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Aletheia, prodigio lucente

Pierangelo Buttafuoco

Aveva un berretto da soldato e si preparava alla bufera, Luna. Ma il suo sorriso era un lampo, di cui nemmeno il sole poteva eguagliare il brillio

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Con un berretto da soldatino pronto per la bufera, Luna – ieri – arrivava alla stazione di Milano portando con sé la luce che non vede mai la notte: aletheia. Un lampo, il suo sorriso, che lo stesso sole avrebbe avuto bisogno di mille e mille lampade per eguagliarne il brillio. Un nitore, nel suo volto, ancora più forte del candido cristallo dei ghiacci arroccato sulle Alpi e tutto quel tumulto d’amore – con Lupo ad attendere – sul pavé raggelato dove lui e lei lasciavano i loro passi, seminava ruscelli di rose rosse e anemoni gialli. Proprio un prodigio lucente fu ieri, quando a incamminarsi – con lui che, come i ciechi, teneva la mano sulla spalla di lei – ebbe a dischiudersi il luogo che reconde e raccoglie ogni cosa, persino l’oscuro, sempre bisognoso dell’inascoso.

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