Il summit di Berlino e le palle al piede dell'economia italiana
New York, 28 giugno - (Agenzia Nova) - Il voto con cui i cittadini britannici hanno decretato l'uscita del loro pese dall'Unione Europea potrebbe essere una "grande opportunità" per apportare finalmente cambiamenti a lungo rimandati al progetto comunitario. Lo ha dichiarato il premier italiano Matteo Renzi nel corso di un intervento di fronte al parlamento italiano, prima di volare a Berlino per incontrare le controparti di Germania e Francia, Angela Merkel e Francois Hollande. L'Italia, in particolare, spera che l'esito del referendum britannico convinca finalmente l'Ue a consentire maggiori margini di spesa oltre i limiti di bilancio previsti dai trattati comunitari. Roma spera anche di ottenere margini di manovra più ampi per sostenerei l settore bancario nazionale, gravato dal peso di 360 miliardi di euro di crediti deteriorati. "Più crescita e più investimenti, meno austerità e meno burocrazia. Questa è la linea che abbiamo sostenuto per due anni, inizialmente da soli", ha detto Renzi alla Camera dei deputati.
Berlino, 28 giugno - (Agenzia Nova) - A seguito del patto sui profughi stretto da Ue e Turchia, secondo l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne della Ue “Frontex”, sta crescendo il numero delle persone che vuole intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo centrale per arrivare in Europa. “Ormai il numero dei profughi in arrivo in Italia dalla Libia è di 13-14 volte superiore al numero di migranti che arriva in Grecia dalla Turchia”, ha spiegato il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri. “La rotta del Mediterraneo centrale è affollata come non mai: quest’anno il numero degli attraversamenti illegali delle frontiere tra la Libia e l’Italia ha superato tutti gli altri attraversamenti di frontiera illegali nella Ue”, ha aggiunto Leggeri. “Se i flussi migratori dall’Africa occidentale in direzione Libia non si fermeranno, allora dovremo mettere in conto 300 mila sbarchi dagli Stati del Nord del Maghreb e successivamente verso l’Europa”, ha messo in guardia il direttore di Frontex.
PANORAMA INTERNAZIONALE
Il summit internazionale a Berlino (foto LaPresse)
New York, 28 giugno - (Agenzia Nova) - L'Unione Europea non è mai brillata per capacità di introspezione, scrive Charlotte McDonald-Gibson su “Time”. Per anni l'Unione si è trascinata da una crisi all'altra, “promettendo a più riprese di attivarsi per sanare la crescente sfiducia dei suoi 500 milioni di cittadini, ma tornando poi puntualmente ai bisticci interni”. L'Uscita del Regno Unito dall'Unione, però, è un evento di portata differente; una parte importantissima dell'Ue se ne sta andando, e il “business as usual” non appare più un'opzione percorribile. I membri fondatori dell'Unione, incontratisi ieri, paiono averne preso atto già lo scorso fine settimana, quando con un comunicato congiunto hanno avvertito che “né la semplice richiesta di maggiore Europa, né una fase di mera riflessione possono costituire una risposta adeguata” a un evento dalle implicazioni politiche ed economiche così profonde. Stabilire quale intervento adottare, però, non è facile. L'assoluta priorità è ovviamente quella di placare il panico e trovare un percorso di separazione il più possibile sereno e consensuale con il Regno Unito. I leader di Germania, Francia e Italia, che si sono incontrati ieri a Berlino, hanno spiegato che i negoziati con la Gran Bretagna non avranno inizio prima di una notifica formale. Il secondo e ancor più arduo piano d'intervento è più strettamente programmatico: l'Europa deve cambiare passo, nella consapevolezza che la Brexit ha dato ulteriore impulso ai partiti euroscettici del Continente. I capi di Stato e Governo riunitisi ieri in Germania si sono dati tempo sino a settembre per definire e avviare progetti tesi a promuovere un nuovo paradigma di crescita economica e sicurezza; si tratterà però anche di provare a ricostruire la fiducia nel progetto europeo: e questo, scrive McDonald-Gibson, “non sarà possibile a meno di elaborare una narrativa in grado di rivaleggiare con quelle dei movimenti nazionali” cosiddetti populisti. Non sarà facile: la stessa leadership europea è divisa in merito al futuro del progetto comunitario. “Federalisti” come il presidente della Commissione europea, Jean Claude-Juncker, ha reagito al referendum Britannico chiedendo di accelerare il processo di integrazione politica ed economica degli Stati Ue; si tratta però di una visione “sempre più in contrasto con quella di molti alti funzionari dell'Unione e Stati membri, “molti dei quali considerano l'Unione un mezzo, più che un obiettivo”: “I paesi dell'Ue perseguiranno sempre più politiche in stile britannico, in quanto guardano all'integrazione europea per ricavarne benefici concreti, e non a un movimento ideologico e quasi religioso verso la costruzione dell'Europa”, spiega Michael Leigh, del think tank German Marshall Fund. La mancanza di una visione comune e soprattutto realistica, conclude McDonald-Gibson, mina non soltanto il grande obiettivo di definire il “sogno Europeo”, ma anche e soprattutto numerose aree di intervento politico concreto, a partire dal fronte dell'immigrazione. Solo il tempo, insomma, potrà dire se il voto britannico suonerà la sveglia all'Europa o sarà la sua campana a morto.