L'Italia recluta i sindaci del deserto per fermare il flusso di rifugiati dalla Libia
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Financial Times, Frankfurter Allgemeine Zeitung, New York Times, Sueddeutsche Zeitung
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Verso un'Europa a più velocità
Londra, 16 feb 08:45 - (Agenzia Nova) - È ironico, osserva il "Financial Times", che il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, abbia scelto Londra, "capitale della Brexit", per un discorso sul futuro dell'Unione Europea. Parlando alla London School of Economics, il capo del governo italiano ha detto: "Dobbiamo andare avanti in modo molto più audace con gli Stati che vogliono farlo. Questo approccio permetterebbe a tutti i paesi di trovare un posto e un grado di integrazione soddisfacente all'interno dell'Ue. Abbiamo bisogno di un'Ue flessibile, riformata e unita nella quale possano coesistere con successo diversi gradi di integrazione politica". Questa visione incontra consensi ultimamente, soprattutto nei paesi fondatori. Perfino la cancelliera della Germania, Angela Merkel, ha recentemente ipotizzato un'Europa a più velocità. Queste idee faranno parte di un "libro bianco" che il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, presenterà il 25 marzo in occasione della celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma, nella città in cui furono firmati.
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Gli italiani criticano l’Europa senza mettere in discussione se stessi
Berlino, 16 feb 08:45 - (Agenzia Nova) - Il referendum britannico sulla Brexit e l'atteggiamento distruttivo dell'amministrazione statunitense di Donald Trump nei confronti dell’Europa sono sviluppi positivi dal punto di vista relativo dell'Italia, scrive Tobias Piller sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung": le pressioni sull'Ue, scrive l'opinionista, giocano in favore di chi premer per giungere a un bilancio unico europeo, e a trasferimenti a titolo compensativo dai paesi fiscalmente virtuosi a quelli indebitati: nello specifico, da Berlino verso Roma. Il dibattito italiano sulle dinamiche economiche e il futuro del progetto europeo è dominato da una narrativa completamente slegata dalla realtà, afferma Piller: la Germania che avrebbe costretto l’Italia ad aderire all’euro per ottenere un vantaggio competitivo sulla sua manifattura. Secondo chi propugna questa tesi, per l'Italia uscire dall'euro, svalutare e aumentare il deficit sarebbero una panacea in grado di rilanciare crescita e competitività. Si tratta di tesi del tutto inverosimili, che se applicate porterebbero, nel migliore dei casi, "non alla crescita, ma a una rapida bancarotta". E che però dominano la narrativa del fronte euroscettico italiano, e non solo, quando si tratta di raccogliere facile consenso in momenti di particolare difficoltà. Persino gli "amici dell'euro", in Italia, hanno l'abitudine di scaricare sull'Europa le colpe del paese. Piller cita a questo proposito le parole del premier italiano Paolo Gentiloni e il suo invito a "superare l'Europa dell'austerità". Stando all'opinionista nessuno, nella classe dirigente italiana, ha il coraggio di ammettere che i mali del paese hanno anzitutto ragioni endogene; che non è stato fatto neanche lontanamente abbastanza per rendere l'economia "più produttiva, più competitiva e più attraente per gli investimenti", spaventati dalla spesa pubblica e dalla tassazione eccessiva e da un sistema burocratico, normativo e giuridico ancora troppo convoluti. E' più facile e più comodo, accusa l'opinionista, chiedere alla Bce e dalla Commissione europea politiche monetarie espansive e ulteriori margini di indebitamento per conseguire una crescita economica che nella realtà deve fare i conti con le dinamiche di competitività del quadro economico e commerciale internazionale. I media e i politici italiani, prosegue Piller, evitano attentamente di discutere le loro responsabilità e i benefici di cui l'Italia ha goduto in realtà grazie all’euro; e puntano l'indice contro i trattati in materia di bilancio alle stregua di diktat, e non di impegni assunti liberamente dall'Italia per far parte dell'eurozona. Questa narrativa, sottolinea Piller, vale persino per gli accordi sulle risoluzioni bancarie, che pure sono entrati in vigore solo lo scorso anno. Insomma, conclude l'opinionista con un richiamo a "Il Gattopardo", secondo Roma "Tutto deve cambiare in Europa, perché in Italia nulla cambi".
Migrazioni, l'Italia incassa il sostegno dei sindaci libici
New York, 16 feb 08:45 - (Agenzia Nova) - Dieci sindaci di altrettante città nel sud desertico della Libia hanno accettato di collaborare al contrasto dei trafficanti di esseri umani, nell'ambito di un accordo firmato all'inizio del mese dal governo italiano e da quello libico di Tripoli, sostenuto dalle Nazioni Unite. I sindaci hanno incontrato il ministro dell'Interno italiano Marco Minniti lunedì a Roma. "Hanno espresso il loro sostegno all'esecuzione e attuazione dell'accordo", ha spiegato una fonte ministeriale italiana a "Reuters". "Si tratta di un passo importante, data la difficoltà nel controllare un territorio così vasto", ha proseguito la fonte. Sempre lunedì, il nuovo ambasciatore italiano a Tripoli ha tenuto il primo incontro con le autorità libiche per l'attuazione del piano, che punta a contenere il flusso di migranti attraverso il Mediterraneo centrale.
Frontex a tutto campo per contenere il fenomeno delle migrazioni
Berlino, 16 feb 08:45 - (Agenzia Nova) - La situazione alle frontiere esterne dell’Unione europea rimane tesa. “Nel 2017 la pressione migratoria attraverso il Mediterraneo Centrale verso l’Italia non sarà minore rispetto allo scorso anno”, ha avvertito il direttore dell’Agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, mercoledì a Bruxelles. Nel 2016, 181.500 migranti sono approdati in Italia e quindi nell’Unione europea, il 17 per cento in più rispetto all'anno precedente. Dopo la chiusura delle frontiere nei Balcani e la conclusione dell’accordo con la Turchia, sono invece approdate in Grecia "solo" 35 mila persone. Frontex nel 2016 ha inoltre contato più di 10 mila migranti diretti verso la Spagna. Più di 500 mila persone hanno attraversato illegalmente le frontiere europee, un dato complessivamente inferiore del 70 per cento a quello del 2015. Di questi, approssimativamente 382 mila aveva ragione di chiedere l'asilo; uno su cinque tra questi ha dichiarato di provenire dalla Siria. Su 305 mila rimpatri decisi, solo 156 mila sono quelli effettivamente avvenuti. Frontex intende prestare assistenza agli Stati nelle procedure di riconoscimento e nell’ottenimento dei documenti di viaggio per il rimpatrio. Il paradosso, lungo la rotta verso l’Italia, è che nonostante Frontex, la missione “Sophia”, altre agenzie pubbliche e privati impegnate per salvare i migranti, lo scorso anno ci sono stati 4.500 morti. Più che rimpatriare i migranti economici, la Ue spera che la Libia possa arrestare il traffico sul nascere, e per questo Frontex sta addestrando la guardia costiera di quel paese.
L'Ocse esorta l'Italia a raddoppiare gli sforzi di riforma per sfuggire alla trappola della bassa crescita
Londra, 16 feb 08:45 - (Agenzia Nova) - Nel suo ultimo rapporto annuale sull'Italia, l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, riferisce il "Financial Times", ha esortato il paese ad andare avanti con le riforme del mercato del lavoro e della previdenza per ridare slancio all'economia. Il prodotto interno lordo pro capite si è ridotto del dieci per cento dalla crisi finanziaria; la povertà assoluta è quasi raddoppiata. Ristrutturare il sistema bancario, abbassare la pressione fiscale e innalzare gli standard dell'istruzione sono alcuni degli obiettivi indicati.
PANORAMA INTERNAZIONALE
Donald e Melania Trump attendono l'arrivo di Netanyahu per l'incontro alla Casa Bianca (foto LaPresse)
Ultimatum degli Stati Uniti sulla spesa della Nato
Londra, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - In evidenza sulla stampa britannica l'ultimatum statunitense sulle risorse della Nato, l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord. Il governo di Donald Trump ha avvertito gli alleati che gli Usa "modereranno" il loro impegno se i paesi membri non accelereranno i piani per incrementare la spesa militare. "Gli americani non possono interessarsi della futura sicurezza dei vostri figli più di quanto facciate voi", ha detto il segretario Usa alla Difesa, James Mattis, nella sua prima partecipazione a una riunione dell'Organizzazione. Secondo un editoriale non firmato del quotidiano "Guardian", attribuibile alla direzione, la "minaccia" di Washington va presa sul serio: il parametro Nato di una spesa militare del due per cento del prodotto interno lordo è arbitrario e insostenibile per molti paesi, ma non c'è dubbio che l'Europa debba fare di più per la sua difesa ed essere coordinata meglio. L'editoriale di "Independent" riconosce che gli Stati Uniti hanno delle ragioni per premere sui partner per un maggiore input; l'austerità ancora frena la crescita e in Europa e l'ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è una nuova corsa agli armamenti; tuttavia, con una Russia attiva come non si vedeva da molti anni, non è il momento di lasciare appassire la Nato. Anche per "Times" vale la pena spendere di più; al tempo stesso, di fronte a pericoli nuovi, bisogna immaginare nuove modalità per difendere l'Occidente.
Londra, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - In evidenza sulla stampa britannica l'ultimatum statunitense sulle risorse della Nato, l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord. Il governo di Donald Trump ha avvertito gli alleati che gli Usa "modereranno" il loro impegno se i paesi membri non accelereranno i piani per incrementare la spesa militare. "Gli americani non possono interessarsi della futura sicurezza dei vostri figli più di quanto facciate voi", ha detto il segretario Usa alla Difesa, James Mattis, nella sua prima partecipazione a una riunione dell'Organizzazione. Secondo un editoriale non firmato del quotidiano "Guardian", attribuibile alla direzione, la "minaccia" di Washington va presa sul serio: il parametro Nato di una spesa militare del due per cento del prodotto interno lordo è arbitrario e insostenibile per molti paesi, ma non c'è dubbio che l'Europa debba fare di più per la sua difesa ed essere coordinata meglio. L'editoriale di "Independent" riconosce che gli Stati Uniti hanno delle ragioni per premere sui partner per un maggiore input; l'austerità ancora frena la crescita e in Europa e l'ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è una nuova corsa agli armamenti; tuttavia, con una Russia attiva come non si vedeva da molti anni, non è il momento di lasciare appassire la Nato. Anche per "Times" vale la pena spendere di più; al tempo stesso, di fronte a pericoli nuovi, bisogna immaginare nuove modalità per difendere l'Occidente.
Verso un'Europa a più velocità
Londra, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - È ironico, osserva il "Financial Times", che il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, abbia scelto Londra, "capitale della Brexit", per un discorso sul futuro dell'Unione Europea. Parlando alla London School of Economics, il capo del governo italiano ha detto: "Dobbiamo andare avanti in modo molto più audace con gli Stati che vogliono farlo. Questo approccio permetterebbe a tutti i paesi di trovare un posto e un grado di integrazione soddisfacente all'interno dell'Ue. Abbiamo bisogno di un'Ue flessibile, riformata e unita nella quale possano coesistere con successo diversi gradi di integrazione politica". Questa visione incontra consensi ultimamente, soprattutto nei paesi fondatori. Perfino la cancelliera della Germania, Angela Merkel, ha recentemente ipotizzato un'Europa a più velocità. Queste idee faranno parte di un "libro bianco" che il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, presenterà il 25 marzo in occasione della celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma, nella città in cui furono firmati.
Francia, il terrorista del Louvre non sarebbe affatto un "lupo solitario"
Parigi, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - Gli investigatori francesi sono ormai convinti che non sarebbe affatto un "lupo solitario" il terrorista che il 3 febbraio scorso aggredì e ferì con un machete quattro poliziotti a guardia del Museo del Louvre a Parigi gridando "Allah è grande": secondo quanto risulta dalle indagini infatti l'uomo, il 26enne egiziano di 26 anni Abdallah El Hamahmy, sarebbe stato da molto tempo in contatto con gli ambienti dell'Islam più radicale; e dei sospetti cominciano ad emergere anche sul ruolo svolto da suo padre.
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Usa, Trump messo all'angolo dall'intelligence
New York, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - Le agenzie di intelligence statunitensi rifiutano di mettere a parte delle informazioni riservate il presidente Donald Trump. Lo riferisce il "Wall Street Journal", che cita "funzionari ed ex funzionari" delle agenzie spionistiche federali. C'è il timore, sostengono queste ultime, che tramite Trump e i suoi collaboratori, le informazioni sensibili possano giungere alla Russia. E' stata proprio l'intelligence, in guerra aperta con Trump sin dalle elezioni presidenziali dello scorso novembre, che questa settimana ha ottenuto le dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, innescando una gravissima crisi in seno all'amministrazione presidenziale in carica da poche settimane. Flynn, intercettato da oltre un anno dall'intelligence, al pari della totalità dei collaboratori di Trump - ufficialmente al causa dei timori legati alla "intromissione russa" nella campagna presidenziale - aveva discusso con l'ambasciatore russo a Washington il tema delle sanzioni alla Russia prima che il presidente si insediasse alla Casa Bianca. Il suo allontanamento, però, non ha fatto che intensificare l'offensiva in atto contro la Casa Bianca. All'indomani delle dimissioni di Flynn, il "New York Times" ha riferito che l'intelligence ha intercettato ripetuti contatti tra alcuni collaboratori di Trump e l'intelligence di Mosca prima delle elezioni. In nessun caso - almeno per ora - sono emersi elementi che possano far pensare a una collaborazione tra Trump e il Cremlino per influenzare l'esito del voto di novembre; l'amministrazione presidenziale si difende, sostenendo che i contatti riservati con la Russia, così come con gli altri attori cruciali dello scacchiere internazionali, siano una pratica del tutto comune a qualunque amministrazione presidenziale prossima all'insediamento. Sia come sia, stando al "Wall Street Journal", la squadra di Trump è del tutto "cieca". Le agenzie di intelligence hanno deciso di loro iniziativa di non mettere a parte il presidente e i suoi più stretti collaboratori delle informazioni a loro disposizione, né dei metodi e delle fonti utilizzate per ottenerle - incluso lo spionaggio di "governi esteri", che dunque proseguirebbe su autonoma iniziativa delle agenzie federali. Una vera e propria insubordinazione, che però l'intelligence rivendica apertamente tramite le sue fonti anonime, in costante contatto con i principali organi d'informazione statunitensi. E' capitato in passato - scrive il "Wall Street Journal" - che l'intelligence non rivelasse al presidente o a membri del Congresso l'origine di informazioni riservate; ciò è sempre avvenuto, almeno ufficialmente, per proteggere l'incolumità di tali fonti, e mai per sfiduciare apertamente l'inquilino della Casa Bianca. Nelle ultime ore, Trump ha reagito pubblicamente alla tempesta che sta investendo la sua amministrazione con una serie di Tweet: "Il vero scandalo - ha scritto - è che informazioni riservate vengano distribuite illegalmente dall'"intelligence" alla stampa come fossero caramelle. E' del tutto anti-americano". Trump ha denunciato l'intelligence e la stampa come "contro-poteri" decisi a sovvertire l'esito delle elezioni; stando alle fonti del "New York Times", costantemente informato di quanto accade alla Casa Bianca, il presidente si appresta ad incaricare Stephen A. Feinberg, co-fondatore of Cerberus Capital Management - già membro del consiglio economico presidenziale - di condurre una vasta indagine delle agenzie di intelligence Usa nel tentativo di arginare la fuga di informazioni e ridurre i loro margini di autonomia. L'intelligence e la stampa, però, non sembrano affatto intimorite. E così, mentre un editoriale non firmato, attribuibile alla direzione del "New York Times", evoca il Watergate - e dunque lo spettro dell'impeachment - in merito ai presunti contatti tra Trump e la Russia, la "Washington Post" spiega al Congresso come "sottrarre il potere al presidente", e in un editoriale di Greg Sargent dai toni trionfalistici definisce Trump "un autocrate molto debole".
Usa, Democratici e Repubblicani uniti per indagare i "legami di Trump con la Russia"
Washington, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - Il Senato federale statunitense ha ritrovato l'unità dopo decenni: la maggioranza repubblicana e la minoranza democratica chiedono a gran voce di indagare i presunti legami del presidente Donald Trump e dei suoi collaboratori con la Russia, dopo le dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn e le indiscrezioni dell'intelligence sui contatti tra la campagna del presidente e l'intelligence russa prima e dopo le elezioni presidenziali dello scorso novembre. Le dimissioni di Flynn - scrive la "Washington Post" - "stanno ribaltando l'equilibrio di potere tra il presidente Trump e il Congresso": ampi settori del Partito repubblicano, che hanno sempre guardato a Trump come a un corpo estraneo, e la totalità del Partito democratico, chiedono a gran voce di condurre una indagine approfondita sulle circostanze che hanno portato alla crisi in atto alla Casa Bianca. Per ora, permangono divisioni in merito alla via da seguire. I Repubblicani, comunque, si sono già impegnati a sostenere una "indagine approfondita" alla commissione d'Intelligence del Senato, già impegnata ad esaminare le presunte intromissioni della Russia nella campagna elettorale dello scorso anno. Alcuni democratici obiettano, affermando che i Repubblicani potrebbero influenzare l'andamento delle indagini in sede parlamentare, e che dunque andrebbero coinvolti "attori indipendenti". In un editoriale pubblicato dalla "Washington Post", l'opinionista George F. Will suggerisce al Congresso di esautorare almeno parzialmente il presidente in carica, appoggiando un disegno di legge del senatore repubblicano Mike Lee che sottrarrebbe al presidente la discrezionalità in materia di guerre e, per estensione, di conflitti commerciali.
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Regno Unito: l'Ue "deve dividere asset per 150 miliardi di euro"
Londra, 16 feb 10:03 - (Agenzia Nova) - Il Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico "Times", si prepara a chiedere all'Unione Europea la sua quota di asset, valutati 150 miliardi di euro, nel tentativo di abbassare il costo del divorzio, che potrebbe aggirarsi sui 60 miliardi. Una prima stima del valore dei beni dell'Ue è stata elaborata dall'istituto indipendente Bruegel in 152,5 miliardi, di cui 40 miliardi di liquidi e proprietà immobiliari, 56 miliardi di crediti, 42,5 di fondi non spesi e 10,3 di contributi al bilancio. "Guardian" rivela invece un documento della commissione Agricoltura del Parlamento europeo in cui si esprime preoccupazione per la possibile violazione dopo la Brexit da parte di aziende della Gran Bretagna delle indicazioni geografiche che tutelano migliaia di prodotti, dal parmigiano al prosciutto allo champagne.
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