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Ordinaria storia di disbrigo della sicurezza a Fiumicino

Ordinaria storia di disbrigo della sicurezza, ieri, a Roma. Aeroporto di Fiumicino. Ore 17, Terminal 3. Arrivi. Proprio a pelo con gli ingressi del cerimoniale di Stato. Un pullman è fermo in diagonale tra le due corsie. C’è anche un'ambulanza.
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Ordinaria storia di disbrigo della sicurezza, ieri, a Roma. Aeroporto di Fiumicino. Ore 17, Terminal 3. Arrivi. Proprio a pelo con gli ingressi del cerimoniale di Stato. Un pullman è fermo in diagonale tra le due corsie. C’è anche un'ambulanza. Centro di rianimazione, così c’è scritto sul lampeggiante. In un istante tutto si rallenta e un unico serpentone di vetture – automobili, altri autobus e macchine di servizio – si raggruma sullo svincolo che accompagna agli arrivi facendo tappo a chi arriva e a chi vorrebbe andarsene via. “Vi dico io quando muoversi”. Così si sente nell’apnea di chi si guarda intorno e non capisce. I passeggeri, costretti a cercare un punto da dove guardare per saperne di più, si alzano sulle punte dei piedi e l’unica cosa che si vede è una cosa che si sente: pum! Come un colpo d’aria compressa, e però forte. Insomma, un bagaglio fatto esplodere. I passeggeri tornano coi piedi per terra e, arrivando o andando via, si prendono la straordinaria paura del disbrigo epocale. Giusto in un pum!
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