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Una proposta anti virus: copiare Zaia con i tamponi 24 ore su 24

Le lettere del 22 ottobre al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - (A letto) prima gli italiani!
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - (A letto) prima gli italiani!
Giuseppe De Filippi

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Al direttore - Quindi anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età?
Maurizio Crippa


 

Al direttore - Da cittadino, e da cittadino la cui famiglia è incidentalmente in quarantena da due settimane causa Covid con tutti i disagi che ciò comporta, ho trovato e trovo francamente irricevibili le motivazioni addotte dal premier Conte che anche di recente ha ribadito il suo no al Mes. E anche, se possibile, poco rispettose della situazione di difficoltà di milioni di italiani. Si tratta di motivazioni irricevibili innanzitutto a livello economico-finanziario. Come è stato ampiamente sottolineato da più parti, se è vero che i 37 miliardi circa del Mes andrebbero a pesare sul già abnorme debito pubblico, intanto si tratterebbe comunque di un debito a costi più contenuti, che ci farebbero risparmiare svariati miliardi da qui a dieci anni; secondo, e cosa più importante, l’altra sera Conte si è dimenticato di ricordare che sono debito anche i 100 miliardi di sforamento del deficit chiesti e ottenuti dall’Italia, così come sono debito i 27 miliardi del programma Sure (che peraltro ha condizioni più stringenti del Mes) almeno questo già attivato (per inciso: non appena l’altro ieri sono stati emessi con due tranche tripla A i primi 17 miliardi le richieste hanno raggiunto quota 233 miliardi, dice niente?). Dunque, dov’è la differenza? E’ vero, lo ha ricordato Mario Draghi a Rimini, c’è un debito buono e un debito cattivo. Ma proprio applicando questo criterio, si fa fatica a classificare il Mes sotto la voce debito cattivo. Tanto più – e qui il discorso si sposta sul piano politico – che stiamo parlando di denari destinati esclusivamente alla sanità. Cioè ultimamente alla salute di noi cittadini (e mi verrebbe da dire non solo fisica, ma anche psichica, posto che una sanità efficace ed efficiente è un balsamo anche per l’anima), rispetto alla quale tanto i 3 miliardi del “Cura Italia” quanto i 4 miliardi previsti dall’ultima legge di Bilancio, con tutto il rispetto, sono peanuts. Eppure Conte ha ribadito che il Mes “non ha nulla a che vedere con le priorità politiche”. Apperò. Dunque per il governo la salute degli italiani, per giunta nel bel mezzo di una pandemia, non è una priorità politica? E cosa lo è allora? Suvvia, diciamo le cose come stanno. La verità è che dietro il no al Mes non c’è altra motivazione se non la volontà di puntellare in tutti i modi la tenuta del governo assecondando i desiderata dell’azionista di maggioranza relativa. Punto e a capo. Peccato che tale priorità, tutta e solo interna al governo, non coincida e anzi collida fortemente con quella del paese. Al paese serve un governo che faccia il suo (del paese) bene. E in fretta, anche. E tenendo sempre a mente la lezione di De Gasperi: la differenza tra uno statista e un politico è che lo statista guarda alle generazioni future, il politico alle prossime elezioni. Dia retta Conte, l’Italia val bene un Mes.
Luca Del Pozzo

 

Sul Mes, onestamente, il discorso mi sembra facile: l’Italia ha bisogno di soldi subito per rafforzare il suo sistema sanitario? Se sì, non si perda un attimo di tempo a prendere questi dannatissimi soldi. Se no, non si perda un attimo di tempo a dimostrare che l’Italia non ha bisogno di altri soldi, ma ha bisogno di efficienza e organizzazione. In fondo, quando Conte ha detto di non avere intenzione di attivare il Mes, questo ha detto: ha riconosciuto che i problemi di gestione sanitaria che esistono in Italia non sono legati ai soldi che mancano ma sono legati all’efficienza che manca. E’ ora di sbrigarsi. Facendo magari in tutta Italia quello che ha cominciato a fare in Veneto Luca Zaia: tamponi h24. Se non ora, quando?
 

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