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Sì dell’Fda. Il vaccino corre, ma l’Italia è pronta o no a vaccinare gli italiani in anticipo?

Le lettere del 9 dicembre al direttore del Foglio Claudio Cerasa

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Al direttore - La scelta è vasta, i virologi intasano le librerie. Avanti così e il prossimo Premio Strega lo fanno allo Spallanzani.
Gino Roca

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Al direttore - La scelta è vasta, i virologi intasano le librerie. Avanti così e il prossimo Premio Strega lo fanno allo Spallanzani.
Gino Roca

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A proposito di virologi. Parlavo ieri al telefono con un virologo che in questi mesi di pandemia non ha sbagliato praticamente nulla, ovvero Roberto Burioni, e conversando con lui sul tema dei vaccini in arrivo si ragionava attorno a una questione che diventerà dirimente nelle prossime ore: se l’iter di approvazione dei vaccini dovesse essere più rapido del previsto, l’Italia è pronta o no ad accelerare la sua campagna di vaccinazione? La Fda ieri ha dato il suo prima via libera per il vaccino Pfizer-BioNTech. L’Ema potrebbe rilasciare la sua autorizzazione prima della fine dell’anno. La Germania ha già fatto sapere di essere tecnicamente pronta ad avviare la sua campagna di vaccinazione già dal prossimo 15 dicembre. Ieri su questo giornale il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, ha detto che l’Italia potrebbe iniettare le prime dosi, su alcuni volontari delle categorie più a rischio, a metà di gennaio. Dal 15 dicembre a metà gennaio sono però trenta giorni. E avere trenta giorni di ritardo per i vaccini significherebbe avere sulla propria coscienza centinaia di persone che potrebbero evitare di ammalarsi se solo ci fosse un piano per i vaccini più veloce ed efficiente rispetto a quello che ha oggi l’Italia. Commissario Arcuri, siamo pronti o no ad anticipare la campagna di vaccinazione se l’Ema anticiperà il suo sì sul vaccino? Risposta gradita. E grazie.



Al direttore - Sui dati dei contagi nelle scuole italiane c’è grande confusione. E purtroppo quando c’è grande confusione le probabilità di fare delle scelte corrette – a tutela della salute e del diritto all’istruzione – si riducono. Ieri, sul tuo giornale, Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, parla di “articoli di stampa orrendi”, che avrebbero origine da “numeri improbabili” che non hanno “alcuna referenza, né validazione scientifica”. Poiché Miozzo fa riferimento a un articolo di Wired, mi corre l’obbligo di qualche precisazione. Rispetto ai dati che parlano di 65 mila contagi nelle scuole tra il 14 settembre e il 31 ottobre, li abbiamo ottenuti con un’istanza di accesso agli atti presentata al ministero dell’Istruzione. Se quindi sono sbagliati, speriamo per eccesso, è al ministero sopra citato che si deve guardare. Wired non ha mai scritto che i 65 mila contagi siano avvenuti a scuola. Anzi, ha specificato che non è possibile dimostrarlo. E non è possibile farlo per come è strutturato il dataset ricevuto, che aggrega i dati su base comunale. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e lo stesso Miozzo hanno spiegato che i “dati veri” li ha in mano l’Istituto superiore di sanità. Perciò Wired ha presentato una domanda di accesso agli atti anche all’Iss, ma finora non ha ottenuto risposta (per legge si dovrebbe invece consentire l’accesso). Non basta poi affermare, come fanno Azzolina e Miozzo, che i “dati veri” dell’Iss sono diversi da quelli che il ministero ha girato a Wired; bisogna mostrarli. La scienza ha abbandonato il principio di autorità dai tempi di Bacone e Galileo. Di più: è incompatibile con i valori alla base di una democrazia liberale. Salute e diritto all’istruzione. E’ quello che Wired chiede alle istituzioni. Noi li abbiamo a cuore. Speriamo che governo e Cts siano dalla nostra parte. Con competenza e trasparenza.
Federico Ferrazza, direttore di Wired

 

Caro direttore, grazie della lettera. Mi sembra che Miozzo però non contesti quei dati, ma contesti il modo in cui sono stati usati. Il vostro articolo riporta tutto con attenzione, ma andando a rileggere il titolo del vostro pezzo (“Wired ha ottenuto i dati sui contagi nelle scuole. Sono stati segnalati 65 mila positivi”) mi viene da dire che quell’articolo è stato presentato per offrire un effetto opposto a quello negato in questa lettera: lasciare intendere che quei contagi siano avvenuti a scuola. Un abbraccio e complimenti per tutto.

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