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Fascismi falsi e parafascismi veri. I pm, il Cav. e la procura milanese

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Al direttore - Nel gioco della torre, Bersani chi butterebbe giù tra Berlusconi e Di Maio? Mai domanda fu più retorica. Sorvoliamo pure sul suo endorsement pro Grillo a Ostia. Ma più viene insultato dallo “sceriffo della rete” e più continua a sostenere che il M5s è una forza di centro dei tempi moderni; che costituisce un argine alla deriva neofascista; e che, se alle prossime elezioni si indebolisse troppo, arriverebbe una “robaccia” di destra. Siamo ben al di là della soglia del ridicolo: o è puro masochismo, o ci troviamo di fronte a una specie di sindrome di Stoccolma. Un movimento conservatore di massa viene presentato addirittura come potenziale interlocutore da un neopartito che ha come ragione sociale il primo articolo della Costituzione, antitetico all’idea del reddito di cittadinanza. Chissà: può darsi che Bersani, incarnazione del buon senso contadino con le sue mirabolanti metafore agresti, si sia convertito all’utopismo naïf della decrescita felice caro alla Casaleggio Associati. Una ditta traboccante di risentimento contro la “casta” e di sfiducia nella scienza: questa sarebbe una forza di centro? Se poi, più che su una grottesca cultura politica, si gettasse lo sguardo sul martellante squadrismo verbale contro la democrazia parlamentare, qualsiasi ipotesi di dialogo dovrebbe essere considerata indecente. D’Alema ha però obiettato che gli elettori del M5s sono tanti, e che con loro bisogna parlare. Va da sé: con gli elettori bisogna sempre parlare, anche con quelli della Lega e di Forza Italia, per convincerli con buoni argomenti a cambiare cavallo. In conclusione, occorrerebbe chiedersi perché le pittoresche pulsioni di tipo plebiscitario dei pentastellati sono viste con simpatia in taluni ambienti politici e intellettuali della sinistra radicale. Sonno della ragione, abbaglio teorico, sintomo di quel clima sempre più ostile al renzismo in cui si è consumato il fallimento della riforma costituzionale? Confesso di non avere risposte certe. Forse non resta che sperare in congiunzioni astrali più benigne per le sorti del Belpaese.

Michele Magno

 

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Fateci caso. Chi non vuole vedere la carica eversiva contenuta nel progetto grillino di solito usa un grande imbroglio: occhio alle nuove destre xenofobe che vogliono papparsi l’Italia. Lo schema è chiaro: trasformare in un nemico una proiezione delle proprie ossessioni per fuggire facilmente dalla realtà e combattere i fascismi fasulli per non dover fare i conti con i veri parafascismi.

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Al direttore - Il ministro Andrea Orlando ha affermato che la mafia non ha vinto ma non ha nemmeno perso. Vuol dire che ha pareggiato?

Giuliano Cazzola

 

Al direttore - I pm non vedono di buon occhio (eufemismo) l’eventuale vittoria del Cav. ex Cav. Come sempre non è questione di toghe rosse. E’ che gli toccherebbe tornare a lavorare.

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Frank Cimini

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Eppure tra procura e tribunale di Milano qualcosa è cambiato e quando si parla del Cav. basta fare due passi tra le aule della giustizia milanese per capire che anche alcuni magistrati che non hanno battuto ciglio quando il Cav. è stato tartassato da pm d’assalto oggi iniziano a rendersi conto che con Berlusconi si è esagerato. E quando i tasselli della partita tra Mediaset e Vivendi andranno al loro posto si capirà che parte del merito di questa svolta potrebbe essere persino del nuovo capo della procura di Milano. Chissà.

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