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Calvario finito, il cardinale Barbarin è stato assolto

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Roma. Il cardinale Philippe Barbarin è stato assolto dalla Corte d’appello di Lione dall’accusa di non aver denunciato gli abusi sessuali di padre Bernard Preynat, dimesso dallo stato clericale perché colpevole di violenze commesse tra il 1971 e il 1991. Lo scorso marzo, in primo grado, i giudici avevano emesso una sentenza di condanna a sei mesi (con pena sospesa) per Barbarin. Un calvario durato anni, quello affrontato dall’arcivescovo di Lione e primate delle Gallie, che nel frattempo si è anche autosospeso dal governo diocesano. Nel gennaio del 2019, prima della camera di consiglio, Barbarin si era alzato in aula e aveva contestato un’affermazione del suo principale accusatore, Alexandre Hezez, che gli imputava di aver voluto far calare il silenzio sui crimini di Preynat: “Non è vero! Gli ho detto di trovare altre vittime per le quali i fatti non sono prescritti, assicurando il mio sostegno. Non ho mai cercato di nascondere, tanto meno di coprire questi fatti orribili”. Tra l’altro, tutti i fatti contestati al cardinale erano ben anteriori al 2002, anno in cui fu nominato arcivescovo di Lione. Un linciaggio mediatico che trovò terreno fertile anche in non pochi settori del clero locale, che avevano invitato il Papa a pensionare anticipatamente il sessantanovenne arcivescovo. Barbarin aveva immediatamente presentato la rinuncia alla guida della diocesi di Lione al Pontefice, che lo ricevette in udienza a Roma. Francesco, però, non accettò le dimissioni, in nome della “presunzione di innocenza” fino a prova contraria. “Non ho mai provato a nascondermi, tanto meno a nascondere questi fatti orribili”, disse in udienza il cardinale contestando l’accusa di omertà. Una difesa convincente, al punto che il procuratore generale ne aveva chiesto l’assoluzione, in nome della necessità di separare “il caso individuale” che coinvolgeva Barbarin dalle “colpe morali e penali” in capo alla chiesa per i crimini di pedofilia commessi da suoi membri. “La Santa Sede – si legge in una dichiarazione del direttore della Sala stampa, Matteo Bruni – ha appreso la notizia della sentenza e della decisione di Sua Eminenza di rimettere nuovamente il suo mandato nelle mani di Papa Francesco”, che “continua a seguire da vicino lo svolgimento di queste dolorose vicende” e che “comunicherà la propria decisione a tempo debito”. (mat.mat)

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Roma. Il cardinale Philippe Barbarin è stato assolto dalla Corte d’appello di Lione dall’accusa di non aver denunciato gli abusi sessuali di padre Bernard Preynat, dimesso dallo stato clericale perché colpevole di violenze commesse tra il 1971 e il 1991. Lo scorso marzo, in primo grado, i giudici avevano emesso una sentenza di condanna a sei mesi (con pena sospesa) per Barbarin. Un calvario durato anni, quello affrontato dall’arcivescovo di Lione e primate delle Gallie, che nel frattempo si è anche autosospeso dal governo diocesano. Nel gennaio del 2019, prima della camera di consiglio, Barbarin si era alzato in aula e aveva contestato un’affermazione del suo principale accusatore, Alexandre Hezez, che gli imputava di aver voluto far calare il silenzio sui crimini di Preynat: “Non è vero! Gli ho detto di trovare altre vittime per le quali i fatti non sono prescritti, assicurando il mio sostegno. Non ho mai cercato di nascondere, tanto meno di coprire questi fatti orribili”. Tra l’altro, tutti i fatti contestati al cardinale erano ben anteriori al 2002, anno in cui fu nominato arcivescovo di Lione. Un linciaggio mediatico che trovò terreno fertile anche in non pochi settori del clero locale, che avevano invitato il Papa a pensionare anticipatamente il sessantanovenne arcivescovo. Barbarin aveva immediatamente presentato la rinuncia alla guida della diocesi di Lione al Pontefice, che lo ricevette in udienza a Roma. Francesco, però, non accettò le dimissioni, in nome della “presunzione di innocenza” fino a prova contraria. “Non ho mai provato a nascondermi, tanto meno a nascondere questi fatti orribili”, disse in udienza il cardinale contestando l’accusa di omertà. Una difesa convincente, al punto che il procuratore generale ne aveva chiesto l’assoluzione, in nome della necessità di separare “il caso individuale” che coinvolgeva Barbarin dalle “colpe morali e penali” in capo alla chiesa per i crimini di pedofilia commessi da suoi membri. “La Santa Sede – si legge in una dichiarazione del direttore della Sala stampa, Matteo Bruni – ha appreso la notizia della sentenza e della decisione di Sua Eminenza di rimettere nuovamente il suo mandato nelle mani di Papa Francesco”, che “continua a seguire da vicino lo svolgimento di queste dolorose vicende” e che “comunicherà la propria decisione a tempo debito”. (mat.mat)

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