PUBBLICITÁ

Il Natale degli italiani: più Miozzo, meno Boccia-Franceschini, grazie

Le lettere del 25 novembre al direttore Claudio Cerasa

PUBBLICITÁ

Al direttore - Piste rosse!
Giuseppe De Filippi

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Al direttore - Piste rosse!
Giuseppe De Filippi

PUBBLICITÁ

 

Al direttore - Ma veramente, in piena pandemia, l’Italia sta discutendo di dove andare a sciare a Natale?
Luca Nattoni

Ieri su Twitter il nostro David Carretta ha offerto uno spunto di riflessione interessante, mettendo da una parte una frase di Agostino Miozzo (“Attenzione al Natale o la terza ondata sarà una certezza”) e dall’altra parte una frase del ministro Francesco Boccia rilanciata dal ministro Dario Franceschini (“Molti italiani non ci saranno a Natale. Con 600 morti al giorno è fuori luogo parlare di cenone”). Nel primo caso, vi è un messaggio che punta sulla responsabilizzazione dei cittadini (Miozzo) nel secondo caso vi è un messaggio che punta sulla colpevolizzazione collettiva (Boccia-Franceschini). Il primo messaggio lo si usa quando i propri interlocutori vengono trattati da adulti. Il secondo quando i propri interlocutori vengono trattati da bambini. Più Miozzo, grazie.

PUBBLICITÁ

 

Al direttore - Sono stupito del dibattito che si è creato intorno alla posizione di Forza Italia che al contrario mi sembra chiara e permeata da un pragmatismo rivolto a dare risposte concrete agli italiani e ai settori economici in estrema difficoltà. Come ribadito dal presidente Berlusconi, è da 26 anni che Forza Italia, sia che fosse nella maggioranza, sia all’opposizione, ha anteposto l’interesse nazionale alle convenienze di partito. E l’interesse nazionale ora è uno soltanto: risarcire i “dimenticati” di questa pandemia economica oltre che sanitaria, come autonomi, commercianti, partite Iva, artigiani. Accompagnarli nella ripresa. Chiediamo che le risorse del prossimo scostamento di bilancio vengano destinate a queste categorie, così come a un semestre fiscale bianco e al pagamento dei debiti della Pa, conditio sine qua non per votare favorevolmente in Parlamento. Tradotto in un linguaggio che non poggia sulla strategia partitica ma sulla responsabilità: lavorare con chi oggi governa il paese e prende decisioni per il bene degli italiani. Dal segretario del Pd Zingaretti a Matteo Renzi passando per l’ala dialogante e non “violenta” del M5s abbiamo raccolto l’invito a lavorare insieme, ora vogliamo nei fatti riscontrare questa apertura. Il momento storico impone un nuovo modo di pensare la politica, la crisi economica impone invece l’urgenza di darsi obiettivi prioritari da realizzare, il senso di responsabilità infine impone una condivisione delle scelte con l’obiettivo di mettere a sistema le misure economiche più efficaci. I cittadini non vogliono polemiche e teatrini, ma risposte. E Forza Italia si spende solo per questo. Non per una poltrona, non per fare da stampella a un governo distante dalla nostra storia e dai nostri valori. Ma per vedere approvate le nostre battaglie liberali che non sono solo un elemento identitario ma riteniamo essere la ricetta giusta per far ripartire il paese. Immaginiamo difatti che ci sarà una naturale convergenza da parte degli alleati di coalizione sulle proposte economiche da noi presentate perché di buon senso e identitarie per il centrodestra. Meno tasse, meno burocrazia, risarcire chi è rimasto indietro. Facciamone una bandiera comune e richiamiamo il governo alla responsabilità di attuare la nostra visione di politica economica. In gioco c’è il futuro dell’Italia che a oggi, tra un debito pubblico “cattivo” insostenibile, mance e bonus ha perso la strada della ripresa. Più che responsabili siamo sfacciatamente concreti e collaboriamo responsabilmente per salvare il tessuto economico e produttivo del paese, non il governo.
Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia

Viva il nuovo Nazareno!

 

Al direttore - L’attenzione che il Foglio pone alle vicende politico-economiche del paese si è soffermata sulla relazione del Copasir sul campo bancario-finanziario, della quale sono stato relatore. Il suo giornale sostiene la tesi che “a dispetto dei timori del Copasir” si vada creando un asse italo-francese nel campo della finanza, in nome della concorrenza e del libero mercato, con buona pace dei nostri timori, liquidati sostanzialmente come “sovranisti”. Potrei replicare che, almeno per lo scrivente, il sentiment del lavoro non è stato quello del sovranismo, ma quello del patriottismo. Ma non è questo il focus su cui riflettere. Quanto invece sul fatto che stiamo vivendo in una fase diversa, sia rispetto al mondo chiuso della seconda metà del Novecento (che generò un sistema bancario a fortissimo controllo pubblico) sia rispetto alla “belle époque della globalizzazione” (che avviò e determinò la fase della aggregazione per privatizzazione del credito). Oggi siamo nell’èra del “capitalismo politico”, per dirla con Max Weber, nel quale i mezzi della produzione e del credito sono sì privati, ma sono influenzati dagli stati. Soprattutto quando entra in campo la sicurezza nazionale. Non esiste solo il pil come unità di misura della potenza, ma tornano in campo questioni culturali, asimmetrie, divari, antiche aspirazioni che si combinano a nuovi desideri di egemonia. Dalla Cina alla Turchia, dalla Russia agli stessi Usa. Pensare che “è il mercato bellezza!” è ingenuo. Esisterà pure una strada intermedia tra il Leviatano pubblico e la mano invisibile eteroguidata. In Francia hanno il colbertismo, in Germania la cogestione, in Italia non credo dobbiamo affidarci alla rassegnazione. Anche perché dovremmo vigilare per non trovarci a risvegliarci anche sul piano industriale, oltre che bancario, magari scoprendo che nel matrimonio Psa-Fca i partner francesi potrebbero operare per una indipendenza industriale di Psa a cui farebbe da pendant un controllo di Stellantis a scapito del partner italiano. Perché non c’è solo il mercato. Ci sono anche Colbert e Napoleone nella storia d’Europa. E nell’èra del capitalismo politico, c’è chi non li ha scordati.
Enrico Borghi, deputato del Pd
 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ