Enrico E' il 27 dicembre 1947: De Nicola firma l'atto della Costituzione Italiana.

Nella Costituzione confluirono idealità diverse. Il contrario di oggi

Alla ricchezza di pensiero di 70 anni fa, fanno riscontro oggi povertà di pensiero e pochezza di sentimenti

Professor Cassese, la Costituzione italiana ha 70 anni, e da almeno 40 anni si propone di cambiarla. Stanno andando avanti in Parlamento due modifiche, sul referendum e sul numero dei parlamentari. Dove affondano le radici della Costituzione? Vuole ricordarlo a parlamentari che sono forse inconsapevoli della ricchezza di ispirazioni ideali della Costituzione? 

Il giudizio sulla genesi della Costituzione, sulle sue radici, è molto oscillante per assenza di seri studi storiografici. Anche i protagonisti furono inconsapevoli dei motivi ispiratori. Piero Calamandrei scrisse, nello stesso anno, che la Costituzione è “lo spirito della Resistenza tradotto in formule giuridiche” e che è “un punto di ripresa del pensiero politico civile italiano, dove parlano le grandi voci lontane di Beccaria, Cavour, Pisacane, Mazzini”. Lelio Basso, nel 1977, scrisse invece che “sarebbe difficile trovare una connessione precisa fra le idee, il pensiero della Resistenza e gli articoli della Costituzione”. Un esame più attento mostra che nella Costituzione confluirono esperienze e idealità lontane e vicine, italiane e straniere, persino idee maturate durante il fascismo, che era stato combattuto.

 

Non possiamo farne un elenco esaustivo, ma almeno indichi alcuni di questi legami, o ponti ideali tra la Costituzione e aspirazioni o realizzazioni precedenti.

La diade “diritti e doveri”, o addirittura “doveri e diritti”, che si trova nel titolo primo e negli articoli 2, 4 e 30, deriva direttamente dalle costituzioni francesi del termidoro (1795). L’eguaglianza in senso sostanziale dell’articolo 3, secondo comma, deriva dalla critica socialista dell’eguaglianza borghese e dal piano Beveridge (1942). La nozione di ordine giuridico e quella di ordinamento, che si trovano begli articoli 7, 8, 10, 33 e 39, risalgono al libro di Santi Romano del 1917. L’idea che la Repubblica, oltre a garantire o promuovere diritti, li garantisca, riconoscendoli quindi come preesistenti, che si trova negli articoli 2, 4, 5, 29, 39 e 45 proviene dall’aspirazione cattolica di non far discendere i diritti dallo Stato, riconoscendone l’esistenza pre statale. La disposizione secondo la quale la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione (articolo 9) affonda le sue radici nella legislazione fascista del 1939 sulle cose d’arte e sulle bellezze paesistiche. La previsione secondo la quale i programmi statali possano indirizzare e coordinare l’attività economica pubblica e privata (articolo 41) echeggia le esperienze pianificatorie dell’Urss e degli Stati Uniti (“New Deal”). L’istituzione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – Cnel (articolo 99) ricorda le rappresentanze delle categorie produttive del corporativismo fascista. La Corte costituzionale (articolo 134 e seguenti) riflette esperienze come quella americana e austriaca di controllo della legittimità delle leggi. L’enfasi sul lavoro (la parola ricorre 13 volte nel testo costituzionale), inteso come diritto da incoraggiare, assicurare e da tutelare, ma anche come dovere, ricorda la formazione di origine luterana della nozione di “Beruf” (compito e vocazione).

 

Quali conseguenze trae da questo lungo elenco?

La conseguenza è che nella Costituzione c’è una grande ricchezza di princìpi, che echeggiano grandi esperienze storiche straniere, grandi idealità, esperienze recenti, echi “dottrinali”. La Costituzione non fu quindi semplicemente un compromesso tra idee della cultura cattolica, della tradizione liberale, della esperienza socialista, fu qualcosa di più. Aldo Moro ha parlato di “felice convergenza di posizioni”, Massimo Severo Giannini di “un mosaico di convergenze su singoli punti”. C’è nella Costituzione una ricchezza che direi inespressa, perché non è stata colta e sviluppata nel periodo post costituente, e di cui pochi dei costituenti stessi furono consapevoli.

 

Questa ricerca delle radici della Costituzione che cosa insegna per i tentativi di modificazioni odierni?

Che la Costituzione e le sue radici sono distanti anni luce da quel che oggi si vuol fare. Che alla ricchezza di idealità, di pensiero, di riflessioni, di settant’anni fanno riscontro estrema povertà d’idee e pochezza di sentimenti e propositi d’oggi.

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