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Un Foglio internazionale

Gli svitati dell'anti woke

Il commento del giornalista americano Singal: la reazione all’ideologia, che è impopolare anche a sinistra, porta i conservatori su brutte strade 

"Caro lettore, farò qualcosa che probabilmente ti darà fastidio: svilupperò un discorso su un certo tipo di persone senza fare nomi”. Così inizia il commento del giornalista americano Jess Singal sullo Spectator.

 

“Se facessi dei nomi, verrei accusato di avere ingiustamente danneggiato la reputazione degli individui in questione. Questo non è il punto, perché il fenomeno di cui parlerò è indubbiamente reale. 

Si tratta dell’anti wokeness e di come sta degenerando in una follia reazionaria. Che sia beninteso: come ho scritto in precedenza, credo che molte istituzioni liberal siano in preda a un panico morale. Che vogliate chiamarla wokeness o meno, mi sembra innegabile che una cultura illiberale abbia corroso questi spazi. Continuo a credere che la lettera su Harper che ho firmato nel 2020 racconti bene lo stato delle cose: ‘I direttori vengono licenziati per avere pubblicato articoli controversi; i libri vengono ritirati perché presuntamente non autentici; ai giornalisti viene proibito di scrivere su alcuni argomenti; i professori vengono indagati per avere citato alcuni libri in aula; un ricercatore viene licenziato per avere fatto uscire un testo validato dalla comunità accademica; e i vertici di molte organizzazioni vengono esautorati a causa di quelli che molto spesso sono solo degli errori goffi’.

 

Qualcuno a sinistra nega questa realtà, sbagliando. E’ indubbiamente vera e dannosa per le istituzioni liberali. Denunciare questa situazione è un conto, rendere questa battaglia una parte centrale della tua identità è un altro. E ci sono alcune persone che sono diventate pienamente anti woke, con conseguenze negative sul loro modo di pensare.

 

Ciò che succede di solito è questo: qualche accademico, pensatore o tipo creativo sta felicemente progredendo nella sua carriera, vivendo e lavorando in uno spazio progressista. Può darsi che sia un professore, o forse un autore televisivo. Poi, commette un certo torto – o almeno questa è la percezione – e all’improvviso viene censurato. A volte la reazione è terribilmente sproporzionata rispetto al torto. La persona in questione si sente isolata, perché l’odio proviene da quelli che considera i membri della sua tribù, a volte gli amici o i colleghi stretti. Queste campagne – lo so dall’esperienza diretta e indiretta – tentano di tagliare fuori le vittime dalle loro reti sociali e professionali; chiunque li sta ‘difendendo’ (mettendo in dubbio le accuse o le punizioni) rischia di essere isolato a sua volta. Quindi molte persone criticano o ignorano i propri amici, anziché proteggerli.

 

La persona al centro di tutto questo, il cui status è stato danneggiato, oltre a essere rimasto senza amici o quasi, sviluppa comprensibilmente un grande risentimento contro alcuni atteggiamenti del centro sinistra contemporaneo.

 

Allo stesso tempo, viene sommerso dalla solidarietà dei conservatori o dei liberal anti woke. La spinta deve essere irresistibile: se in questo momento buio un gruppo ti disprezza e prova a distruggerti, e un altro ti difende, con quale dei due vorrai interagire?

 

Tuttavia, questo può portare molta gente su una brutta strada. Non è una buona idea rendere ‘l’anti qualcosa’ il centro della tua identità. Tra gli anti woke più viscerali ho notato una certa fissazione ossessiva che porta il resto del mondo a passare in secondo piano. Per esempio, i professori radicali di sinistra danno fastidio. A volte fanno anche delle cose orrende, come guidare campagne per licenziare colleghi o etichettare tutto – tutto – come ‘fascista’. Ma questo non è, tuttavia, nemmeno tra i cento problemi più gravi affrontati dall’America. Tuttavia, seguendo gli anti woke più invasati, penseresti che i professori hanno più potere di qualunque altro gruppo in America. Poi ci sono quelli che da una parte si lamentano della natura illiberale dell’ideologia ‘woke’ e dall’altra esprimono il loro sostegno per… Donald Trump. Questa è una posizione folle! Se il liberalismo è una parte importante della tua identità, dovrebbe essere impossibile sostenere Donald Trump. Punto. Questo non significa che tu debba accettare il Partito democratico – che è spesso disprezzabile – con anima e corpo. Però vi prego: un po’ di buon senso.

 

Sarei negligente se non notassi che molti tipi anti woke sviluppano un sospetto esagerato verso l’autorità che li conduce in luoghi strani, verso lo scetticismo per i vaccini anti Covid o il sostegno per la medicina ‘alternativa’ (leggi: sciocca). E’ importante riconoscere che questo panico morale non è nemmeno così popolare tra il Partito democratico. La tenda democratica è molto più inclusiva di quella repubblicana: si tratta di una coalizione più variegata, che spazia dalle donne di periferia con una tendenza securitaria che non sono contrarie a scegliere repubblicani moderati, ai socialisti che si turano il naso per votare Biden ai tipi di centro sinistra alla Hillary Clinton.

 

Se disprezzi il woke, non devi prendertela con il democratico medio. Quest’ideologia è profondamente impopolare e molto divisiva anche a sinistra, dove un gran numero di pensatori, dai neoliberali ai marxisti, l’ha criticata in modo intelligente. Capisco il motivo per cui molti di voi non sono convinti. Questo pensiero illiberale è molto influente nel mondo dei media, dell’accademia e del no profit. Ma anche qui, ci sono spesso delle maggioranze silenziose che restano a bocca aperta davanti a questa situazione sempre più strana – lo so perché ricevo mail a riguardo. Quindi se sei scettico verso il panico morale che irrita gran parte della sinistra, sono dalla tua parte. Ma non credo che tu debba rendere questa battaglia un aspetto centrale della tua identità, o perdere fiducia nel liberalismo americano. Le persone che hanno reso gli spazi progressisti tossici sono spesso degli svitati che passano troppo tempo online. Non diventare uno di loro”.

 

(Traduzione di Gregorio Sorgi) 

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