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Pura catarsi con "Il Casellante" al Festival di Spoleto

Con Il Casellante – da un romanzo di Andrea Camilleri, nella versione teatrale di Giuseppe Dipasquale – il canone del grottesco, orbo ormai di figli, ha generato una vera e propria immissione della tragedia greca chiamata a gemmare, in forza della scienza di poesia, in un innesto perfetto: nel vivo tronco della commedia.
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Con Il Casellante – da un romanzo di Andrea Camilleri, nella versione teatrale di Giuseppe Dipasquale – il canone del grottesco, orbo ormai di figli, ha generato una vera e propria immissione della tragedia greca chiamata a gemmare, in forza della scienza di poesia, in un innesto perfetto: nel vivo tronco della commedia. Valeria Contadino, in scena, ferma il cuore in gola agli spettatori. E’ la dea madre. Mario Incudine, musicista oltre che attore, ha fabbricato lo spartito che farà cantare tutti. Moni Ovadia, nel ruolo del Deus ex machina, ha trascinato il tempo scenico nell’istante perfetto del cuntu. Ero andato a Spoleto, al Festival dei Due Mondi, solo per salutare questi miei amici. Grazie a loro, invece, ho vissuto l’entusiasmo di uno spettacolo di pura catarsi.
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