con così tante difficoltà pur in presenza in Parlamento di un numero non indifferente di parlamentari in cerca di ricollocazione europeista non sarà mica che coloro che dovevano formare questo gruppo dei responsabili hanno fatto di tutto per renderlo non il più forte possibile ma il più debole possibile, per creare un trappolone all’avvogado del bobolo?

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