Addavenì il Grillaccio
Altre obiezioni sulla denuncia di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa
Mai così minacciata la “libertà di stampa”. Questo è l’allarme. E la colpa è tutta di Beppe Grillo. Secondo la classifica annuale di Reporters sans Frontières l’Italia scala venticinque posizioni, dal 77° posto arriva al 52°, in una situazione difficile, grave, molto grave e giù di lì e si lamenta il danno derivato da “responsabili politici come Beppe Grillo che non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che danno loro fastidio”. Il bue che dice cornuto all’asino, questo è il senso di questo report perché, al netto delle sesquipedali sciocchezze dei Cinque stelle – dalla democrazia diretta a quell’incubo della piattaforma Rousseau – resta appesa una semplice obiezione.
Eccola, anzi, eccole. Sono più di una e sono in forma di domande: è forse libertà di stampa che le testate – sia i grandi giornali, sia i telegiornali del servizio pubblico – siano chiusi nel fortino della narrazione ufficiale, del conformismo obbligatorio e della sudditanza al pensiero unico e perciò estranei alla realtà e refrattari a un minino di pluralismo? E’ libertà di stampa chiudere le porte dell’industria editoriale a chiunque non corrisponda alla scaletta di Che Tempo Che Fa e ai desiderata di Beppe Caschetto, agente delle star? Libertà di stampa è, infine, non potere dire manco pio su certe questioni di politica estera, col rischio di essere solo e sempre criminalizzati? E’ libertà di stampa – ne ha scritto ieri su La Verità, Mario Giordano – mettere in castigo l’alunna di una scuola solo per avere espresso sul giornalino di classe una sua opinione, non sufficientemente laica, in tema di aborto? Addavenì il Grillaccio.