I falsi populisti

In Italia hanno sprecato diverse occasioni di far valere le loro idee valorizzando la Costituzione

Sono due anni che si sono affermati nel governo del paese movimenti populisti. Tempo di fare un bilancio.

Del popolo è stato fatto un uso strumentale. Il popolo è servito come invocazione. E anche come invocazione è ora passato in secondo piano. Progressivo abbandono delle proposte di democrazia diretta. Progressiva importanza del ruolo dei “leader”.

  

Basta rilevare che i temi propriamente populistici sono passati in secondo piano, o sono stati abbandonati? E l’azione concreta?

Ancora peggio. Nella Costituzione vi sono diramazioni varie del tema della democrazia, che si sarebbero prestate a una valorizzazione, anche considerato che erano in precedenza state dimenticate. 

Ad esempio, l’articolo 39 sui sindacati, per cui questi debbono avere un ordinamento interno a base democratica. Oppure l’articolo 49 che prevede la concorrenza con metodo democratico tra i partiti. Democrazia interna dei sindacati e democrazia esterna dei partiti. Non era il caso di riprendere questi temi, da parte dei sostenitori della democrazia diretta? Questi ultimi non avrebbero dovuto dare un seguito concreto alle belle parole che avevano usato nelle campagne elettorali? E allora, perché non aprire un dibattito su queste due forme della democrazia, semmai per fissare in legge alcuni punti fondamentali per l’attuazione di una promessa costituzionale non mantenuta.

   

Ma nella Costituzione vi sono anche altri istituti che chiamano in ballo il popolo, la base dello Stato, e che potevano esser valorizzati da populisti meno episodici di quelli italiani.

Giusto. I consigli di gestione nelle imprese. Le comunità di lavoratori e utenti nella gestione delle imprese pubbliche. La promozione dell’accesso del risparmio popolare alla proprietà dei grandi complessi produttivi del paese. Populisti intelligenti e con qualche lettura alle spalle avrebbero dovuto chiedersi perché le norme costituzionali su queste materie non sono state attuate e se non fosse il momento di riprenderle, in modo da dare una voce ai lavoratori nelle imprese private e nelle imprese pubbliche e ai risparmiatori nei grandi sistemi produttivi. Pensi a quante occasioni di farsi interpreti, nello stesso tempo, della Costituzione e della spinta elettorale hanno perduto i falsi populisti italiani.

  

Ma la Costituzione non si preoccupa solo di dare voce al popolo.

Certo, stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, ma subito dopo stabilisce che questo la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Bell’ossimoro. Sovranità limitata. Un purista direbbe che se il popolo è sovrano non può essere limitato. Se è limitato, non è sovrano. Nello stesso tempo, le altre voci del popolo sono rimaste silenti.

   

Quali altre voci?

Quelle che ho appena citato. Tra le forme di esercizio della sovranità di cui parla l’articolo 1 della Costituzione ci sono anche quelle che possono esser esercitate dai lavoratori rappresentati nei consigli di gestione, da quelli presenti nei comitati di lavoratori e utenti, dagli utenti inclusi in questi ultimi comitati, dal popolo di risparmiatori proprietario dei grandi sistemi produttivi. Insomma, il popolo non è solo quello della totalità della popolazione. E’ anche quello di parti di esso, presenti nella nazione.

Insomma, i populisti italiani hanno sprecato diverse occasioni di far valere le loro idee, valorizzando e appoggiandosi alla Costituzione.

Sì, se avessero avuto cultura, senso politico, un patrimonio di letture. Ma tutto questo manca loro. La conseguenza è che il loro è un populismo vuoto, di facciata, limitato. Limitato nel senso che è fermo all’opposizione democrazia rappresentativa-democrazia diretta. Ma anche qui è stato carente.

  

Singolare affermazione, viste le proposte di limitare il numero dei parlamentari e di aumentare il numero dei referendum, introducendo quello propositivo.

Anche qui i populisti italiani sono stati carenti. Hanno considerato la partecipazione popolare solo con riferimento al potere legislativo. Non hanno fatto alcuna proposta di democrazia deliberativa, nel senso di cercare di aumentare la voce popolare nei confronti dell’esecutivo, a livello amministrativo. Con la conseguenza che il popolo dei populisti è stato una mera invocazione, un vuoto agitarsi intorno a una bandiera bianca.

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