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Si può ricomporre la frattura della Brexit? I tentativi di BoJo e degli “esausti”

Gregorio Sorgi
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Londra. Molti sperano che l’addio all’Unione europea possa riportare un po’ di serenità nella politica britannica. L’auspicio è che brexiteer e remainer, le due tribù che si sono combattute negli ultimi tre anni, possano finalmente mettere da parte i rancori e riconciliarsi. La Brexit ha dominato il dibattito pubblico e privato dal 2016: un tema politico si è trasformato in una questione personale. Alcune famiglie si sono divise tra brexiteer e remainer e rapporti di amicizia decennali si sono sfaldati durante il lungo percorso di uscita. I britannici sono così esasperati dalla Brexit che gli hanno dato un nome in codice – “the B. word” – e la stampa euroscettica ha ribattezzato i remainer in “remoaner” (i lamentosi). Boris Johnson si augura di farla finita con queste categorie e di riportare un po’ di normalità. Il messaggio del premier è che la Brexit è avvenuta e ha perso ogni significato politico – è solamente una faccenda burocratica da sbrigare in fretta. Dopo il 31 gennaio verrà abolito il ministero della Brexit e gli importanti negoziati con l’Unione europea saranno delegati a David Frost, ex diplomatico e consigliere del premier.

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Londra. Molti sperano che l’addio all’Unione europea possa riportare un po’ di serenità nella politica britannica. L’auspicio è che brexiteer e remainer, le due tribù che si sono combattute negli ultimi tre anni, possano finalmente mettere da parte i rancori e riconciliarsi. La Brexit ha dominato il dibattito pubblico e privato dal 2016: un tema politico si è trasformato in una questione personale. Alcune famiglie si sono divise tra brexiteer e remainer e rapporti di amicizia decennali si sono sfaldati durante il lungo percorso di uscita. I britannici sono così esasperati dalla Brexit che gli hanno dato un nome in codice – “the B. word” – e la stampa euroscettica ha ribattezzato i remainer in “remoaner” (i lamentosi). Boris Johnson si augura di farla finita con queste categorie e di riportare un po’ di normalità. Il messaggio del premier è che la Brexit è avvenuta e ha perso ogni significato politico – è solamente una faccenda burocratica da sbrigare in fretta. Dopo il 31 gennaio verrà abolito il ministero della Brexit e gli importanti negoziati con l’Unione europea saranno delegati a David Frost, ex diplomatico e consigliere del premier.

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In realtà l’uscita dall’Ue stasera a mezzanotte – celebrata dai brexiteer come la riconquista di indipendenza e libertà – non comporterà alcun cambiamento reale e lascerà tutto come è fino al 31 dicembre 2020. I negoziati con l’Ue che il governo vuole tenere in secondo piano saranno invece fondamentali per capire quale sarà il futuro della Gran Bretagna. Johnson terrà un discorso alla nazione stanotte in cui si rivolgerà anche a coloro che detestano i Tory e rimpiangono l’uscita dall’Ue. “Gli euroscettici hanno il diritto di festeggiare però bisogna avere rispetto per i remainer”, spiega al Foglio Steve Baker, deputato conservatore e brexiteer di ferro. Baker è stato uno dei pochi conservatori ad avere votato tre volte contro l’accordo della May perché troppo remissivo ma oggi auspica una riconciliazione con l’altra metà del paese. “Le tre parole d’ordine devono essere generosità, magnanimità e bontà d’animo”, afferma il deputato. Baker stasera non andrà alla festa organizzata in piazza davanti al Parlamento da Nigel Farage e dall’ala più estremista della galassia euroscettica. Molti brexiteer conservatori sono attesi a un galà esclusivo organizzata da Jon Moynihan, uno dei finanziatori della campagna per il Leave, nella sua sfarzosa residenza londinese.

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Johnson invece festeggerà l’uscita dall’Ue in privato e lontano dai riflettori. Per capire la strategia mediatica del premier bisogna ascoltare il primo discorso in Parlamento il 20 dicembre dopo la vittoria elettorale. “Non possiamo discutere all’infinito di quello che è successo nel 2016”, ha detto il premier tra gli applausi dei suoi deputati: “Bisogna rispettare la decisione del popolo e andare avanti”. Johnson ha paragonato lo scontro tra leave e remain al conflitto tra Montecchi e Capuleti interpretando un sentimento di esasperazione che è presente in entrambi gli schieramenti. La maggioranza silenziosa del paese non vuole più sentire parlare della Brexit e assiste all’uscita formale dall’Ue tirando un sospiro di sollievo. La giornalista Sarah Vine, moglie del ministro Michael Gove, uno dei paladini del leave, ha scritto un articolo sul Daily Mail in cui racconta come la Brexit abbia cambiato in peggio la sua vita. L’esito del referendum del 2016 ha comportato una serie di abusi contro la sua famiglia – uova lanciate contro la finestra di casa, minacce di morte, fango davanti al portone – e non vede l’ora di voltare pagina.

Il sollievo è naturale per coloro che hanno vinto la battaglia, ma non per chi l’ha persa. I remainer più oltranzisti faticano ad accettare la sconfitta e molti di loro hanno promesso di continuare a combattere. Un gruppo di associazioni europeiste ha organizzato un evento lo scorso sabato che ha attratto centinaia di militanti per ragionare sulle prospettive del remain. E’ troppo presto per lanciare una campagna per riunirsi all’Ue ma la speranza nascosta è che col passare del tempo la Brexit si riveli un fallimento e porti a un ripensamento collettivo. Questo si augura l’ex ministro blairano Andrew Adonis che prevede sul New European che “torneremo a fare parte dell’Ue prima di quando la gente pensi”.

Gregorio Sorgi

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