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La favola dell’Italia indisciplinata e le ferite lasciate dalle scuole chiuse

Le lettere al direttore del 22 dicembre 2020

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Al direttore - Conte: “Sapevo tutte le domande della verifica in anticipo”.
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Conte: “Sapevo tutte le domande della verifica in anticipo”.
Giuseppe De Filippi

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Al direttore – Si è detto che l’Italia avrebbe mostrato il peggio di sé in questo weekend. Non mi sembra sia successo.
Luca Bartoni

  
A proposito di Italia indisciplinata: i controlli delle forze dell’ordine nella giornata di domenica, nell’ambito delle misure anti Covid, sono stati 76.206, i sanzionati sono stati 903, poco più dell’uno per cento. Non ci dovrebbero essere dunque dubbi sul fatto che non sia così difficile oggi scegliere chi tra governo e cittadini è più disciplinato e più responsabile. 


 

Al direttore - Leggiamo il Prof. Ricciardi sul tenere le scuole chiuse anche a gennaio e chiudere di nuovo “tutto”. Poveri i nostri figli che rischiano di fare quattro mesi di scuola invece di diciotto, in un momento delicatissimo per il loro sviluppo, poveri le centinaia di migliaia di ristoratori, commercianti, albergatori e lavoratori autonomi: i soggetti a oggi più colpiti dall’epidemia, insieme ai loro collaboratori, dipendenti, fornitori e… fornitori dei fornitori. Abbiamo la sensazione che si continui a fare lo stesso errore di impostazione originale del processo di decisione. Quando consideri che le variabili di scenario siano date e dai per certo che il vaccino arriverà presto (qualcuno ci scriveva già dei libri), che il virus non muterà in peggio e che i costi dei lockdown siano temporanei, hai già sbagliato. Se si fosse modellato (come era possibile fin da maggio) il rischio di ritardo del vaccino (AstraZeneca è in ritardo per l’errore del trial e Moderna e Pfizer vaccineranno prima l’America) più il rischio (piuttosto annunciato) di mutazione del virus, più il costo (piuttosto evidente) del lockdown allora sarebbe emerso che la soluzione meno peggiore non era chiudere tutto ma proteggere i fragili a casa e aprire le scuole e il resto con protocolli veri e non con soluzioni discutibili come i banchi a rotelle, investendo su protocolli e impianti di protezione indoor e dei trasporti (invece che su monopattini e rubinetti salva acqua) e ovviamente sulla Sanità, oggetto di tagli negli anni per l’incapacità di esprimere le priorità della spesa pubblica. Adesso è tardi e si reiterano gli stessi errori, peggiorando la situazione senza mai mettere in discussione l’approccio di base. Intanto gli inglesi vaccinano 250 mila persone al giorno. Noi aspettiamo le primule con l’Europa.
Stefano Firpo 
Beppe Russo

   

Ancora oggi è molto difficile dire che la scuola sia un luogo sicuro al cento per cento. Ma quando si parla di istruzione il ragionamento dovrebbe essere diverso e bisognerebbe chiedersi un’altra cosa: lo stato sta facendo di tutto oppure no per evitare di scaricare sulla scuola le inefficienze mostrate nella gestione della pandemia? Occorrerebbe dunque ribaltare la questione e ragionare sulla stessa questione su cui ha ragionato con intelligenza Agostino Miozzo sul nostro giornale: il problema non è vedere se la scuola è pericolosa o meno, il problema è attivare tutte quelle risorse necessarie a identificare, monitorare, isolare tempestivamente i positivi, a scaglionare quanto più possibile gli studenti sui mezzi di trasporti, ricordando che ogni giorno di scuola perso è una piccola ferita creata nel futuro del nostro paese.
 

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