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Manovra? Non sanno quello che fanno. O, peggio, forse lo sanno

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

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Al direttore - La manovra della casa popolare.

Giuseppe De Filippi

 

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Al direttore - Toninelli: ponte sullo Stretto andrebbe chiuso al traffico.

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Alessio Viola

 

Al direttore - Da un po’ di giorni, negli interventi di esponenti della maggioranza tesi a rassicurare sulla stabilità finanziaria, dopo avere irresponsabilmente detto in qualche caso che gli spread non preoccupano, aggiungono che, comunque, se sarà necessario, a venire in aiuto ci penserà la Bce. Improvvisamente, dunque, la Banca centrale è diventata un’alleata del governo. Il fatto è che la Bce potrebbe intervenire solo se si corresse fondatamente il rischio del contagio di un’eventualità forte instabilità finanziaria italiana la quale arrivasse a mettere in pericolo la moneta unica. Insomma, il “prius” sarebbe evitare la disintegrazione dell’euro. Un intervento per una condizione grave che riguardasse eventualmente l’economia e la finanza pubblica di un solo paese non legittimerebbe l’intervento della Bce, potendosi configurare come finanziamento monetario del Tesoro vietato dal Trattato Ue. Di questo passo, paradossalmente, ci si potrebbe augurare che esistano i presupposti del contagio (anche se ci si farebbe, poi, un male maggiore). Quanto, in ogni caso, all’intervento della Bce, se in ipotesi avvenisse con le operazioni Omt, queste sono sottoposte a rigide condizioni riguardanti i conti pubblici: insomma, sarebbe il pre ingresso della Troika. Si è pensato a tutto ciò oppure si dà per scontato che la Banca centrale possa fare quel che un esponente o l’altro dell’esecutivo vogliono? Insomma, un pronto aiuto a una semplice richiesta? E’ mai possibile un tale livello di irresponsabilità?

Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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Non sanno quello che fanno. O, peggio, forse lo sanno.

 

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Al direttore - Quando si parla dell’Italia che, nel 1945 distrutta, povera, umiliata, nel giro di venti anni mise in piedi il “miracolo economico”, non si tiene conto che il contesto geopolitico era ben altro dall’attuale e che il “miracolo” fu opera degli italiani nati dal 1890 al 1935, una “specie culturale”, nelle stesse fasce d’età, ben diversa dall’attuale, comparando le stesse fasce, di quella dei nati dal 1970 al 2000. Meglio, peggio? Così è. Ai posteri l’ardua sentenza.

Moreno Lupi

 

Al direttore - Caro Cerasa, spero che il suo ottimo articolo sul mito del falso moderatismo di Salvini faccia riflettere i sostenitori del centrodestra e la loro stampa che fa opposizione serrata ai 5 stelle e amichevole alla Lega.

Lorenzo Lodigiani

 

Al direttore - Caro Cerasa, gli effetti dell’evasione fiscale non sono solo economicamente, ma anche eticamente riprovevoli, in quanto si ha una riduzione delle entrate e delle risorse per la collettività, si peggiora la qualità dei servizi pubblici, si diminuiscono i fondi disponibili per finanziare la crescita economica, si aumenta il livello di pressione fiscale sui contribuenti. In aggiunta a questi effetti diretti, si consideri che gli evasori dimostrando redditi inferiori alla realtà, possono usufruire di servizi o facilitazioni (come bonus fiscali, assegni famigliari, sconti su tasse scolastiche, edilizia sovvenzionata) sottraendo tali risorse a chi invece spetterebbero di diritto e di necessità. Un fronte vitale per la nostra democrazia è l’impegno di contrasto all’evasione fiscale. E’ necessario che gli onesti si sentano stimati, e i virtuosi siano premiati. Sono tanti i cittadini per bene e le famiglie che adempiono positivamente i loro compiti per gettare la spugna con una pace fiscale che maschera un condono.

Andrea Zirilli

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