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Cosa è uno stato innovativo? Il modello Ecole 42 e la proposta del Foglio

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Al direttore - Il narciso è anche un fiore. Bello, tremendo. Il narciso è velenoso. Ingerito provoca la morte. La comunicazione è una scienza. Scienza della comunicazione è un corso di studi. Si procede, si persegue, si compie. Oppure ci si autoproclama a prescindere dal titolo di studio, dal ruolo sociale, dalla carica elettiva. Il narciso, pardon il comunicatore, ha un cavallo di battaglia su cui si muove sicuro: quello che dovrebbe fare Renzi che è un gran fenomeno ma che non tiene conto di scienza e coscienza. Se solo desse ascolto, benedetto ragazzo. Il primo Renzi, quello che vince, perde e poi vince di nuovo è il più amato dal narciso, pardon comunicatore. Quello dei mille giorni fa molto ma lo dice male, lo dice poco. Quello di ora balla sulla pelle del tamburo. Dovrebbe stare ad ascoltare un bel mazzo di narcisi, pardon un bel gruppo di esperti di comunicazione, ognuno con la sua ricetta, con le sue amicizie, con le proprie forniture e con la forte speranza di diventare un giorno Guru.

Guelfo Guelfi

 

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Al direttore - Dichiarando che, avendo Cdp, Demanio e Difesa “dato la loro disponibilità”, la proposta di creare in Italia una scuola “per investire nel futuro tecnologico del paese” sul modello di quella fondata da Xavier Niel diventa, seppur tra parentesi, fattibile, tu fornisci la spiegazione del perché questa scuola da noi non c’è. Banalmente: perché Niel è un imprenditore e non, come Cdp, per non parlare di Demanio e Difesa, un pezzo di amministrazione dello stato. Niel non ha chiesto la “disponibilità” di nessuno prima di attaccare gli incumbent della telefonia con Iliad, né per sfidare quelli dei pagamenti con Square, o quelli degli internet provider con Free. Invece le amministrazioni eseguono ordini: e fortuna che è così. La “disponibilità” è stata quella di Xavier Niel a rischiare del suo, senza avere la garanzia implicita nell’eseguire degli ordini. La differenza è tra fare concorrenza e cercare protezione. Ma il fatto che sia proprio tu, e proprio questo giornale, a porre il problema in questi termini, è anche la dimostrazione del perché un’iniziativa del genere da noi non ci sarà mai. Così come dimostrazione sono stati gli applausi con cui, poche sere fa, alla Fondazione del Corriere della Sera, discutendosi delle ragioni della mancata crescita della nostra produttività, una buona metà del pubblico ha accolto le “spiegazioni” di Susanna Camusso: negli anni 90 la liquidazione dei grandi monopoli pubblici e la chiusura del ministero delle Partecipazioni statali, e ora la mancanza nel nostro paese di un disegno di politica industriale, provvisto ovviamente delle risorse per metterlo in atto. Concorrenza è la parola chiave. E’ nella sfida della concorrenza che si formano gli imprenditori. Che concorrenza ci può essere se la strada la disegna lo stato, e le amministrazioni sono “disponibili” a percorrerla?

Franco Debenedetti

 

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Lo stato può essere nemico o amico dell’innovazione. Uno stato che mette a disposizione quello che ha per raccogliere le energie degli imprenditori è uno stato che agevola l’innovazione. E uno stato che agevola l’innovazione è uno stato che combatte contro gli stessi nemici con cui combattono gli imprenditori: l’Italia della palude burocratica. E anche grazie al Foglio forse qualcosa si farà. Ne parliamo martedì, ci sono novità. Un abbraccio.

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